Rassegna stampa

Il Cosenza Calcio 1914 non esiste più

Mazzotta: «Vittime di un’ingiustizia»
Il ds Marino: «Una bastardata»
Napolitano: «Ho visto tante persone affrante»
Padre Fedele: «Io resto ottimista»
Tifosi, lacrime amare
da Il Quotidiano

Il Cosenza Calcio 1914 non esiste più. Mazzotta ha spiegato le
ragioni
«Vittime di un’ingiustizia»
«Fideiussione presentata con un solo giorno di ritardo»

COSENZA ­ Trentuno luglio duemilatre. Il Cosenza non c’è più.
Si pensava di aver toccato il fondo l’anno della famosa “X”, invece
si è andati ancora più giù. E il presidente Giuseppe Mazzotta
ha provato a spiegare i perché e i per come: «Il nostro incartamento
è a posto, abbiamo presentato tutte le fideiussioni che mancavano, ma
quella di 207 mila euro, necessaria per l’iscrizione, l’abbiamo presentata con
un giorno di ritardo rispetto ai tempi previsti. Un vizio formale, che pensavamo
fosse poca cosa rispetto all’enorme sacrificio fatto per metterci in regola».
Teatro delle spiegazioni è il salone di palazzo dei bruzi, affollato
da giornalisti e da tifosi. Tra questi qualcuno piange, qualcun altro manda
a farsi benedire il cerimoniale di una conferenza stampa e urla: «Ci avete
presi in giro e continuate a farlo». La molla che fa scattare la protesta
è tutta in due frasi di Mazzotta. La prima: «Non ci arrenderemo
e faremo ricorso al Tar» e l’altra è riferita al perché
di questo ritardo. C’è la sensazione, per dirla breve, di una certa superficialità.
«La fideiussione che abbiamo presentato ­ ha spiegato Mazzotta ­
è stata emessa da un istituto di credito di Dipignano. A questa banca,
però, ci siamo rivolti dopo aver interpellato una banca siciliana. Quest’ultima,
dopo avere assicurato il proprio impegno per la fideiussione, si è tirata
indietro proprio nell’ultimo giorno utile per la presentazione della garanzia».
Un particolare finora sconosciuto. «E non tralascerei un altro particolare
­ ha continuato Mazzotta incalzato dalle domande sul ruolo che gli esponenti
del mondo politico hanno avuto in questa vicenda ­ se siamo riusciti ad
ottenere la fideiussione è proprio grazie all’impegno del sindaco di
Cosenza».
Lei, Eva Catizone, chiamata in causa, ha detto: «Capisco che ci sono delle
regole, ma un ritardo di ventiquattro ore non mi sembra una colpa così
grave da giustificare la cancellazione di una società che ha alle spalle
90 anni di storia calcistica». Al fianco del presidente c’erano gli avvocati
Sangiovanni, Gullo e Bonofiglio che da un mese a questa parte avevano preso
l’impegno di traghettare la società verso lidi più tranquilli.
Resteranno nella storia come gli ultimi dirigenti del Cosenza Calcio 1914 spa.

Domanda. Perché è assente Luca Pagliuso? Risposta di Mazzotta:
«E’ a Roma che sta tentandoŠ» e il boato di rabbia dei tifosi
spegne la voce dell’avvocato.
Mazzotta ricomincia: «Siamo mortificati e dispiaciuti per non essere riusciti
a salvare il Cosenza e riteniamo la cosa ingiusta. Proprio per questo abbiamo
intenzione di ricorrere al Tar, non vogliamo lasciare nulla di intentato e speriamo
che la giustizia ordinaria riesca a sanare una macroscopica ingiustizia compiuta
da una giustizia sportiva sempre meno credibile che sembra tendere alla mortificazione
delle piccole società». «Non si è tenuto in nessuna
considerazione ­ ha proseguito Mazzotta ­ il dato sostanziale di aver
sistemato tutte quelle che erano le passività e di aver messo in regola
la società per come richiestoci dalla normativa federale. Non si può
far sparire una società gloriosa come il Cosenza Calcio, con 90 anni
di storia che ha rappresentato il calcio professionistico in tutta la provincia».

Ma il nodo cruciale, a questo punto, è il futuro. Il sindaco ha incontrato
la giunta e i consiglieri per discutere il da farsi ed ha chiesto un incontro
a Carraro «indifferibile e urgente per riparare ad una decisione nella
quale hanno prevalso gli eccessivi formalismi». Il presidente provinciale
della Figc Franco Funari, nel corso dell’incontro, ha spiegato che «con
la società Cosenza Calcio 1914 non esiste più neanche l’affiliazione
fatta alla federazione. La C2? Improbabile. Se qualcuno si muoverà a
creare una nuova società, in qualsiasi campionato si giocherà,
sarà tutto di guadagnato».

