La Striscia

“I giocatori e gli allenatori vanno e vengono, le società restanoµ

Una frase di Nicola Ceravolo riassume il senso degli ultimi venticinque anni di storia giallorossa

I giocatori e gli allenatori vanno e vengono, le società restano”.

Nicola Ceravolo

La frase del presidentissimo racchiude il senso di questa storia. Una frase ripresa in seguito anche da “presidenticchi”. Una frase che riassume gli ultimi lunghi anni del Catanzaro Calcio. Anni bui, accesi solo dalla luce di Chieti-Catanzaro al Del Duca di Ascoli.

Tanti calciatori e tanti allenatori sono andati via da Catanzaro portandosi dietro ricordi belli e amari della nostra città. Qualcuno è ritornato, qualcuno viene ancora ricordato come il classico bidone, altri hanno fatto fortuna altrove. Di certo per i tifosi (escludendo i veri uomini che hanno indossato la maglia giallorossa nel “mio calcio”) rimarranno una semplice comparsa. Sarà così anche per Gimmelli, Ciano, Bruno, Di Maio (quattro nomi a caso)  e sarà così anche per Gaetano Auteri, Marcello Pitino e per tutti i quadri tecnici. Ricorderemo quelli bravi e quelli scarsi, ma ci sarà sempre un “mah” che concluderà ogni discussione.

Così come i calciatori “vanno e vengono”, la frase “le società restano” trova conferme inequivocabili proprio a Catanzaro. In tutte le società del dopo-Albano, così come in quelle che si vorrebbero costituire oggi, troviamo sempre al timone qualcuno che già ha avuto a che fare con sceneggiate tragiche già viste e riviste nel recente passato. Quella che si è consumata ieri nella città eterna è solo l’ultimo esempio. Benevento, Benevento, Sora, Acireale, Pescina e Cisco Roma. Andate a recuperare gli organigrammi societari di allora, poi guardate quello attuale. Scrutate i nomi che girano attorno alle neo-cordate previste e trovate le differenze. Nessuna. Stessi attori, stessi pupari e stessi sistemi. E noi spettatori inermi a imprecare, a versare lacrime amare e a vergognarci del nostra città e del nostro Catanzaro.

Il vero dramma che si è consumato ieri? Per l’ennesima volta discuteremo fino all’infinito se abbiamo perso perché la Cisco era più forte oppure perché qualcuno ha voluto che si perdesse. Parlare tecnicamente della partita di ieri è veramente noioso, inutile e impossibile: scadremmo nel ridicolo. Ma se esiste una giustizia spero che, nella loro relazione, i numerosi osservatori presenti in tribuna per ammirare le gesta dei nostri campioni scrivano un post scriptum: “è bravo, però l’uomo non mi convince”. Voi calciatori non sarete ricordati come quelli di uno splendido campionato giocato, ma solo per la partita di ieri.

Provo solo pena e ribrezzo per chi ha offeso la nostra storia di tifosi abituati negli anni che furono a  ben altri uomini, dirigenti o calciatori. Provo solo pena e ribrezzo per chi ha offeso i nostri bambini, quelli che nel trenino gridavano “Forza Catanzaro” e quelli pronti a indossare la sciarpa giallorossa per sfilare in festa. Un nostro lettore, tifoso giallorosso residente a Genova, ci ha inviato una lunga mail in cui scrive, tra le altre cose: «vorrei fare sapere a questa gente che io mi vergogno come padre e davanti a mia moglie per avere fatto passare una giornata con disagi intollerabili, enormi a mio figlio portatore di handicap totale; l’unica sua colpa è di avere un padre tifoso del Catanzaro. Scusate, vi ringrazio e forza Catanzaro sempre».

Che dire poi della società. Non ce ne voglia il presidente Aiello ma sappia che, quando parliamo di inefficienze nel carrozzone, ci mettiamo tutti. Interpreti il suo “Aiello Vattene”, almeno per quanto ci riguarda, come un invito rivolto a tutti gli avvoltoi che svolazzano sulla carcassa Catanzaro. Ancora una volta abbiamo perso tutti, la città, i politici. Quello di oggi non è un triste risveglio, ma semplicemente un lungo sonno che ormai ci ha appiattito e che ci ha portato ad accettare tutto.

Ancora una volta noi catanzaresi non riusciamo a comprendere che il calcio è una cosa seria e che senza una società solida vivremo solo di ricordi che il tempo inesorabilmente sta cancellando. Non possiamo più farci del male. In questi ultimi giorni si è parlato di società, di cordate, di ritorni e di conferme, ma l’unico vero momento d’entusiasmo è stato quando sono usciti fuori i nomi proposti . 

Bisogna dire basta a questo modo di pensare il calcio: solo una proprietà forte, con una chiara e netta maggioranza (anche in cordata) potrà farci ritornare la voglia. Lo capissero i politici e, se non sono in grado di realizzare questo progetto, si dedicassero ai problemi sociali della città e della provincia. Ai grandi imprenditori diciamo di lasciare perdere contributi e sponsorizzazioni: li usassero, magari, per qualcosa di più utile alla collettività.

Solo una società seria e degna potrà regalarci qualche speranza. Se qualcuno pensa che questa strada non è percorribile, rimanga da solo con il suo giocattolino, preparandosi a cambiare la famosa frase “ma dove eravate voi quando noi andavamo a Tricase, S.Anastasia, Casal di Principe?” con un’altra che potrebbe suonare così: “ma dove eravate voi quando noi andavamo a Zagarise, Taverna, Badolato?”.

Noi ci saremo sempre. Aspettiamo il nostro Catanzaro come un messia.

SF

Autore

Salvatore Ferragina

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