C'era una volta...

Catanzaro-Napoli 0-0

Scritto da Redazione
Parte la nuova rubrica di UsCatanzaro.net che vuole ripercorrere le pagine più belle della storia giallorossa. Nella prima puntata, il pareggio all’esordio nella stagione 76-77. Oggi l’Effeccì battuto 0-1 dal Neapolis

In occasione della prima di campionato dell’Effeccì contro il Neapolis, nasce la nuova rubrica “C’era una volta…” che si propone di ripercorrere le pagine più belle della gloriosa storia del Catanzaro. Per questo numero zero abbiamo scelto, un po’ provocatoriamente, proprio una prima di campionato: il secondo esordio dei giallorossi in serie A il 3 ottobre del 1976. È il Napoli di Ferlaino e Pesaola a tenere a battesimo la matricola di Di Marzio, rinforzata dopo la promozione. È anche il giorno dell’esordio in serie A di Massimo Palanca, in un anno non brillantissimo per il mancino marchigiano alle prese con il servizio militare. Le voci, i suoni, i profumi, i sapori le emozioni della città in attesa dell’evento, raccontati da Salvatore Ferragina. Preservare i ricordi del passato per costruire il futuro. Puntonet è anche questo.

Red

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E finalmente ci siamo, Catanzaro-Napoli può avere inizio.

Dopo l’1-2 di Reggio Emilia e la solita estate tranquilla, i tifosi giallorossi parlano solo di calciomercato e aspettano il secondo esordio in Serie A. Da “ignoranti”, perché non conoscono (ancora) alcuni termini come «ricapitalizzaru? I pagaru i stipendi? U salumiere e u fruttivendulu avanzanu dinari?». Il clima-campionato è cosa fatta. ll clima-partita pure: Catanzaro-Napoli può partire.

Come per la prima Serie A, l’esordio è in casa. Allora ci toccò la Juve e trentamila tifosi si trasferirono dalla Calabria al Comunale di Torino. Oggi il battesimo è col Napoli per il “derby del sud”, definito così dalla stampa nazionale, e i calabresi si trasferiscono al “Militare”. Ma ci sono anche tanti tifosi napoletani.

Già da sabato sera si comincia a capire che le danze possono aver inizio. Capicottu, con il suo 600 familiare, ali decia da sira è già in posizione davanti alla biglietteria ma vinda banderi giallorosse e biancoazzurre. Si curca ddà non ma i napulitani ci futtanu u postu.

Alle sei della mattina di domenica, alle prime luci dell’alba, nello spiazzale davanti ai cancelli della Curva Ovest c’è già tanta gente: il Sud è a Catanzaro.

Napulitani, calabrisi e catanzarisi insieme con bandiere giallorosse e biancoazzurre stanno insieme. Senza tessera del tifoso al seguito ma ccù pana e casa, supressati e fiasco e vinu russu, rigorosamente obbligatori. Dalle sette in poi dopo i primi assaggi l’atmosfera si riscalda e inizia la sfida di canto e balli.

A na tarantella n’abballata da tutti, fimmini schetti e maritati, e ala “Calabrisella mia Calabrisella bella” si risponde conBasta ca ce sta ‘o sole, ca c’è rimasto ‘o mare” o “Quanno màmmeta t’ha fatta, quando màmmeta t’ha fatta, vuò sapè comme facette?”.

Poche forze dell’ordine, al massimo cinque o sei carabinieri, che non rifiutano un bel bicchiere di vino locale accompagnato e na fetta e supressata nostrala, pana e casa e patati e pipareddi.

Catanzaro è in festa, il quartiere dello stadio è in festa. Mia madre che ricorda i “bordelli“ della prima serie A è già incazzata: «Avera ma fina u pallona a Catanzaru», mi ribadisce. La porta di casa mia è come il Colosseo: sempre aperta. «Scusati mu dati nu bicchera d’acqua, pozzu ira alu bagnu?» fannu l’amici chi abitannu luntanu. Educatamente ci dici ca si, però poi idda ava ma pulizza e allora a capisciu.

La frase “Avera ma fina u pallona a Catanzaru” la ricorderò per sempre: in effetti è finito, ma non per colpa di mia madre.

L’orario della partita si avvicina. Quindi ora bando alle chiacchiere: bisogna entrare allo stadio si no resti all’inpiedi fin quando comincia la partita. Ora bisogna parlare di calcio e cominciano i primi commenti tecnici.

«Se, ma tu comu i vidi a Sperotto e Boccolinifa uno; risponde l’altro: «guà Sperotto è unu chi mpila e Boccolini anni arretu avia e ira in Nazionala, u cessu e chiddu chi pigghiammi da Sampadoria (ndr Sauro Petrini)». 

«U sai chi ti dicu ca st’annu a squatra c’è ca nchianavi a Platania ma a viu e comunque ha d’essera bonu u guagliuneddu biondu, Nicolini, sulu ca ava ma va duva u forgiaru ma s’addirizza i pedi»;

«On t’appricara ca ci pensanu Di  Marziu e Mastru Alfredu u scarparu», risponde l’altro.

Terminato il clima idilliaco del pre-partita, ora per novanta minuti si è avversari. La partita sta per iniziare. I calciatori fanno il riscaldamento dietro i distinti, giustamente i genti si sporgianu e cumincianu i primi incoraggiamenti.

