Intervistiamo

Auteri: il ritorno a Catanzaro e il sogno serie A

Scritto da Davide Greco

Intervista esclusiva di UsCatanzaro.net al tecnico del Catanzaro. Tutto quello che avreste voluto chiedere allo special one di Floridia

Il Catanzaro si allena e prende forma nella quiete di Gubbio. Al timone c’è mister Auteri, tornato sulla panchina giallorossa per riprendere quel filo interrotto nella sciagurata finale playoff contro la Cisco Roma.

In questo pezzo vi proponiamo una lunga intervista rilasciata ai nostri microfoni al termine della seduta pomeridiana di ieri. Una chiacchierata su un orizzonte molto ampio di domande, alle quali il mister ha risposto con la solita cortesia e passione viscerale per questo sport.

Auteri è uomo di calcio, uno che ama questo sport. Lo si capisce dai modi e dalla pacatezza dei toni. Il rispetto, la dignità e la professionalità sono parole che ricorrono spesso e sulle quali insiste perché sono una caratteristica del suo modo di vivere.

Un allenatore è anche un insegnante, un educatore, un uomo che si rivolge ad altri uomini con i quali condivide l’amore per il calcio. Non è un segreto che fra le qualità di un giocatore ci debbano essere forti valori etici e morali, come non è un segreto che molti suoi fedelissimi lo hanno seguito a occhi chiusi nella sua lunga e vincente carriera professionale. Il sogno di mister Auteri è quello di tutti gli allenatori, ma lui rimarca con risolutezza il desiderio di realizzare i sogni con le proprie forze, e non grazie al lavoro di qualcun altro.

A distanza di 9 anni dalla finale play-off contro la Cisco Roma, quali sono oggi le sue impressioni sul ritorno a Catanzaro? Ha trovato una società e un ambiente maturi per ambire a traguardi importanti?

Sicuramente la società sì perché è strutturata bene, fatta da persone serie che hanno progetti importanti e che hanno bisogno di fare esperienza dopo la passata stagione. L’ambiente mi auguro di sì, perché quando poi si gioca per vincere esistono gli avversari, esiste la competizione, esiste il campionato da affrontare. Per cui la maturità di un ambiente di vede nel tempo. La società è una pietra miliare. Ci sono le condizioni ideali per lavorare, le strutture sono di alto livello e noi sappiamo quali sono le potenzialità della piazza.

Nell’ipotesi che il Catania venga ripescato in B, il Catanzaro avrebbe gli occhi puntati addosso e sarebbe il candidato principale per la vittoria del campionato. Questa ipotesi sta condizionando il mercato e vi spinge ad essere più attendisti? Siete pronti a questa evenienza?

A questa domanda faccio fatica a rispondere perché anche se ci fosse la Juve partiremmo con la voglia e la motivazione di batterla. Non è questo che ci condiziona, la presenza o meno del Catania. Non sono d’accordo con queste disamine con le quali a bocce ferme si attribuiscono scalette di valori basate sul nulla. Ciò che conta è ciò che le squadre esprimono sul campo, il resto non importa. Nel nostro DNA abbiamo voglia di confrontarci con tutti, portando il massimo rispetto, ma senza pensare di essere vittime predestinate di nessuno.

Come sono i suoi rapporti con Logiudice? Vi confrontate con una certa frequenza trovando sempre un’intesa oppure ci sono divergenze di vedute?

C’è piena sintonia. Sia lui che io abbiamo lavorato con altre persone. Credo che il rispetto sia una parte importante. C’è un’unità di intenti, perché quando si sceglie un allenatore si conoscono le caratteristiche e ci si muove di conseguenza. Poi io non sono uno che ama fare il dittatore, accetto sempre il confronto e il dialogo perché credo sia fonte e motivo di crescita. Quindi assoluta sintonia.

