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La nostra finale di Champions League per uscire dall’inferno

L’editoriale di Francesco Ceniti

Due partite che valgono molto più di una stagione. 180 minuti che potrebbero finalmente riportare un po’ di luce nel tunnel che imprigiona da troppo tempo il Catanzaro. E’ inutile nasconderci: la sfida con l’Acireale è per i giallorossi più importante di una finale di Champions League. Non stiamo esagerando. Giocare nei piani alti del calcio italiano ti dà la possibilità d’entrare in un circuito fatto di soldi, sponsorizzazioni, attenzioni mediatiche e tutto il resto. Insomma, un bel vivere nonostante le continue proteste dei presidenti. Che poi, però, sono gli stessi che giudicano una retrocessione devastante per le casse societarie e dunque farebbero carte false pur di restare a galla (tanto è vero che qualcuno di loro ha avuto il coraggio di chiedere il blocco delle retrocessioni. Guarda caso sono proprio quelli usciti dal campo sconfitti).
La storia del Catanzaro, al contrario, è segnata (forse unico caso in Italia) da una vittoria sportiva (spareggio contro il Nola) capovolta a tavolino da una sentenza a dir poco discutibile. Arrivata in grave ritardo (in confronto il processo Sme fila come un Eurostar) e con la singolare richiesta di retrodatare la punizione (quando anni prima la Lazio fu graziata con una penalizzazione da scontare nel campionato successivo). Dunque, l’inferno della C2 c’è toccato per “volontà divina” – a proposito: siamo sicuri che Dante avrebbe inserito di diritto il tifoso giallorosso in qualche suo Girone raccontando una storia strappalacrime, molto di più di Paolo e Francesca -, mentre qualche altro club “glorioso” non riesce proprio ad andarci (ogni riferimento all’Alzano, da tre anni puntualmente retrocesso dalla C1 e con altrettanta puntualità ripescato, è fortemente voluto).
Ma si sa: la vita è bella perché concede delle chance a tutti. E anche il Catanzaro può giocarsi le sue carte. I giocatori, però, devono essere ben consci che quest’opportunità può davvero cambiare il corso della storia giallorossa (e per questo diventa più importante di uno scudetto). Piombare in C1 significa in primis ritornare in un giro più quotato, dove i giocatori non rifiutano il trasferimento e una società seria può programmare con serenità la scalata verso l’Olimpo. Non solo, siamo alla vigilia di un’importante riforma (scatterà nel 2005) che allargherà la serie B. Il Catanzaro ha i meriti sportivi (quelli veri, conquistati a suon di vittorie) per entrare dalla porta principale della cadetteria. Buttare alle ortiche quest’occasione sarebbe una mazzata tremenda.
Certo, l’Acireale non farà passerella. Così come non la fece il Sora (ma guarda il destino: è appena retrocesso). Ma proprio il 2001 deve insegnare molte cose alla squadra (Logiudice e gli altri “reduci” lo sanno benissimo). Sarebbe un errore madornale giocare fidandosi del vantaggio acquisito per via del quarto posto. Abbiamo visto come sono finite le semifinali. Pertanto occorrerà affrontare la trasferta siciliana in modo equilibrato: evitando cioè di attaccare scriteriatamente come ha fatto il Brindisi, ma anche lasciando a casa le barricate. Il reparto difensivo ci sembra il più in palla (con Ciardiello monumentale) anche per via dell’ottimo lavoro svolto dai centrocampisti centrali Ascoli e Alfieri (alla fine, come era logico, si è dimostrato indispensabile). Insomma, Dellisanti (davvero bravo nel leggere la gara di Nocera) dovrà ancora una volta dosare le energie per arrivare all’appuntamento del Ceravolo al massimo delle forze. Se l’Acireale sarà costretto in Calabria a scoprirsi, toccherà ai nostri Toledo, Ferrigno, Moscelli e Falco sfruttare i varchi giusti.
Per questo motivo è fondamentale non prendere ammonizioni stupide. Nel 2001 giocammo la finale senza Gentili. Anche in questa stagione (“grazie” alla telenovela del cambio societario) la squadra non ha una rosa infinita. E allora un cartellino giallo potrebbe mettere in serie difficoltà il tecnico catanzarese. In ogni caso chiunque scenderà in campo deve sapere che il suo nome potrebbe essere ricordato per sempre. Perché questa promozione pesa come quella conquistata a Reggio Emilia e firmata Gianni Improta. Prendiamolo come un auspicio positivo.

p. s. Pubblicamente chiediamo all’assessore Sgromo di fare l’ennesimo sforzo e aumentare la capienza del Ceravolo, per la gara di ritorno, ad almeno 20.000 posti. Mai come questa volta il gioco vale la candela.

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Redazione

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