Provenza: ”Ho un debito con Catanzaro”

Seconda parte dell’intervista esclusiva al tecnico salernitano. I suoi rapporti con la città, i dirigenti, i tifosi e un’analisi lucida di meriti ed errori della stagione appena conclusa

Nella seconda parte della chiacchierata con Provenza, il tecnico parla della stagione appena trascorsa, degli errori compiuti, delle scelte, dei suoi rapporti con i dirigenti, della partita col Pescina, dei momenti più belli vissuti a Catanzaro. Confermando il forte legame che ha stabilito con la città.

.net: Mister, gran parte della tifoseria è molto critica nei riguardi della società, ma è divisa sull’atteggiamento da tenere in futuro. Lei aveva lanciato un campanello d’allarme prima del Cosenza, dopo aver spronato la tifoseria per tutto l’anno a riavvicinarsi alla squadra. Che cosa non ha funzionato nel rapporto tra società e pubblico?

Provenza: “Questo è un mio grande rammarico. Speravo che la partenza lanciata del Catanzaro riavvicinasse la tifoseria. Invece, col passare del tempo, ho capito e compreso i motivi di questa disaffezione. A Catanzaro non c’è un vero Centro Coordinamento dei tifosi, ma molti club sparsi. È mancata unità. Ma soprattutto c’era bisogno di una società forte non solo nei rapporti con i tifosi, ma anche con la stampa e con il Palazzo. Spesso si è cercato di scaricare sui tifosi colpe che non avevano. La forza di una vera società è la coerenza”.

.net: La mia analisi della stagione è un girone d’andata eccezionale per qualità e continuità, un girone di ritorno in discesa per risultati, condizione fisica e infortuni. Infine, un play-off sfortunato, con qualche dubbio sull’atteggiamento rinunciatario della squadra in casa (specie nel secondo tempo) e quella sostituzione Iannelli-Mangiacasale che mi ha lasciato perplesso.

Provenza: “Comincio dalla fine. La partita col Pescina va valutata nella sua interezza. L’atteggiamento della squadra nel secondo tempo, anche dopo la sostituzione di Iannelli, è stato lineare. La sostituzione non ha inciso, non ha cambiato l’atteggiamento. Il Pescina non è mai stato pericoloso fino a quella punizione (inesistente e battuta 15 metri più avanti)”.

.net: E il resto della stagione?

Provenza: “Noi abbiamo avuto la bravura e la fortuna di assemblare la squadra in fretta e partire forte. Ci sono tanti motivi per spiegare questo. L’unico punto fermo, però, è stato il lavoro, la cultura del lavoro che ho inculcato alla squadra, nonostante i problemi creati dalla gestione di un gruppo di 26 giocatori. Tutti sono stati seguiti in modo univoco. È chiaro che nel prosieguo della stagione ho dovuto fare delle scelte e la motivazione di alcuni calciatori è andata scemando. Ha pesato anche la loro incertezza sul futuro. Ma ritengo, tutto sommato, che il gruppo sia stato valorizzato all’80%. Non sono d’accordo, invece, sulla condizione fisica che è stata sempre buona, al di là di alcuni periodi di fisiologico calo. Molti giocatori hanno anche dovuto conoscere nuovi metodi di lavoro e di preparazione dopo che nella stagione precedente avevano avuto tre allenatori diversi”.


.net:
Questo gruppo poteva centrare la promozione?

Provenza: “Il livello di partenza non consentiva di vincere il campionato. C’erano organici molto più forti, costruiti per vincere. Penso al Cosenza, al Gela, allo stesso Pescina che veniva da un’altra stagione di vertice (nonostante il budget ridotto e il poco pubblico). Poi col lavoro e l’amalgama siamo arrivati al massimo. Per vincere entrano in gioco anche altri aspetti: gli equilibri gestionali, le motivazioni, la psicologia di gruppo. Il miglior riconoscimento è stato quello dei colleghi e dei dirigenti che, nel corso dell’anno, si complimentavano con noi dicendoci che il Catanzaro era la squadra che giocava il miglior calcio. Una bella soddisfazione”.


.net:
Ritiene di aver compiuto alcuni errori nel corso dell’anno? Ce ne può dire qualcuno?

Provenza: “Certo, sarebbe da folli pensare di non aver fatto errori. Penso ad esempio, nella prima parte del campionato, alla scelta di schierare nella partita con l’Igea lo stesso modulo che aveva funzionato a Vibo. Un errore evidente che fui costretto a correggere a partita in corsa. Ma aldilà dei singoli errori, posso avere sicuramente sbagliato qualche valutazione sulla condizione dei giocatori durante la settimana. Quello che ci tengo a sottolineare è che nessuno ha mai influenzato né cercato di influenzare le mie scelte tecniche. Nessuno ha mai messo bocca sulla formazione. I meriti e gli errori sono tutti miei”.