Nel corso degli ultimi anni, molti calciatori l’hanno seguita (Bruno, Corapi, De Franco, Negro, Mattera, Mazzeo ed altri). Oggi ritrova Golubovic, Figliomeni, Baldan e Infantino. Le farebbe piacere avere nuovamente in rosa qualche sua vecchia conoscenza oppure attualmente è orientato su altri profili?

Sono molto aperto al riguardo. A volte capita di prendere giocatori che ho allenato perché le situazioni di mercato lo consentono, magari la situazione dei luoghi o il momento lo consente. In generale sono molto legato ai giocatori che ho allenato, soprattutto a quelli che hanno comportamenti da uomini, oltre a essere bravi calciatori hanno motivazioni e fanno della professionalità la parte dominante del proprio lavoro. Poi uno può essere più o meno bravo, però essere uomini è davvero un atteggiamento positivo. In alcune circostanze qualche giocatore non è riuscito a comprendermi e il primo a esserne rimasto deluso sono stato io.

Al Catanzaro sono stati accostati tantissimi nomi. C’è qualcuno che gradirebbe in modo particolare oppure ha chiesto genericamente alla società uno sforzo economico per assicurarsi calciatori di spessore?

Ho fatto un accordo con la società su base biennale perché l’obiettivo è quello di vincere nel tempo massimo di 2 anni. Perché ho fatto questo? Perchè non c’è una grande base di lavoro. Il progetto va costruito. Giocatori funzionali che appartengono alla rosa dell’anno scorso sono sei o sette, li dobbiamo integrare. In cuor mio vorrei vincere sempre, Chi raccoglie meriti sul campo alla fine fa più punti degli altri. Se non raccogli meriti sul campo difficilmente fai punti. Noi abbiamo questa voglia di seminare e raccogliere sul campo.

In conferenza stampa, riferendosi al 3-4-3, il presidente Noto ha parlato di un modulo costoso per via del fatto che non è semplice trovare giocatori adatti. Ovviamente non le chiedo di smentire il presidente, però vorrei che spiegasse meglio quali sono le caratteristiche che rendono i suoi calciatori economicamente più costosi.

Non credo sia una cosa vera. Dal punto di vista teorico forse sì. Io non ho mai pensato che vincere dipendesse solo dal fatto che giochi con 3 attaccanti, con il 3-5-2, 4-2-3-1. Quelli sono solo numeri. Non è quello il motivo per cui si vince. La mentalità e le linee guida per noi allenatori sono sempre quelle: la squadra che vorrà prendere il controllo della partita, avere la supremazia del gioco e avere l’obiettivo di essere superiore all’avversario. Però è anche normale che, chi parla di calcio, in questo caso il presidente, lo faccia utilizzando quei termini e quei numeri che sono lontani da chi invece allena quotidianamente. È un approccio diverso, ma è anche normale che sia cosi.

Anche se la squadra ad oggi è incompleta, quali sono le sue impressioni sul gruppo che sta nascendo? Il potenziale di crescita dei più giovani è bene che sia supportato dall’arrivo di calciatori esperti oppure l’esperienza si assimila indipendentemente dai compagni di squadra?

È dovere e compito dell’allenatore riempire il bagaglio personale di ciascun calciatore. I giovani hanno soltanto la valigia, quindi le attitudini, le potenzialità. Poi però vanno educati, vanno formati quindi questo bagaglio individuale bisogna quotidianamente riempirlo per dargli i mezzi per crescere. Non è un problema di età o che quelli più esperti possano trascinare i giovani nella crescita, potrebbe essere anche il contrario. Anche i giocatori più grandi hanno sempre necessità di migliorarsi, di crescere.

Senza fare nomi, ci sono giocatori che non rientrano nel suo progetto tecnico? E quali sono i difetti che la spingono a bocciare un calciatore?

