CATANZARO – La città è perduta?

Riceviamo e pubblichiamo

Una città non è fatta soltanto di strade, monumenti, lampioni, piazze. E nemmeno solo di negozi. Una città è anche la sua storia, la sua identità, la sua gente. Solo il senso di appartenenza a una comunità rende possibile che uomini e donne con idee e bisogni anche profondamente diversi si riconoscano comunque come parte di un medesimo destino e possano desiderare di condividere un progetto collettivo.
L’identità di Catanzaro versa da tempo in uno stato critico abbastanza preoccupante e le ultime tristi vicende rischiano di assestare un colpo risolutivo ad un valore, come detto, fondamentale e irrinunciabile. Da alcuni mesi, ormai, le preoccupazioni dei commercianti per la chiusura del centro storico hanno cessato di presentarsi sotto la forma, rispettabile e comprensibile, di preoccupazioni e critiche e si sono spesso trasformate in forzature, invettive e attacchi tanto furiosi quanto intollerabili.
Minacce di serrata dei negozi, manifesti mortuari a tappezzare il corso, volantini anonimi, paralizzazione del funzionamento del consiglio comunale, indisponibilità al dialogo, scherno e dileggio per chi manifesta opinioni contrarie anche in sedi pubbliche sono comportamenti che evidenziano il tentativo di una sparuta minoranza di cittadini di imporre ad ogni costo la propria volontà al resto della popolazione. Un atteggiamento grave e antidemocratico che diviene esplosivo laddove, come in questo caso, si incontra con atteggiamenti strumentali e incivili di alcuni esponenti dell’opposizione. Anche qui basti velocemente ricordare come gli insulti tributati a chi la pensa diversamente rendano difficile proseguire sulla strada del confronto sereno e come scene surreali di consiglieri comunali che discutono con la scarpa in mano ledano in modo irrimediabile il prestigio delle istituzioni pubbliche.
Abbiamo sempre fatto precedere le nostre argomentazioni in favore dell’isola pedonale da un apprezzamento delle ragioni dei commercianti e abbiamo sempre ritenuto che fosse necessario lavorare insieme – cittadini, istituzioni e commercianti – alla ricerca di soluzioni praticabili perché gli interessi di queste componenti sono strettamente intrecciati e interdipendenti. Dispiace, perciò, pendere atto che alcuni commercianti catanzaresi non dimostrano interesse a mantenere un legame con il resto delle cittadinanza e preferiscono ciecamente perseguire nella loro prova di forza. Una prova di forza che rompe le ragioni del nostro stare insieme, una prepotenza che polverizza il reciproco rispetto, una guerra che chiama alla guerra chi è favorevole alla pedonalizzazione di Corso Mazzini.
Non è più questione di considerare l’isola pedonale come una risorsa o come una iattura, è questione di sentirsi ancora parte di una stessa città, di una comunità indivisa. Forse un giorno i commercianti torneranno felicemente a respirare i gas di scarico delle macchine e a posteggiare davanti al proprio negozio, forse riusciranno a ripristinare il traffico che tanto rimpiangono e a recuperare un cliente pigro che li ha abbandonati ma forse un giorno gli aderenti a 88100 si accorgeranno di aver perduto la città. Perché noi, cittadini di Catanzaro, siamo pronti a non comprare mai più in alcuni negozi del centro storico e a difendere i nostri interessi con le stesse armi che oggi brandiscono i commercianti: lo sciopero, la contrapposizione, il boicottaggio

Laboratorio sociale Altracatanzaro

Autore

Redazione

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