Il Rompicalcio

Agnolin e i fantasmi di un 2-2

I cartellini di Chieti e la supersfida col Perugia dell’ex arbitro: torna a Catanzaro la sindrome da accerchiamento 


 

È il 10 aprile del 1988. Alberto Tomba viene portato in trionfo nella sua città sulla Tomba-mobile scoperta dopo i due ori di Calgary. È una gara che vale la promozione per il lanciatissimo e spettacolare Bologna di Maifredi, capolista in serie B. Di fronte l’ultimo grande Catanzaro, targato Guerini, terzo in classifica e in piena bagarre promozione. Il Dall’Ara è una bolgia. La partita è vibrante. Marocchi e Bongiorni fissano il punteggio sull’1-1. Poi il fattaccio. Rossi in contropiede serve Palanca prima di essere steso, e O’ Rey la butta dentro. Il guardalinee alza la bandierina per un fuorigioco inesistente. L’arbitro prima convalida, poi dopo un conciliabolo col suo assistente annulla. Nel frattempo i ragazzi di Guerini esultano, mentre il massaggiatore giallorosso presta soccorso a Rossi rimasto a terra. Il Bologna riparte con il Catanzaro sbilanciato. Tre passaggi, Marronaro evita il recupero alla disperata di Zunico, accorso a festeggiare coi compagni, e deposita nella porta vuota. Gol: da 1-2 a 2-1 in 30 secondi. Palanca pareggerà ma la storia del Catanzaro – dopo altre vicissitudini arbitrali nelle partite successive – cambiò con quella partita.

DA BOLOGNA A STOCCARDA – Il fischietto era Gigi Agnolin, uno dei migliori arbitri italiani della storia. Che aveva diretto qualche mese prima la finale di Coppa Uefa tra Ajax e Lokomotiv Lipsia e che, 45 giorni dopo il disastro di Bologna, fu “premiato” con la finale di Coppa dei Campioni a Stoccarda tra Psv Eindhoven e Benfica. Quel giorno però prese una topica colossale, di quelle che ti porti dentro per una vita e che a distanza di 25 anni ti fanno ancora imprecare. Del resto lo stesso arbitro vicentino ammise lo sconcertante errore del “Dall’Ara”. Domenica Agnolin tornerà a Catanzaro nella sua nuova veste di Direttore Generale del Perugia per una sfida di vertice. Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta e la civiltà dei catanzaresi farà il resto: l’ex arbitro oggi è semplicemente un dirigente di una squadra avversaria e la società lo accoglierà giustamente con stile e rispetto. 

I GIALLI DI CHIETI – E con Perugia-Catanzaro torna la sindrome d’accerchiamento nell’ambiente catanzarese, popolato ancora dai fantasmi di Agnolin, di D’Elia, di Matarrese, di Vicinanza e tanti altri. Succede nell’immediato dopo-partita di un altro 2-2, stavolta a Chieti in un recupero infrasettimanale di quarta serie e con uno stadio mezzo vuoto. Succede che il signor Lanza di Nichelino (sezione storica che lanciò Pairetto), alla sua 21° partita di in Lega Pro (solo 4 in Prima Divisione) viene designato per la partita che precede il big match tra Perugia e Catanzaro. Succede che il Catanzaro ha sei diffidati e che Lanza sventola in 90 minuti di una partita sostanzialmente corretta ben 7 cartellini gialli all’indirizzo dei ragazzi di Cozza (più il medico espulso dalla panchina) e solo uno nei confronti dei padroni di casa. Il Catanzaro aveva collezionato complessivamente 10 cartellini nelle ultime 5 partite. Maisto e Squillace non giocheranno domenica. Alcune ammonizioni sono sembrate eccessive nella gara di ieri. I giocatori sembravano quasi impauriti dall’atteggiamento dell’arbitro che peraltro ha regalato al Chieti la prima punizione da cui è scaturito il pareggio abruzzese al 90’. Una giornata storta ci può stare ma i fantasmi sono subito tornati di moda in vista della supersfida di domenica. Una partita sentitissima sui tre colli dopo anni di oblio. In città cresce l’attesa, tanto che in nottata una quarantina di tifosi ha deciso di aspettare la squadra di ritorno da Chieti per farle sentire calore e affetto. Anche da Perugia partiranno tanti tifosi per una giornata di calcio e di sport. Il fischietto designato, stavolta l’esperto Pasqua di Tivoli, avrà un’enorme pressione sulle spalle. 


LA PARTITA PERFETTA
– Cozza, nella conferenza stampa ha puntato il mirino sull’arbitro di Chieti, parlando apertamente di malafede. Forse avrebbe potuto tenere i toni leggermente più bassi, evitando di alimentare sospetti. Non si può ospitare il designatore Stefano Farina in tribuna al “Ceravolo” e un mese dopo gridare al complotto. Forse Cozza ha voluto spostare il tiro dai suoi ragazzi ad altri fattori esterni: un “trucco” utilizzato più volte dal mister per tenere i calciatori lontani dalle critiche. La banda giallorossa arriva allo scontro al vertice dopo 7 successi consecutivi e la quasi-vittoria di Chieti che rischia di pesare psicologicamente. Dovrà essere bravo il mister a ricaricare le batterie, soprattutto mentali, ai suoi uomini. Il Catanzaro è più squadra del Perugia, anche se le due assenze saranno pesanti. Mancherà la propulsione di Squillace sulla sinistra, una delle migliori frecce all’arco di Cozza per scardinare le difese avversarie. Servirà la partita perfetta. Per questo andranno limati quei piccoli errori difensivi che ogni tanto si ripetono. Bruciano due gol subiti da palla inattiva: il “solito” gol di testa su uno spiovente dalla trequarti e un errore di posizionamento della barriera in occasione del pareggio.

FATTORE “CERAVOLO” – L’uomo in più dovrà essere il “Ceravolo”, ancora mutilato dell’apporto dei Distinti, ma capace in queste occasioni di spaventare gli avversari, ribollendo di passione. I ragazzi di Cozza e Cosentino adesso hanno bisogno dei tifosi, in vista dello sprint finale a 3 con Perugia e Lamezia. Quest’anno c’è la possibilità di giocarsela ad armi pari e senza scheletri societari. Dopo una valanga di delusioni e di vergogna c’è la voglia di riappassionarsi a queste sgualcite casacche giallorosse. Per allontanare fantasmi che non vogliamo più vedere.

Ivan Pugliese

ivan@uscatanzaro.net

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