Parlare di bocciatura è un termine esagerato. Io ho sempre grande rispetto dell’uomo, soprattutto quando ci sono i giusti riferimenti. Ragazzi indolenti, non professionisti o che non hanno la testa sulle spalle non ce n’è nemmeno uno. Per cui potrebbe anche esserci qualcuno che non rientra per caratteristiche nel progetto tecnico, ma sono due cose completamente diverse. Da parte mia avranno sempre grande disponibilità.

Quali sono le caratteristiche principali che cerca nei calciatori? Capacità di saper giocare in più ruoli, movimento fraseggio corsa e resistenza fisica, essere principalmente uomo spogliatoio?

Uomo spogliatoio non è quello che parla dentro ma quello che da l’esempio in campo. Le caratteristiche sono quelle funzionali, io sono anche un allenatore aziendalista. Difficilmente mi lamento, difficilmente penso o trasferisco questo pensiero alle società e cioè: chiamiamo il meglio del meglio cosi vinciamo. Non è cosi. Una cosa è certa, il Catanzaro in campo, indipendentemente dal potenziale o dal valore del gruppo che si sta formando e che andremo a completare, sarà una squadra tosta! Il Catanzaro sarà una squadra che vorrà confrontarsi con tutti per battere tutti e lo dico senza presunzione, ma è questa la molla che ci unisce. Poi se saremo bravi a farlo non lo so, ma di certo saremo una squadra difficile da affrontare.

Trapattoni, Sacchi, Capello, Ancelotti, Allegri, Sarri. Il calcio negli ultimi 30 anni è cambiato molto. C’è qualcuno a cui si ispira?

Penso che un allenatore debba avere conoscenza. Il calcio cambia, non lo so dire se in bene o in meglio. Ho sempre pensato che l’allenatore debba essere in grado di conoscere ogni aspetto e quindi avere un bagaglio personale importante perché soltanto cosi potrà non seguire le mode. Se uno ha conoscenza riesce a ottenere il massimo mettendo a propgio agio i calciatore ed esaltandone le caratteristiche migliori. Limitando i difetti, che sono presenti in ognuno di noi. Se parliamo di un modello di calcio, a me piace quel modello che prende il sopravvento sugli avversari, quindi non attendista. Sacchi è stato un grande precursore, ma ha manifestato anche dei limiti nella conoscenza del campo. I meriti di Sacchi nell’essere innovativo sono stati anche i difetti perché non transigeva dal suo modulo e questo è estremamente limitante. Non è il modulo che fa vincere, ma un’idea di gioco che messa insieme a tante altre cose ti porta a vincere. Personalmente amo le squadre che praticano un calcio dinamico piacevole corale e propositivo. Negli ultimi anni in Italia la squadra che ha meglio rispecchiato questo modo di essere è stato il Napoli di Sarri. Lo stesso Sarri non è quello di 15 anni fa, ha totalmente cambiato il proprio modello di insegnamento e questo è un suo grande merito. Perché credo che ognuno di noi debba sempre aprire gli occhi e vedere quello ha di fronte senza cullarsi sulle vittorie.

Ha visto i mondiali di calcio? C’è una squadra o un giocatore che l’ha impressionata? Quale consiglio darebbe al giovanissimo Mbappè? E della nazionale italiana che giudizio da?

Mbappè è un giocatore che fa della forza fisica, della velocità e dell’espressione di forza in campo una caratteristica dominante. Ha valori pazzeschi. Io gli consiglierei equilibro e una vita sana senza dimenticare che quello che fa oggi lo deve alla sua superiorità fisica. Io non credo che l’Italia abbia un gruppo di calciatori scadenti. Abbiamo sempre avuto una base buona in confronto alle altre nazionali. A prescindere dalle stagioni e dalle annate, l’Italia è sempre da 7 nell’espressione delle qualità tecniche e fisiche, però poi siamo da 5 perché pensiamo di ottenere i risultati speculando.

Per un allenatore vincente, la soddisfazione principale è la consapevolezza di aver fatto un buon lavoro o la gratificazione che deriva dai risultati sul campo?