Alessandro Chiappetta


Lo sconcerto di un altro indimenticato ex, Ugo Napolitano: «Cosenza
non meritava questo»
Marulla e Marino: bandiere senza sorrisi
Il ds: «Una bastardata». Il bomber di Stilo: «Mi sarei aspettato
una multa»

COSENZA ­ Bandiere che non si sono mai staccate dalla loro asta. Ciccio
Marino e Gigi Marulla. L’uno, il difensore arcigno trasformatosi in scopritore
di talenti da acquistare al prezzo più basso, l’altro, il bomber passato
a studiare calcio facendo da secondo ai tanti allenatori che si sono succeduti
sulla panchina silana.
«Sono distrutto ­ ha detto Marino appena appresa la notizia ­
ci hanno fatto una bastardata. Non si è proprio tenuto conto delle nostre
difficoltà. Certo, se dall’inizio si fosse pensato alla C1 magari le
cose non sarebbero andate in questo modo. Consentitemi però in questo
momento di essere particolarmente vicino ai magazzinieri: i calciatori alla
fine una sistemazione la troveranno, ma loro?». «Ci sono rimasto
malissimo ­ è stato il commento di Marulla ­ anche perchè
nessuno se lo aspettava». La voce dal bomber di Stilo è stanca.
Insieme alla squadra ha abbandonato il ritiro di Lorica nell’incredulità
generale: «Sì ­ riprende ­ la squadra è andata via,
ultimamente quando ci si allenava la testa c’era sempre meno, era inevitabile
pensare al destino della società. Un vero peccato per una società
come la nostra che nelle ultime settimane aveva fatto tanti e nuovi sacrifici.
Mi sarei aspettato una multa, magari una penalizzazione in classifica, ma la
cancellazione proprio no. Non è giusto».
NAPOLITANO. Al coro degli increduli si unisce anche la voce
dell’indimenticabile stopper, da poco accasatosi alla Paolana: «Ci sono
rimasto molto male. Appena la notizia si è diffusa la gente mi fermava
per strada per sapere se era tutto vero. Ho visto tante persone affrante. Mi
vengono in mente tutti i ricordi belli e brutti di tanti anni in rossoblù,
le partite, le vittorie, le sconfitte, gli spareggi, la serie A persa tre volte
e quel pubblico stupendo. Una situazione da brividi. Cosenza non meritava questo».

PADRE FEDELE. Il monaco sfodera la grinta anche nel momento
più duro: «Per un giorno di ritardo non si può cancellare
la storia gloriosa di una società calcistica. E’ ridicolo e anacronistico.
Ieri ho avuto in carcere un colloquio di due ore col presidente Pagliuso e anche
lui si è detto incredulo di questa faccenda. Qualcuno, purtroppo, ha
voluto approfittare del fatto che lui, in questo momento, non può difendersi.
Comunque io resto ottimista. Secondo me la posizione del Cosenza sarà
riconsiderata e si farà luce sull’accaduto, restituendo alla squadra
il posto che merita. I ritardi di altre squadre e per cose ben più gravi
sono stati tutti perdonati»;
a. ch.


Ieri un duro sfogo dei sostenitori rossoblù
Tifosi, lacrime amare Ma la passione rinasce
Forte protesta contro i Pagliuso

COSENZA ­ Salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi. Ore 17,40. Entra
l’avvocato Mazzotta, presidente del Cosenza; entrano i consiglieri della società
silana: Sangiovanni, Bonofiglio e Gullo. Il compito è duro: comunicare
a stampa e tifoseria che il Cosenza Calcio non esiste più. Gli occhi
lucidi di molti dei presenti sono come un fulmine che colpisce dritto al cuore.
Mazzotta posiziona il microfono, ma non fa neanche in tempo ad aprire bocca:
le sue parole sono sovrastate dalle lacrime di Tonino Tocci, storico tifoso
rossoblù. Tifoso nato.
Tocci prende la parola ed è duro il suo sfogo, emozionante e pieno di
rabbia. La voce trema, spezzata dalla grande tensione perché l’aria che
si respira è pesante. Le accuse non risparmiano nessuno, ma è
soprattutto l’amarezza che prende il sopravvento. In quel momento c’è
un’intera città che, di fronte a ciò che resta della società
Cosenza Calcio, vomita tutto il suo veleno e, impotente, sente di poter affidare
solo alle lacrime una vendetta che sognava di consumare da tempo. «Non
dovevate farci tutto questo, non lo meritavamo. Andate via», sono state
le sue parole. Ripetute tra i singhiozzi fino a stancarsi e quasi a svenire.
Intanto arrivano gli ultrà. Pinino, la voce della curva, lancia i suoi
strali. La richiesta è chiara: basta con chi ha condotto il Cosenza in
questo inferno. C’è voglia di rinascere più forti di prima. Tonino
Domma, presidente del Centro Coordinamento Club Cosenza, è afflitto e
sdegnato per una situazione che poteva essere evitata. Ogni intervento riceve
consensi. E tra un intervento e l’altro Mazzotta spiega. O cerca di spiegare.

