Il Rompicalcio

Continuiamo a farci del male…

C’è un Catanzaro che perde in casa all’esordio. Conferenza stampa di Provenza in un clima da festa della Madonna a Mare a Soverato.

Il Catanzaro visto in campo ha vinto e straconvinto al cospetto di una Aversa apparsa modesta, il Catanzaro visto fuori dal campo ha confermato a chi ancora non ne fosse convinto che questa società deve ancora affinare molti meccanismi. E qui usiamo un eufemismo, che non è un vecchio tifoso di Provenza ma un modo gentile per evitare la parola Caos. Oggi il nostro inviato striscista era fuori dai cancelli perchè sprovvisto di tessera professionale e non invitato dalla società. Giusto, accettiamo la decisione e la rispettiamo. Le regole sono regole, e devono valere per tutti. Valgono per tutti? Ne dubitiamo, e siamo pronti a scommettere un morzello per la prossima in casa fin da oggi. Ai post l’ardua sentenza, rimandando alle colorite discussioni sul forum dei tifosi e dei vari addetti ai lavori… tant’è, a volte più del diritto conta esser dritti.  Ma non è di questo che parleremo oggi. Scriveremo piuttosto per soddisfare la curiosità di quelli, fra i lettori, che si chiedono cosa avvenga realmente nelle segrete stanze situate nella pancia del Ceravolo. La sala stampa del vecchio comunale è luogo immaginato da molti come mitico, intriso di calcio giocato e raccontato. Un luogo a metà fra mito e realtà, i collegamenti con Valenti nascevano da qui, da giornalisti con gergo antico e riporti arditissimi. Immagini Palanca e Rivera parlare ai microfoni, Platini rispondere con la erre moscia all’Avvocato con la erre moscia e l’Avvocato elogiare Brady, l’irlandese già ceduto e decisivo sotto la ovest. Sogni gli echi dei vari Carosio e Giacoia e ti risvegli immerso in un vociare da mercato rionale. Mister, Mister, Diretthò… Allora, Mister… Allora, Pasquà…

E’ questo il luogo che avevi immaginato, ti chiedi? E’ questo il contesto lavorativo professionale in cui nascono le bozze che diventeranno articoli che poi terranno avvinghiati a fogli (e schermi) migliaia di lettori calabresi, italiani e finanche osseti?

E’ qui che vengono fatte le domande più tecniche e ispirate ai protagonisti della gara, tesissimi e intimoriti? E’ questa la culla del giornalismo sportivo calabrese? E’ questo il pensatoio delle migliori menti pallonare catanzaresi? E’ qui che nascono i migliori articoli della domenica? E’ qui, In questo vociare confuso, in questo stanzino stracolmo intriso di sudore e odori con sei magliette appese a formare una sorta di pannello pubblicitario e un tecnico costretto a interrompersi più volte per far capire quello che sta dicendo? In questo luogo in cui per fare una domanda bisogna gridare più forte degli altri e farsi spazio fra braccia e capelli? In cui tutto è mischiato, telecamere, registratorini, pasticcini, taccuini, terzini e secondini? Penso a chi è arrivato a Catanzaro convinto di lavorare in una piazza prestigiosa e si trova a fronteggiare quotidianamente una situazione lavorativa poco dignitosa. In cui lassismo e disistima prendono ben presto il posto di stimoli e professionalità.

Si, purtoppo. E’ così ma così non deve essere. Si, la società ha ereditato una situazione logistica francamente difficile, ma questa gestione dell’emergenza lascia perplessi.

Il resto è Di Maio che è il vero leader in campo per prestazione e atteggiamenti, un bravissimo Berardi che prova a segnare alla Maradona o se preferite alla Ferrigno, Ottobre che imita Civeriati e si addormenta sul prato, Montella che sembra Elkjaer e Caputo che di sicuro farà divertire, si spera più di cento persone per volta.

Sono cose importanti, va bene, sono tre punti all’esordio e ne dovremmo parlare di più. Ma facciamo nostre le parole di Mister Provenza, in ritiro: è il lavoro che porta ai risultati, e i risultati non solo sportivi arrivano con l’applicazione quotidiana. Non siamo in una piazza prestigiosa solo perchè ci troviamo a Catanzaro e un tempo lo eravamo, si diventa piazza prestigiosa coi risultati. E ripetiamo, anche e soprattutto con quelli organizzativi e gestionali. La società la sua partita la gioca ogni volta che dà un’immagine di sé all’esterno. Oggi la società la sua partita l’ha persa, ma ha un campionato davanti per rimediare. A cascata: Bove, Soluri, Improta, Mirabello, Sauro e altri che magari non conosciamo, la troviamo una soluzione? O continuiamo così? Non continuiamo a farci del male…

Giannantonio Cuomo

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Redazione

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