Io metto subito da parte le positività. Mi è capitato di vincere diverse volte e un minuto dopo di mettere da parte la vittoria pensando alla sfida successiva. È come se non riuscissi a godere del momento, sono fatto cosi. Però la cosa che più mi piace è rendere felici i tifosi, la società, gli addetti ai lavori e i media. Passata la partita vado avanti. Mi piace pensare di aver contribuito a formare giocatori che ho allenato e che dopo hanno svoltato in positivo la propria carriera.

Auteri e la serie B, un rapporto complicato. Dopo le esperienze non positive con Nocerina e Latina ha rinunciato a disputare la cadetteria con il Benevento. Crede che il suo destino sia quello di diventare una legenda in terza serie oppure sta semplicemente aspettando la società adatta per affermarsi in serie B ?

La categoria l’ho sempre conquistata sul campo. A Nocera ho commesso degli errori, ho delegato in tutto e per tutto un gruppo che aveva una grande espressione di gioco e poi la società non è riuscita a rinforzare quel gruppo. Avevamo dei valori inferiori alla media e non abbiamo fatto bene pur mantenendo una grandissima espressione di gioco. Latina è stato proprio un episodo a parte, da subito c’è stato un cattivo rapporto con i tifosi, alcuni stupidi e poi si vede che fine hanno fatto. Ci vuole cultura calcistica, sono stato attaccato perché ero reduce da un’annata un po’ cosi con la Nocerina. Io poi non ho tanta pazienza. Con Benevento un’altra serie B conquistata sul campo, poi un problema societario e adesso tante cose non si possono dire, ma la mia coscienza è sempre a posto. L’avrei voluta fare la serie B come dico e sai che cosa penso? Penso che un giorno, non so quando, ma io un giorno mi siederò su una panchina di serie A. Non perché mi ci ha portato qualcuno, ma perché me la sono guadagnata sul campo.

Lei già conosce l’entusiasmo travolgente della nostra tifoseria. A breve la squadra si tufferà nella realtà giallorossa. Teme che l’impatto con l’ambiente possa rompere alcuni equilibri che si sono creati nella tranquillità del ritiro umbro? Vuole rivolgere un appello alla tifoseria?

I tifosi devono venire, porte aperte agli allenamenti. Noi lavoreremo per rendere felici loro. Vedranno come lavoriamo, i sacrifici cui ci sottoponiamo, la nostra voglia di soffrire e la determinazione a raggiungere gli obiettivi. Parlo di tutto il contesto: io, i miei collaboratori, i giocatori, di tutti.

Catanzaro è una piazza complicata che mal digerisce i tempi lunghi. Crede che i tifosi possano essere determinanti (in positivo e in negativo) per la crescita dei calciatori più giovani?

Chiaramente dove c’è un po’ più di pressione bisogna avere maggiore personalità. Comunque è compito dell’allenatore dare le line guida e dare le armi a chi non ha una grandissima personalità per essere efficaci. Il tempo ci vuole. Il campionato deve ancora cominciare quindi la frenesia non serve. Dopo 20 partite ce ne saranno altre 18. Io mi baso soltanto su quello che dice il campo. Se noi raccoglieremo meriti in campo, qualche volta potrà andare male, ma complessivamente andrà bene.

Come ha capito c’è molta curiosità riguardo il suo ritorno a Catanzaro e le prime partite al Ceravolo faranno registrare numeri importanti. Quali sensazioni avverte nel ritornare in quello stadio con tutti i riflettori puntati addosso?

