ULIXES SULL’ARCHIVIO DI STATO

riceviamo e pubblichiamo

Il provvedimento con cui è stata disposta la chiusura dell’Archivio di Stato di Catanzaro, per la verità non completamente chiaro nelle sue motivazioni e finalità, è l’ultima tappa di una agonia silenziosa e per questo gravissima. Le associazioni che da tempo chiedono segnali alle amministrazioni locali bene esprimono il rammarico di parte dell’opinione pubblica catanzarese per questa triste vicenda. L’associazione universitaria Ulixes conosce da tempo lo stato delle cose, per quanto sia possibile conoscere agli utenti, data la presenza di molti studenti universitari tra i frequentatori dell’Archivio. Allo stesso tempo Ulixes è consapevole della difficoltà con cui i catanzaresi possano conoscere una struttura certo importantissima, ma che tuttavia non è oggetto di frequentazione ingente da parte dei comuni cittadini, per ovvie ragioni di merito. Non di meno tutti i catanzaresi, siamo certi, sarebbero fortissimamente indignati se fossero a conoscenza della valenza fondamentale di questa istituzione culturale e dei rischi che essa oggi corre.

Ci sembra il caso di fare chiarezza su alcuni punti, in modo da poter intavolare una discussione proficua, sulla stampa e più in generale nella coscienza collettiva di tutta la popolazione provinciale. È attraverso questa consapevolezza oggettiva che possiamo stimolare  le corde di amministratori locali che forse, per davvero, sono stati troppo distratti sull’argomento. Per capirci, l’Archivio di Stato è lo scrigno, la cassaforte, entro cui cono conservati tutti i documenti prodotti dalle varie amministrazioni che sin dal 1300 hanno governato sul territorio. Quindi anche la documentazione degli uffici dello Stato unitario italiano e della Repubblica. Ed in ogni capoluogo di provincia ha sede un Archivio di Stato. Si può ben dire, allora, che esso sia il custode della nostra memoria storica. Tutto ciò che questa città è stata è per gran parte rintracciabile in quella sede, come un immenso album dei ricordi. Tra quelle migliaia di documenti si conservano anche i fascicoli della Casa Sacra, cioè di quell’istituzione che i Borbone di Napoli istituirono dopo il terremoto delle Calabrie del 1783 per incamerare i beni della Chiesa e risarcire le popolazioni dai danni  del terribile evento sismico. Per consultare tali fascicoli i ricercatori e gli storici vengono a Catanzaro da tutta Italia e anche dall’estero. E quanti documenti aspettano ancora di essere letti e inventariati! Nuove informazioni sulla nostra storia ancora da scoprire.

Ma l’Archivio di Stato è anche un istituto molto più vicino ai cittadini, poiché in esso si trovano documenti che riguardano tutti noi, le testimonianze sulle nostre famiglie, sui sacrifici che la nostra comunità ha dovuto affrontare nei secoli e sullo sviluppo della amata città di Catanzaro. Sta tutto là, nero su bianco. A consultare tale mole di materiale cartaceo non sono solo gli storici ma molti professionisti, avvocati e magistrati, notai, architetti, studenti, tesisti e chiaramente privati cittadini.

Il problema antico che oggi si presenta all’opinione pubblica per il provvedimento del Ministero dei Beni Culturali riguarda lo stato dell’edificio in cui è ospitato il deposito dell’Archivio, quindi dove sono ubicati i documenti. Circa 800 metri quadri, di proprietà demaniale, in cui il corpus dei documenti è raccolto in fascicoli e stipato su scaffali che sappiamo alquanto inadeguati e vecchi. Uno spazio angusto nel seminterrato del Comando Regionale della Guardia di Finanza, nel vecchio convento dei domenicani, a Piazza del Rosario, in pieno centro storico.

Quegli spazi risultano da tempo insufficienti ad accogliere nuovi documenti provenienti dagli uffici dello Stato o dai notai e, quindi, si compromette la salvaguardia della nostra memoria ma anche della nostra vita civile odierna. Oggi, per di più, quei locali sono inadeguati anche sotto il profilo della sicurezza, per la loro instabilità, perciò il Ministero li ha chiusi d’imperio tra novembre e dicembre 2008, nonostante il problema sia più vecchio di chi scrive. Negli anni sono stati effettuati anche lavori di adeguamento dal Ministero, ma esistono problemi strutturali complessi.

