All’Ospedale Pugliese la ”Melanoma Unit”

Fino a qualche tempo fa il riconoscimento tardivo del melanoma coincideva spesso con l’esito fatale. Oggi, invece, grazie al progressivo miglioramento delle conoscenze cliniche e delle tecniche diagnostiche è possibile una diagnosi precoce della neoplasia e dei suoi precursori.

 

E in questo senso, l’Azienda Ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro si pone al passo coi tempi e con le strutture nazionali all’avanguardia nel settore per la presenza di una “Melanoma Unit”.

Come spiega, infatti, il commissario Straordinario della stessa A.O., avv. Elga Rizzo: “Nel nostro complesso, esiste già, da alcuni anni, una Melanoma Unit, coordinata dalla Unità Operativa di Dermatologia, che prevede 1’interdisciplinarietà fra varie unità operative, tra cui quella di Anatomia Patologica, Chirurgia Generale, Dermatologia Videodermatoscopia, Medicina Nucleare, Oncologia, Laboratorio di Analisi Ematochirniche, Laboratorio Analisi RIA, Radiologia, Radioterapia, Chirurgia Pediatrica, Neurochirurgia, cui spetta il compito di affrontare i diversi step previsti per un corretto approccio alla prevenzione, terapia e follow up della malattia”.

Ma non solo. Come sottolinea l’avv. Elga Rizzo, il paziente viene monitorato anche in fase che potremmo definire post-emergenza: Nell’Unità Operativa di Dermatologia dell’A.O. – aggiunge il Commissario Straordinario – esiste un Registro melanoma ove vengono annotati tutti i pazienti affetti da melanoma e il loro follow up che è personalizzato in funzione dello stadio di malattia. Follow up che prevede una durata da 5 a 10 anni, periodo durante il quale i pazienti effettueranno, oltreché visite dermatologiche, esami ematochimici e strumentali cadenzati e dettati dall’evoluzione clinica della malattia”.

Il tutto per un percorso medico-scientifico che, nella Medicina moderna, è in grado di partire addirittura dalla genesi della patologia, come evidenzia il direttore dell’Unità Operativa di Dermatologia del presidio ospedaliero “Pugliese”, dott. Giancarlo Valenti: “Grazie al costante miglioramento delle conoscenze relative all’eziopatogenesi siamo in grado di individuare molteplici fattori di rischio ambientali ed individuali, intesi come condizioni premonitrici o favorenti all’insorgenza del melanoma, la cui rimozione o riduzione al minimo effetto potrebbe significare ridurre il rischio di sviluppare la neoplasia”.Negli Usa, per esempio – prosegue il dott. Valenti che fornisce così alcuni dati statistici -, l’incidenza del melanoma è di circa 15 casi l’anno ogni 100mila abitanti ed occupa il 7° posto tra i tumori maligni più frequenti, senza contare come sia il più frequente in assoluto nelle donne tra i 25 e i 29 anni di età. In Australia, poi, l’incidenza raddoppia ogni 10 anni e si registra la più alta incidenza arrivando a circa 40 casi l’anno ogni 100mila abitanti. In Italia, dai dati di sorveglianza nazionale, incompleti e frammentari, si rileva un’incidenza di circa 13-14 casi l’anno ogni 100mila abitanti, con tassi di mortalità che sono più alti per gli uomini che per le donne (3,5 per gli uomini e 1,6 per le donne)”.

Di certo, pur non essendo ancora conosciuti del tutto i fattori eziopatogenetici del melanoma , tra le cause genetiche di insorgenza del problema il dott. Valenti sottolinea come “sia ormai noto che le radiazioni ultraviolette solari giochini un ruolo centrale nell’insorgenza di questa neoplasia”. “La presenza, altresì, di un elevato numero di nevi melanocitici rappresenta l’altro grande fattore di rischio dei melanoma. Infatti, numerosi nevi melanocitici compresi quelli localizzati in sedi come il cuoio capelluto, i glutei, il palmo delle mani e le piante dei piedi e la presenza di nervi atipici o displasici costituiscono un aspetto particolarmente pericoloso tanto da farci considerare questi ultimi come dei “premonitori” del melanoma”. Come ausilio per la diagnosi, la Medicina specialistica si avvale di quella che, in gergo medico, è stata ribattezza come la regola dell’ABCDE. “E’ formula mnemonica – aggiunge il dott. Valenti – che riassume i 5 caratteri morfologici clinici più importanti nel sospetto diagnostico di melanoma: Asimmetria, Bordi irregolari, Colore variegato, Dimensioni maggiori di 5 mm, Evoluzione dalla lesione. L’insieme dei segni clinici del ABCDE rappresenta, a tutt’oggi, uno standard affidabile per il sospetta diagnostico dì un melanoma, in quanto consente di riconoscere un elevato numero di tali lesioni e può essere applicato nello screening di base delle lesioni pigmentate”.

Scoperte le cause, tuttavia, per combattere e affrontare tempestivamente la patologia urge lavorare sulla prevenzione. “Prevenzione che – conclude il dott. Valenti – costituisce, alla luce di quanto detto, un aspetto fondamentale, il cui scopo é quello di ottenere una diagnosi precoce del melanoma, ma che, allo stesso tempo, dovrebbe avvalersi di strumenti adeguati. Mi riferisco a campagne d’informazione e sensibilizzazione, mediante la stesura di depliant o brochure o l’organizzazione di conferenze sul melanoma e su come comportarsi nei confronti dell’esposizione solare; all’autocontrollo, da parte del paziente sensibilizzato al problema; all’osservazione di regole in tema di fotoprotezione, che si compendia nella non esposizione solare nelle ore più calde della giornata; alla preparazione di campagne di screening e/o visite dermatologiche periodiche con ausilio della Dermatroscopia; all’exeresi chirurgiche preventive di nevi melanocitici atipici/displasticì quindi considerati a rischio”.

Autore

Salvatore Ferragina

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