Sono aspetti a cui non penso perché credo siano marginali rispetto al mio lavoro. La gente può vedere anche una squadra vincere male ed è contenta, poi la rivede vincere male e continua ad essere contenta, ma non sarà mai contenta al 100%. Il tifoso è contento quando vede una squadra vincere bene. Vincere bene significa raccogliere meriti sul campo. Le partite sono tutte sofferte, tutte equilibrate, tutte difficili, si chiudono 1-0, 2-1 perché facciamo tutti lo stesso campionato. Io non sento un peso addosso, sento invece la responsabilità di insegnare calcio, di creare un progetto e speriamo che questo progetto possa partire subito e raccogliere immediatamente i frutti già dal termine della prima stagione. Il mio modo di pensare è questo. Se avessi lavorato l’anno scorso a Catanzaro, non avrei detto progetto biennale, ma al contrario e con cognizione: Catanzaro gioca per vincere subito! L’avrei detto con più certezze perché dopo un anno conosci i giocatori, sai dove intervenire.

A Nocera, Benevento e Matera è stato indicato come maestro di calcio e di vita. I tifosi del Benevento le dedicarono proprio uno striscione in tal senso. È gratificante ricevere questo tipo di riconoscimento?

Quando si è in grado di trasferire ai giocatori non solo contenuti specifici per la professione che fanno, ma anche valori etici e morali è una cosa gratificante, come no! Con la maggior parte dei giocatori che ho allenato, anche quelli con cui ci sono stati scontri, ho sempre avuto un rapporto fatto di correttezza, di rispetto e di valori morali ed etici che sono fondamentali. Magari ce ne fossero un po’ di più nell’ambito lavorativo. Avremmo tutti meno problemi se coltivassimo più valori.

 

Calcisticamente parlando mister Auteri è affascinante. Ha la sicurezza di chi usa toni pacati, di chi racconta le proprie ambizioni e insiste nella cultura del rispetto reciproco. Ama raccontare del suo essere educatore, di come cerchi di trasmettere quei valori etici e morali per lui indispensabili. Parla di calcio dal punto di vista di chi vive il terreno di gioco e lo conosce a fondo.

Non si può affermare di conoscere una persona leggendone solo il curriculum. Dopo aver ascoltato il mister appaiono più chiare tante sue scelte professionali come l’aver preferito scendere di categoria o l’aver rinunciato a disputare la serie B per incomprensioni con la società. Magari altri suoi colleghi avrebbero cercato di sfruttare l’occasione, Auteri invece ha sempre preferito continuare ad essere libero dalle catene del compromesso, rimboccandosi le maniche e avviando un nuovo percorso.

Il mister è pienamente consapevole dei propri mezzi, sicuro che un giorno potrà raccogliere i frutti del proprio lavoro. La sua lucida follia si chiama serie A ed è convinto che un giorno potrà sedere su una panchina nella massima serie. Le ambizioni sono il sale della vita e nel calcio nulla è precluso a chi ha il coraggio delle proprie idee. Auteri è uno degli allenatori più stimati di tutta la Lega Pro, ha una visione dello sport distante anni luce da quei modelli improvvisati e bizzarri che abbiamo conosciuto in passato.

Dopo aver ascoltato Noto, Logiudice e infine Auteri, la sensazione è che il Catanzaro stia per iniziare una nuova stagione con un potenziale enorme.

Autore

Davide Greco

32 Commenti

  • Forza Mister, siamo pronti a realizzare con lei quel sogno inseguito da tanto tempo. Le Aquile devono volare libere, e noi siamo stanchi di essere chiusi in gabbia. Forza Catanzaroooo

  • SIG. Auteri io spero nel profondo del mio cuore che il battesimo in serie A sia sulla panchina dove siede attualmente ho 60 anni e amo il catanzaro da quando mio fratello su mia richiesta mi portò a vedere i giallorossi nel 1971 a Torino con il toro di pulici avevo 11 anni e il mio desiderio è di rivederlo di nuovo in A da protagonista finché sono ancora in tempo. Grazie se questo si avvererà, un innamorato delle aquile.