.net:
Falomi è un rimpianto? E il mercato di gennaio avrebbe potuto cambiare qualcosa?

Provenza: “Falomi è un piccolo rimpianto vista la fiducia che gli era stata accordata. Peccato perché, per le qualità che ha, avrebbe potuto fare molto di più. Per quanto riguarda il mercato era necessario sfoltire l’organico più che rinforzarlo. Perché ovviamente molti giocatori non erano contenti di non giocare. Ma nella solita situazione d’emergenza non è facile gestire neanche le cessioni. Improta e Gigliotti avrebbero avuto bisogno di una maggiore serenità ambientale per operare bene”.
 

.net: Il 9 agosto inizia la stagione ufficiale con la prima di Coppa Italia. Su che panchina immagina di essere seduto?

Provenza: “In questo momento immagino solo riposo. Dopo 20 anni non ho esigenze di stare in campo per forza. Non gioco su due tavoli. Sono molto sereno”.


.net:
E se chiamasse il Catanzaro? Si rende conto che la fiducia e la stima della città (quasi unanime) sarebbe un ulteriore peso e un’ulteriore responsabilità per Lei nel caso dovesse rimanere?
Provenza: “Vediamo progetti e programmi. A me piace programmare tutto dall’inizio. Come ho fatto l’anno scorso quando ho potuto scegliere gran parte del gruppo. È ovvio che non dipende più da me. Io ho un debito con Catanzaro che mi ha trasmesso sensazioni incredibili. Non vuole essere una sviolinata e un’eventuale chiamata potrebbe solo farmi felice.

.net: Le chiedo un aggettivo per definire i suoi rapporti con alcune persone ed entità dell’ambiente giallorosso. Il rapporto con Bove?

Provenza: “Comprensivo. Ho sempre rispettato e stimato l’uomo. Ho preso anche le sue difese in alcune situazioni”.


.net:
Con Gigliotti?

Provenza: “Quotidiano. Un ragazzo molto bravo e con grandi motivazioni”.


.net:
Con Improta?
Provenza: “Buono e franco anche se con qualche divergenza. Ma è normale in un rapporto di lavoro. Così come normali incomprensioni ci sono state con altri. Improta è la persona che mi ha voluto e che mi ha portato a Catanzaro. È troppo innamorato del Catanzaro e di Catanzaro. L’eccessiva voglia di fare bene e di dimostrare il suo legame con questa città può averlo condizionato nell’equilibrio e nella serenità delle scelte”.

.net: Con i tifosi?

Provenza: “Semplicemente splendido”.


.net:
Con la stampa?

Provenza: “Pulito e trasparente. Ho ricevuto critiche. A volte ci sono stati diversi punti di vista, ma sempre nel rispetto dei ruoli”.


.net:
Qual è il suo ricordo più bello dal punto di vista umano di questa stagione?

Provenza: “Entrare in campo e sentire la gente acclamare il mio nome è stata una grande soddisfazione. E poi lo striscione che mi è stato dedicato a Barletta”.


.net:
E dal punto di vista calcistico?

Provenza: “La partita di Cosenza. Perfetta. Per motivazioni e applicazione tattica. O anche la gara con l’Andria…”.


.net:
Mi ricordo la sua corsa sotto la curva per festeggiare con i ragazzi?

Provenza: “Vero. Un rammarico è proprio quello di non aver potuto festeggiare a dovere e di aver condiviso poco le gioie per i successi ottenuti. Per vari motivi, tra cui la presenza del Cosenza nello stesso girone. Ogni volta che si vinceva una partita al Ceravolo, sudando e lottando per 90 minuti, tornati negli spogliatoi qualcuno sottolineava subito che anche il Cosenza aveva vinto, quasi sminuendo i successi dei ragazzi. Per questo un altro bel momento è stato l’abbraccio in mezzo al campo col DS Gigliotti alla fine dell’ultima partita con l’Isola Liri”.


.net:
Mister, un’ultima domanda prima di concludere. Se lei fosse un tifoso del Catanzaro che cosa farebbe in questo momento?

Provenza: “Quello che mi spaventa in generale del calcio di oggi è che venga meno il sentimento dei tifosi. Potrebbe rompere questo meraviglioso giocattolo che è il calcio. Per questo motivo starei sempre vicino alla squadra, con lo stesso affetto e con gli occhi sempre critici e ben spalancati”.


.net:
Anche disertare lo stadio per amore è un modo di stare vicino alla squadra?

Provenza: “Ci sono tante forme per dimostrare un sentimento. L’importante è che non venga meno il sentimento”.


.net:
Grazie mister e in bocca al lupo.

Provenza: “Grazie a voi e a presto”.

(2 – fine)

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Redazione

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