Scuola Magistratura: ora intervenga la deputazione calabrese

riceviamo e pubblichiamo

Ora che il TAR del Lazio ha finalmente fissato per il 28 gennaio 2009 l’udienza sulla tormentata vicenda Scuola di Magistratura, è il momento opportuno che la deputazione calabrese e specialmente quella catanzarese facciano sentire cosa e quanto valgono. E’ una vera e propria chiamata alle armi ed è rivolta in modo speciale a quei parlamentari dell’area di governo attualmente in carica, così come nel recente passato fu fatto per quelli vicini al governo Prodi. Ma adesso ci troviamo di fronte ad un fatto curioso che non può sfuggire a nessuno: nel 2006 furono i ministri del governo Berlusconi, Tremonti e Castelli, ad assegnarci la sede meridionale della Scuola; si dà il caso che quel governo, dopo la parentesi prodiana, sia oggi di nuovo in carica. Dunque logica imporrebbe senza imbarazzo e senza difficoltà che quella medesima decisione del 2006 fosse confermata, se non altro per ragioni di coerenza. Così facendo si darebbe il segnale importante che in questo Paese riescono ancora a sopravvivere ragioni di buon senso politico, di legalità, di trasparenza, di giustizia, di funzionalità nella gestione della cosa pubblica, abbandonando quei dannosi particolarismi che tanto male procurano alla collettività.

Adesso ci interessa assai poco rivangare i tanti infelici passaggi della storia vergognosa relativa allo scippo di Mastella. Se l’ex guardasigilli è da biasimare per aver agito con inusitata spudoratezza mostrando spregio di ogni pur minimo concetto di trasparenza e razionalità, è pur vero che tanta sfacciataggine gli sia stata consentita dai vertici dell’allora governo con l’inerte complicità della politica calabrese.

Aggiungiamo che lo stesso Berlusconi, in occasione dell’ultima campagna elettorale, proprio a Catanzaro presso il Teatro Comunale dichiarò, in un suo passaggio che non passò inosservato, quanto ingiusta fosse stata la vicenda della Scuola di Magistratura per la nostra città e per la Calabria intera. Per usare un termine lontano dalle ipocrisie e dagli eufemismi e assai vicino alla descrizione reale dei fatti, noi diciamo che lo scippo di Mastella  è stata una “porcata”. Ciononostante l’attuale ministro della giustizia, Angelino Alfano, non sembra aver compreso la gravità di quel gesto. Forse nessuno gli ha fatto comprendere quanta malapolitica e ingiustizia fosse contenuta nel brutto gesto del suo ceppalonico predecessore.

Dopo il fiume in piena rappresentato dalle costanti e solitarie sollecitazioni di “CatanzaroNelCuore” a cui corrisponde il fiume in secca della generale inesistente azione politica calabrese, adesso la battaglia torna nuovamente nelle aule dei tribunali in seguito al ricorso presentato dal Comune di Catanzaro a cui partecipa anche il nostro movimento civico che, nel proprio atto di intervento, vuole rafforzare la difesa della città utilizzando – oltre alle motivazioni ormai risapute – alcune recenti sentenze del Consiglio di Stato che ben si addicono a quanto compiuto da Mastella: si tratta di  violazioni sul procedimento amministrativo e sull’obbligo del Ministro di rispettare i canoni del procedimento amministrativo, quali l’obbligo di comunicazione di avvio del procedimento agli interessati che sussiste in ogni caso quando il provvedimento produca effetti pregiudizievoli nella sfera del destinatario (che nel caso di specie è mancato). Inoltre si ravvisa la violazione dell’obbligo di comunicazione che sussiste  quando la partecipazione incida sull’esito finale per il miglior perseguimento dell’interesse pubblico e nei confronti di tutti i soggetti cui possa derivare un pregiudizio, segnatamente e senza dubbi il Comune di Catanzaro. Ciò facendo abbiamo rimarcato un’ingiustizia manifesta e l’illegittimità del provvedimento ministeriale che configura un abuso di potere per violazione della Legge 241 del 1990 alla luce delle sopradette recentissime sentenze che il nostro avvocato, Luisa Capicotto, ha mirabilmente presentato nella documentazione.

Se altre battaglie perdute dalla nostra città si inscrivevano nella strana logica degli equilibri che talvolta detta l’agire politico, perdere pure la Scuola di Magistratura sarebbe la consacrazione del menefreghismo totale, di un impazzimento e adulterazione della politica in cui l’unica cosa che conta è la prepotenza e la visione personalistica estrema. Siamo certi che alla luce di questo scenario Rosario Olivo, nella sua qualità di primo cittadino, non tarderà a convocare la deputazione catanzarese per creare un fronte comune.

Fabio Lagonia
Presidente Movimento Civico “CatanzaroNelCuore”

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