L’intervento appassionato di due vecchi capi della curva rossoblù, Sergio
Canaletta e poi Paride Leporace, fanno capire come la passione sia pronta a
rinascere. Il cuore del Cosenza si risveglia. Lacrime sì, ma anche voglia
di riprendere il discorso da dove era stato interrotto qualche anno fa. Il passato
è passato. Si ricomincia.

Alfredo Nardi


Corbelli, la Cisl e l’Ulivo
Il mondo politico insorge compatto Gentile: «Carraro deve dimettersi»

COSENZA ­ «Occorre reagire ­ questo il commento di Franco Corbelli
di Diritti Civili ­ la mancata iscrizione per un semplice ritardo di 24
ore nella presentazione della documentazione è un abuso o meglio una
sorte di accanimento nei confronti di una società debole già segnata
dalle note vicende del suo ex presidente».
L’ULIVO. I deputati Mancini, Camo, Oliverio e Pappaterra hanno espresso la loro
delusione «per la scelta della Figc di non iscrivere il Cosenza Calcio.
Attendiamo di conoscere le motivazioni del provvedimento ma Cosenza e i suoi
tifosi non possono rimanere senza calcio. Bisogna ripartire da una gestione
limpida».
GENTILE. Il senatore Antonio Gentile di Forza Italia spera che «la società
voglia fare ulteriore ricorso» ed invita Carraro «a dimettersi.
Il sistema calcio si avvia ormai ad un implosione definitiva».
CISL. «Un durissimo colpo per una città e una provincia ­ ha
detto il segretario della Cisl Giuseppe Belcastro ­ che non meritano tutto
questo. Bisogna che tutti si attivino per recuperare la tradizione sportiva».


Ho fatto un sogno: lupi in A. Ma la tribuna vip, vop e flop ora è
vuota

Belli, eleganti e profumati. La nostra Tribuna vip, vop e flop è gremita
in ogni ordine di posto: “ma dai, è venuta anche tua moglie?”.
Tutti allo stadio: marito, moglie e figlioletto con la sciarpa rossoblu. “Lupi,
lupi, lupiÅ “. “Il Lecce non passerà“. Il grido di
Salvatore Perugini e il “batticinque” con Antonio Acri. Intorno a
loro due sorridono anche, Franz Caruso, Franco Covello, Ernesto Funaro e Giuseppe
Aloe. I politici del pallone, quelli che pur di andare allo stadio diserterebbero
anche una riunione di partito.
Luci al San Vito, si gioca l’ultima giornata del campionato di serie B: diretta
telepiù, commento di José Altafini “amicici qui a Cosenza
è tutto bello”. I padroni di casa ospitano il Lecce: la squadra
che vince va in Paradiso. Uno spareggio, la partita della vita. L’arbitro Nucini
di Bergamo fischia l’inizio della gara. Con leggero ritardo arriva anche lui.
Il primo cittadino dei Bruzi che con il suo bastone suona la carica della sua
squadra. Giacomo Mancini è accompagnato dal suo staff: Enrico Morrone,
Luigi Zinno, Ercole Sforza il nipotino “Giacometto”, Eva Catizone
e a ,sorpresa, Franco Piperno. Quest’ultimo è come un bambino al luna
park e chiede continuamente “ma noi da quale lato dobbiamo segnare?”.
Il Cosenza attacca a testa bassa, ma il Lecce si difende. In curva, Padre Fedele
con il microfono canta: “Maracanà, maracanàŠ“.
Fine primo tempo. Un solo brivido, il palo di Ciccio Marino. La bandiera del
Cosenza, il ragazzo che ha mangiato pane e pallone nelle strade di Cerisano.

Bar dello sport: fiducia, fiducia e ancora fiducia. “Giovanni Paolo”
abbraccia il sindaco e chiede un po’ di “pazienza, arriverà la rete
della vittoria”. “Son contendo solo se vedo morire un lecceseÅ “,
la curva è una bolgia, i rossoblù sono spinti da un entusiasmo
che cresce con il passare dei minuti. “La bomba, non va”. Sandro Piccinini
si esalta, ma la palla non vuole entrare. Ultimo minuto. Beppe Compagno è
atterrato in area. Rigore. Nucini, fischia il penalty. Telepiù grida
allo scandalo “giudicate voi, ma questo non era rigore!”. Tutti in
piedi. Dal dischetto, capitan Marulla. Il silenzio, la rincorsa, il boato: “goaal”.
Il Cosenza in serie A. L’odore del caffè e il brusco risveglio.
Solo un sogno. La tribuna vip, vop e flop è vuota. Il Cosenza non esiste
più e quella serie A resterà per sempre il Paradiso mai toccato.

Marcello Romanelli


da Il Quotidiano

Autore

God

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