  • Sembrava fatta per l’arrivo in giallorosso dell’attaccante di proprietà del Lecce Abdou Doumbia (28) ma poi l’operazione si è improvvisamente bloccata. Secondo indiscrezioni raccolte da TuttomercatoWeb, il calciatore vorrebbe giocarsi la carte in serie B, dopo aver contribuito (9 gol) alla risalita in cadetteria del Livorno. Al Catanzaro servono elementi motivati, per preciso volere del tecnico Auteri. Pertanto il direttore sportivo Logiudice, che fin qui ha firmato colpi importanti, s’è messo sulle tracce dell’attaccante del Lecce Salvatore Caturano (28). Il calciatore napoletano, che conosce Auteri ai tempi della Nocerina, vorrebbe anch’egli giocarsi una chance in B con i salentini. Seguiranno sviluppi.

      • Si hai ragione, però è il quarto giocatore importante che non vuole venire, mi dici quando mai si potrà fare una squadra da serie B?
        Da noi vogliono venire solo gli scarti acciaccati a fine carriera. Pensi che Marconi o Caturano verrà al Catanzaro? Sognatillu !!!

  • Finalmente un allenatore che non chiude i cancelli in faccia ai tifosi, come hanno fatto finora tutti quei pseudo tatticisti alchimisti del pallone che si sono seduti su questa gloriosa panchina.

  • Ma si non fa niente se Doumbia non viene, tanto alla prima giornata gli sarebbero saltati i legamenti crociati del ginocchio ant. post. e laterali e a pija nto c…..

  • Finora nn abbiamo preso giocatori di scarto o a fine carriera , ma è vero ci mancano dei giocatori ,sono sicuro la società stia facendo il possibile x allestire la migliore squadra possibile. Cmq forza Catanzaro speriamo bene

  • Purtroppo continua la difficoltà a far accettare la piazza a costi umani.
    Siamo considerati una piazza secondaria.
    Ma noi siamo il CATANZARO!!!!

  • Vorrei che qualcuno mi spiegasse perché dobbiamo vendere i nostri giovani migliori per farli crescere e maturare ad altre squadre, vedi Calio’al Pescara, e perdere tempo ed energie dietro a degli escrementi, vedi dumbia, al quale auguro tutto il male possibile. E se mai dovesse capitare da noi prenderlo a sacrosante bastonate, le merita tutte!

    • Lo riportava ieri Sky nn so se è vero . È un attaccante d area… Le ultime tre stagioni ad Alessandria ,l ultima nn male . Certo nn un colpo da scaldare il cuore , ma nn è un cesso . Concludo dicendo due parole su quella merda umana di doumbia , anzi no nn dico nulla ho letto un articolo su catanzarosport se nn erro ke racchiude tt il mio pensiero . Buona giornata a tutti

  • Lungi da me giudicar i commenti altrui (tifosi come me delle Aquile ) ma penso che alcuni passaggi dell’intervista al Mister siano stati poco “immagazzinati” da alcuni commentatori. Le parole di Auteri oltre ad incidere nelle disquisizioni tecniche devono far riflettere ognuno di noi tifosi per “crescere” tutti insieme : i valori morali ed etici che il mister cerca di infondere ai calciatori devono essere fatti nostri, per dimostrare ancora una volta che siamo un “popolo sportivo” che ha atteso troppo tempo in questa categoria, che meritiamo altro e che siamo pronti per il “grande salto “. La società è ottima, i quadri tecnici anche, l’ambiente pure ed un grande Mister, il nostro Timoniere. Per sempre forza Aquile. CUORE GIALLOROSSO.

  • Sapete che vi dico…che spero vivamente che il Catania non venga rispescato, che noi vinceremo lo stesso il campionato anche se ci sarà il Catania. Il Catania farà nuovamente i playoff ma non li vincerà com’è successo quest’anno, e Lo Monaco rosicherà come si merita, alla faccia della sua convinzione, presunzione e arroganza…!!!!….aaaaahhh…!!!!…e mi sfogavi!!!…

  • Lasciamo che Auteri e Logiudice, per quanto possibile, possono fare le scelte giuste per la nostra squadra. In seguito speriamo di poter elogiare il gioco del nostro amato Catanzaro.

Scrivi un commento