ECCO IL CAPOLUOGO CHE VOGLIAMO – II puntata – di Salvatore Scalzo (pres. Ulixes)

Il conservatorio: un passaggio ineludibile

di Salvatore Scalzo (presidente nazionale Ulixes)

La questione del conservatorio a Catanzaro non è un urlo demagogico. Questo è il punto primo che vale in città tanto per la maggioranza quanto per l’opposizione. Vale a dire che responsabilizza e obbliga a informative ed azioni operative costanti e visibili gli amministratori comunali e al contempo vieta all’opposizione strumentali e vuote accuse di demagogie, ma semmai un controllo e un richiamo ad un percorso operativo da condividere nei fini e e negli sviluppi. Il conservatorio cittadino infatti non è la cattedrale nel deserto ma il completamento di un arco che significa riapertura di una vera stagione artistico musicale nel capoluogo (bisogno sempre più forte e stringente). Che, e si badi bene, passa attraverso di esso.  Proprio nel momento in cui abbiamo la percezione che la rinascita della città passa attraverso la valorizzazione dei suoi momenti culturali. In queste ultime settimane dai un’occhiata al giornale di turno, ad un sito qualsiasi sulla nostra città e capisci che i fari e, diciamo, la pubblica rilevanza viene rivestita dalla notizia della presenza di Roberto Benigni, dai dissidi interni all’alleanza artistica Reggio/Catanzaro/Cosenza, dei progetti e delle scommesse della nuova giunta sull’arte in città. Mai come ora, insomma, è forte la convinzione che questa cornice splendida, eretta sulle rovine del vecchio mercato, è il potenziale grande veicolo di reinserimento della città in un circuito comunicativo nazionale ed internazionale. Ed occorre ora che non si disperdano le attenzioni e le energie, anzitutto politiche, prima di quello che rappresenta il passo estremo ma al contempo necessario; riacquistati gli spazi, il potenziale interessato pubblico e una dimensione artistica stimolata dalla triplice (il consorzio tra i tre teatri regionali principali) c’è la quarta colonna che tiene in piedi il soffitto:il conservatorio, un centro studi, che raccolga questi stimoli, li faccia propri, conservi e produca valore. Altrimenti il soffitto viene giù perchè l’incameramento del valore più profondo dell’arte da parte del tessuto cittadino si può attuare solo nella continuità della vita del teatro, che significa rapporto continuo tra teatro e un centro di studi. Altrimenti lo stesso teatro e con esso la città vivrebbe di isolati e singoli episodi, di artisti che verrebbero a portare testimonianze passeggere ma non valori duraturi alla comunità,  di una linfa estranea al concreto tessuto cittadino. E sarebbe la morte e per di più una amara illusione. Perché un teatro vive nella città se offre la possibilità ai suoi cittadini la possibilità di avvertirlo come un privilegiato momento di interazione e di arricchimento. Il conservatorio, nelle più fiorenti realtà musicali, disegna e offre continuità ai programmi delle stagioni teatrali, crea e forma professionalità a 360 gradi, porta la musica sul cemento delle strade cittadine ed offre ai giovani momenti preziosi di vita e creatività .Tutti questi valori che alzano la qualità della vita di un tessuto sociale intero, tanto per riferirsi alle ultime scuole di pensiero dell’economia americana. Diverse esperienze in città, prima fra tutte quella biblioteca comunale “Filippo De Nobili”, capace di penetrare nelle scuole ed offrire agli studenti momenti di musica studiata e condivisa in armonia, hanno dimostrato che esiste una comunità che è pronta a recepire e cogliere la crescita complessiva e generale derivata da questa attività. Che c’è la percezione che la musica non è valore settoriale, ma valore della e per la comunità. Il sindaco Olivo e gli va dato grande atto, fa bene ad insistere sulla questione e a bussare con forza alle porte di Roma. Ha capito che il futuro di questa città in questo momento si snoda su tre poli: arricchimento culturale e sgombero del centro cittadino, università, investimento sul quartiere marinaro e ristrutturazione delle periferie. Queste le strade. Il conservatorio è passo importante, non solo come uno dei momenti di questo tris di fattori ma perché informerebbe della sua forza valoriale e propulsiva la restante azione di governo. In fondo “ogni arte aspira alla condizione della musica” (Walter Pater).

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Redazione

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