«Improta azziccaci a palla intra l’oricchi a sti napulitani e merda»; il vicino gli fa notare: «vi ca Improta (ndr: grande giocatore, fatemi fare un elogio al nostro allenatore in seconda) è de Napuli»; «e baanculu tu e iddu allora», conclude l’altro. Aveva anticipato i tempi di circa trenta anni.

Si vede Palanca e un tifoso gli grida: «Massimè mintati a raccomandaziona ppò Militara ma u fai ccà ala Caserma e Villa Pepe». Quell’anno O’rey esordiva nella massima serie. Ma doveva fare il militare e non rese per ciò che poteva.

Comunque fa unu competente: «guagliò eu senza varva a Palanca u viu megghiu, sulu ca avera ma ngrassa nu pocu. Allora un tifoso che aveva ascoltato in silenzio la conversazione intravede Mastru Cicciu u guardianu e gli consiglia: «Cicciarè, a Palanca facci fara na cura e morzeddi da Benedettu a Via Indipendenza, m’arreccumandu fa ma su ietta prima de decia da matina ca si no on fa effettu».

S’intravede anche la dirigenza del Catanzaro. Alla vista dell’Avv.Ceravolo solo applausi, applausi e applausi, e tutti in piedi…o mo che magari si sta in piedi per dire altro. Da segnalare che Ferlaino segue Ceravolo con la dovuta stima e rispetto.

Tutto a un tratto il silenzio, gli altoparlanti (che all’epoca funzionavano) cominciano: «La Macpa carta da parati ecc ecc, vi annuncia la formazione del Catanzaro». Con il numero uno Pellizzaro, due Silipo, tre Banelli, quattro Braca, cinque Maldera, sei Vichi, sette Nemo, otto Improta, nove Sperotto, dieci Boccolini e con il numerooooo undiciiiiiiii, PALANCAAAA.

All’entrata in campo tripudio di bandiere. Ala trumba caricata ad hoc da Mastru Luigi chi fa “para para papa pa para”, risponde con un “paaaaaaaaaa” l’atra trumba, ccù tantu e campanacciu chi serva ma chiami i vacchi e i pecuri.

Le due squadre si equivalgono. Il Napoli costruito da Ferlano e Janich sulla carta è forte e sogna di poter competere con Juve e Toro che in quegli anni dominano il campionato.

Di Marzio sa bene che un punto ai giallorossi sta bene e imbriglia il Napoli. Il Catanzaro crea qualche occasione: una con Improta e una con Sperotto che arriva tardi (chi ruvina) su un cross di Nemo. Anche il Napoli è pericoloso.

Il Napoli 76-77Savoldi è il cannoniere che costò al Napoli un miliardo all’epoca. Per questo dagli spalti, essendo temuto, si prende qualche insulto «ma quala Mister Miliardo, on u vi peda e papara chi ti ritrovi». Con loro c’è anche Vinazzani e la battuta è spontanea: «Vinazzà tu vivi n’atru». Infine Chiarugi, il cascatore delle aree di rigore dell’epoca, che spesso per i suoi tuffi veniva apostrofato con il coro “buffone”.

Il portiere del Napoli è Gedeone Carmignani. Quando arriva sotto la Ovest tutti gli ricordano: «Carmignà, ta ricordi a ralla chi t’inpilau Mammi quandu eri ala Juve?».

Termina la partita ed è 0-0. Al novantesimo danno i finali, orecchie alle radioline. Duva si vidanu antenni izati c’è gente chi forma capannelli e ti grida si parri: “queti”, “mannaialamiseria”, “queti ca si no on si senta nu cazzu”.

«Chi ficia a Juventus», fa uno;  «Vinciu a Lazio 2-3», risponde l’altro.

«E u Torinu?» «Minau 3 a 2 a Sampadoria».

«Nculu!» «E chi volivi ma vinci u scudettu? On vidi chi cazzu ficiaru Foggia, Cesena, Verona e Perugia».

Lo stadio comincia a svuotarsi. Si è soddisfatti del primo punto conquistato. Qualcuno della provincia chiede: «Scusati sapiti ppè casu chi ficia a Reggina? E u Qutroni? E u Cusenza?». «No – gli rispondono – accattati a Gazzetta do Sud u matinu ca u sai. Compà ca eu fuiu ca cumincia novantesimu minutu e vogghiu ma viu si m’inquatranu ala televisiona».

«Beatu a ttia – ribatte u paisanu eu aiu m’aspettu i decia ma mi viu a Dominica Sportiva. Aspè, aspè duva cazzu vai? Ma dominica iamu a Fondi, a Pomezia o a Latina?».

«Compà ni vidimu u sabatu ala staziona da Sala ca iamu a Milanu, a San Siru, ma ci runpimu u culu all’Internazionala e chiddu merda e Mazzola».

E forza Giallorossi e forza al vero Catanzaro.

SF

P.S.: nella prima giornata del campionato di Seconda Divisione – Lega Pro l‘Effeccì Catanzaro è stato battuto per 1-0 dal Neapolis. Il gol è stato realizzato al 73′ da Bruzzese.

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