Scuola di Magistratura:ma è stata chiesta ad Alfano l’esecuzione della sentenza?

riceviamo e pubblichiamo

C’è qualcosa che ai più sfugge attorno alla vicenda Scuola di Magistratura. Qualcosa di incomprensibile e oscuro. E non si tratta dell’ulteriore beffa paventata in queste ore dopo che un inquietante trafiletto apparso sull’ultimo numero dell’Espresso ci informa di come il ministro Alfano penserebbe ad una sede della Scuola da ubicare in Sicilia. La cosa che ci lascia perplessi è invece l’inerzia, o solo apparente tale, che registriamo in seguito alla vittoriosa sentenza n. 3087 con cui il TAR Lazio, in data 24/03/2009, ha inequivocabilmente dato ragione a Catanzaro.
Ma allora perché non si procede di conseguenza? Ricordiamo che l’ente legittimato ad intervenire è la Provincia di Catanzaro; pertanto è da questo che ci aspetteremmo una azione decisa. Sappiamo però che non è stata nemmeno notificata la sentenza, e già di per sé tutto ciò appare indecifrabile. Inoltre non ci risultano nemmeno richieste al guardasigilli affinché si dia esecuzione alla sentenza medesima. Perché?
Cos’è che a noi, come all’intera opinione pubblica, sta sfuggendo? Qual è il passaggio che ci siamo persi? C’è forse una qualche misteriosa ragione che impedisce di far valere le nostre sacrosante motivazioni, o anche in questo caso bisogna immaginare scenari da gossip e magari addossare il tutto alle performance di avvenenti parlamentari?
La vicenda diventa ancora più oscura se consideriamo che con ogni ragionevolezza, stante la sentenza del TAR, difficilmente il Consiglio di Stato potrà ribaltarne le motivazioni. E allora cos’è che ci sfugge? Non è nemmeno il caso di infierire sul ministro della giustizia per quanto letto sull’Espresso: Alfano oggi, al pari di Mastella ieri e di chissà chi domani, rientra, nostro malgrado, in quella metodologia politica che pretende di far passare come acqua fresca le scelte sciagurate e faziose che si consumano spudoratamente tra gli amici di bisboccia. Se Alfano dovesse confermare Benevento, dimenticare Catanzaro e insediare la Scuola in Sicilia, inseriremmo la sua decisione nel voluminoso catalogo della malapolitica. Quella che induce la gente a sfiduciare il ceto politico nel suo insieme, come attesta la crescente disaffezione al voto.
Noi, intesi come catanzaresi e calabresi, dovremmo alzare la voce e mettere in mutande i sepolcri imbiancati che pensano di avere sequestrato la coscienza pubblica e la dignità di questo territorio. Ma occorre che la nostra classe politica, intesa soprattutto come deputazione – sebbene sia totalmente non considerata a Roma dove non esercita alcun peso – abbia un moto d’orgoglio. La nostra deputazione non può sacrificare tutto e sempre all’altare del partito, subordinandosi vigliaccamente. C’è anche un tempo per ribellarsi alle soverchie pretese e vorremmo avere l’occasione di compiacerci con i nostri parlamentari per averli visti alzare la voce in difesa del nostro e loro territorio. E’ solo una pia illusione?
In ogni caso, quale che sia l’atteggiamento di costoro, non possiamo regalare ulteriori alibi ai nostri “nemici”: non chiedere di rendere esecutiva la sentenza del TAR Lazio significa proprio fornire uno di questi alibi. Non ce lo possiamo permettere.

Movimento civico indipendente “CatanzaroNelCuore”
Il Direttivo

Autore

Redazione

Dal 2002 il portale più letto e amato dai tifosi giallorossi del Catanzaro

Scrivi un commento