Intervistiamo

A rischio demolizione la casa del poeta Achille Curcio

Scritto da Redazione

E’ nato ottantuno anni fa questo poeta calabrese. Vive a Catanzaro, dove ha insegnato nel carcere minorile. Poeta in vernacolo, che predilige i temi tipici della poesia calabrese in dialetto: la vita della città, la famiglia, l’amore per la terra, il paesaggio, l’aggancio sociale, l’emigrazione, la povertà, la disposizione etica. Costruì 50 anni fa, con le proprie mani la sua casa a Calalunga. La costruzione del nuovo lungomare di Montauro, cinquant’anni dopo, purtroppo ne prevede la demolizione.

 Ottantuno anni dunque , classe 1930. Ottantuno anni di cultura, di poesia, di amore. Passione viva per la propria terra, per la propria tradizione. Una vita dedicata a quel suo dolce motivo di esistenza: la poesia. Ecco chi è Achille Curcio, indiscusso divulgatore del nostro dialetto, delle nostre tradizioni tradotte in un fermo immagine che diviene parola scritta come per magia. Una magia che racconta della nostra amata terra, a volte dannata, a volte no, della normale e serena quotidianità.

Un poeta che alla Calabria ha dato lustro, voce, a chi magari voce non ha trovato, memoria alle nuove generazioni che loro malgrado disconoscono la bellezza di alcuni gesti, di alcuni valori che senza la poesia andrebbero dispersi.

Poesia come motivo di vita, come concretezza di quei valori, e di quei principi, espressi mediante emozioni e sensazioni, e di cui la casetta in legno costruita 50 anni fa con le proprie mani e sudori, ai piedi del mare nella zona di Montauro, per il poeta è stata fonte di idee, ispirazioni.

 Oggi però quelle emozioni sono spezzate si sono arrese, sono divenute tristezza, Achille Curcio è abbattuto nello spirito, nel suo nobile e sensibile animo, causa l’imposizione che andrebbe a distruggere lui e la sua casa.

La costruzione del nuovo lungomare su Montauro non prevede l’ostacolo della casa del poeta. Va distrutta, rasa al suolo, cancellata, spazzata via. Buttata in mare. Quella casa che non è soltanto una casa di legno, ma culla di ricordi, emozioni, luogo dove una fetta importante della nostra cultura ha visto la luce ed è divenuta patrimonio condivisibile, bene da tramandare alle generazioni che verranno. Una casa in cui in 50 anni che è stata raccontata la Calabria, ed ospitato intellettuali di grande spessore ed a livello nazionale.

Quel simbolo di cultura, che ha vissuto di sembianze di legno, oggi deve cedere il posto all’isola pedonale o alla pista ciclabile. E’ triste solo il pensiero di vedere questo grande poeta calabrese demoralizzato, abbattuto nello spirito, messo al margine dei suoi legami più intimi, da un evento che andrebbe a distruggere non quelle pareti di legno, ma le pareti dell’anima sua, e di una vita spesa per la poesia.

Hanno già detto no le Università di Cagliari e di Praga oltre a tantissimi normali cittadini e diversi intellettuali nazionali. Le necessità a volte, sarebbe il caso di ricordarlo, non sono soltanto quelle materiali, legate agli interessi, ai tornaconti, le necessità sono soprattutto valore di un interiorità che la poesia solleva e stima, che nel corso dei secoli ha cullato ed accompagnato,e che non dovrebbero andar disperse al vento.

 

Antonella Quattrone

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Redazione

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