Quale è il punto, allora? Il fatto è che di questa faccenda devono occuparsi congiuntamente Comune, Provincia e Regione. Sappiamo che l’Amministrazione comunale, Il Sindaco e l’Assessore alla Cultura Argirò sono al lavoro per questo. Immaginiamo che lo stesso stiano facendo gli altri enti. Ma l’azione deve essere unitaria. Se non è possibile ristrutturare i locali in oggetto, allora è necessario reperire una sede nuova e più adeguata per ubicare definitivamente l’Archivio. Una sede che sia all’altezza dell’istituzione da ospitare e non certo una qualsiasi mega struttura in periferia. Un sito nel centro storico (e il pensiero corre all’ex -Ospedale Militare) o nelle sue immediate vicinanze, che risponda a criteri di sicurezza e sia valido ad accogliere la documentazione, allestito con scaffali moderni e compattati. Reperire una sede più consona ci sembra doveroso dato il fatto ulteriore che perché siano consultati dagli utenti, i documenti, devono esser prelevati dal personale dell’Archivio e condotti in una sala studio sistemata in un edificio attiguo al deposito, passando però all’esterno e quindi in balìa delle intemperie o in ogni caso con pericolosi rischi termici per i documenti. Questi, sono a volte risalenti al XIV secolo e non è francamente auspicabile che continuino a compiere una pericolosa “traversata”.

L’Archivio di Stato è una istituzione centrale per la nostra vita civile e la nostra storia, e non unicamente per la città di Catanzaro ma anche per la popolazione della provincia catanzarese – l’Archivio ha infatti pertinenza provinciale – e, in definitiva, per l’intera Regione ed il Paese, data la rilevanza della documentazione presente in esso.

Di più, la mancanza di spazio nei locali descritti, ha obbligato la direzione dell’Archivio a trasferire parte dei documenti in altra sede, nel comune di Lamezia Terme, comportando un disagio per gli utenti che devono spostarsi da Catanzaro a Lamezia e viceversa a caccia dei documenti da rintracciare e rappresentando l’ennesima perdita per la città capoluogo. Una circostanza per la quale i nostri avi dovrebbero maledirci!

Non possiamo restare più muti e ciechi davanti a quanto si compie, o meglio non si compie, a Catanzaro.

Ulixes rilancia, perciò, un appello, come già in passato, a tutti i soggetti culturali, alle istituzioni pubbliche e private, alla cittadinanza perché si uniscano a chiedere a gran voce un lavoro di concerto delle Amministrazioni Comunale, Provinciale e Regionale, allo scopo di permettere la riapertura dell’Archivio e una risoluzione definitiva riguardo la sede in cui ospitare questo prestigioso Istituto che molti ci invidiano e che tutti i catanzaresi e i calabresi dovrebbero avere a cuore. Oggi, prima ancora di rintracciare le responsabilità di questo stato di cose, bisogna agire per mettere al riparo i documenti più antichi dal deperimento.

La questione Archivio di Stato sta a cuore alla nostra associazione di universitari non da ieri ed è stata portata nuovamente all’attenzione anche durante la consegna dei premi Itaca ai calabresi dell’anno, lo scorso 3 gennaio a Catanzaro e che sarà ancora oggetto di discussione nell’appuntamento sui beni culturali e la ricerca, col Direttore della Normale di Pisa, Salvatore Settis, storico dell’arte di fame mondiale, che Ulixes sta organizzando per febbraio nel capoluogo di regione.

L’appello che Ulixes rilancia, e che sappiamo condiviso da molti, deriva dalla mortificazione che anche da giovani si prova davanti alla penuria e alla negligenza con le quali la nostra società manca di prendersi cura della propria memoria storica, di ciò che costituisce la prova concreta della nostra identità.

Una mortificazione che si può leggere sui volti di chi ogni giorno, utenti e personale addetto, opera all’interno di quel meraviglioso e inestimabile scrigno di tesori.

                                                                                      ULIXES          ASSOCIAZIONE UNIVERSITARIA CALABRESE

Autore

Redazione

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