Intervistiamo

Proposta per salvare Catanzaro e la democrazia [di Nicola Fiorita]

Scritto da Redazione

Pubblichiamo l’opinione-appello di Nicola Fiorita, docente di Diritto Ecclesiastico all’Università della Calabria, sull’esito delle elezioni amministrative di Catanzaro del 6-7 maggio. Una tornata elettorale che ha visto dopo 4 giorni di attesa e riconteggi, di schede sequestrate e indagini della procura, di sospetti di brogli e compravendita di voti, la proclamazione al primo turno (con soli 130 voti di scarto rispetto al quorum necessario) di Sergio Abramo, vittorioso sul candidato del centro-sinistra Salvatore Scalzo e su altri tre aspiranti sindaci minori. Dopo l’iniziale disinteresse, una sorta di cancellazione del capoluogo dal panorama mediatico nazionale, a poco a poco quotidiani e televisioni hanno iniziato ad indagare sul caso-Catanzaro. Mentre il sindaco Abramo si è tuffato nel lavoro, in città si fatica ancora a parlare dei problemi di sempre. Rifiuti, infrastrutture, mobilità, crisi economica hanno lasciato il posto ad argomenti come le “schede ballerine”. Una situazione che, secondo Fiorita, rischia di compromettere l’autorevolezza di Abramo, la credibilità delle isituzioni e la stessa democrazia.

Red


 

I principali organi di informazione nazionali hanno dedicato, in questi ultimi giorni, lunghi e preoccupati servizi alle vicende elettorali catanzaresi. Questa attenzione non può sorprendere, dovendo semmai stupire il ritardo con cui giornali e partiti si sono accorti di quello che stava accadendo nella città capoluogo della nostra Regione.

Gli episodi accaduti a Catanzaro, infatti, hanno carattere eccezionale e sono di assoluta gravità. I sospetti di brogli, le irregolarità formali già riscontrate in una sezione, le indagini sulla compravendita di voti, il diffuso clima di illegalità che la città intera conosce minano alla radice i capisaldi del sistema democratico, espropriano la popolazione del diritto fondamentale di scegliere i propri governanti e indeboliscono la fiducia nelle istituzioni e nello Stato di diritto. Quello che è accaduto a Catanzaro non riguarda – non può riguardare – soltanto Catanzaro.

Ho vissuto con una certa partecipazione la campagna elettorale e le convulse operazioni di scrutinio e può essere che la scelta di schierarsi con uno dei candidati influenzi, almeno in parte, il mio giudizio e non mi consenta, per quanto mi sforzi, di valutare obiettivamente tutte le circostanze. Ma è certamente accaduto qualcosa di estremamente importante e nessuno, credo, può davvero immaginare di proseguire oltre come se niente, invece, fosse successo. Questa città ha diritto ad essere governata senza ombre, senza macchie e senza ipoteche sul futuro. Un sindaco eletto per una manciata di voti – sottoposto allo stillicidio quotidiano di ricorsi, privato nella propria autorevolezza da una serie incredibile di denunce da parte di cittadini, reso claudicante da un risultato ancora da verificare e da indagini gravissime che riguardano esponenti della sua maggioranza – non è un sindaco credibile, né può rappresentare efficacemente l’istituzione comunale.

E se pure ha ragione Sergio Abramo quando dice che le responsabilità penali sono personali, egli deve considerare che le responsabilità politiche sono invece collettive, e che l’eventuale accertamento di una compravendita di voti investe la credibilità politica del suo progetto e più in generale chiama tutta la cittadinanza a reagire con vigore. Un’elezione decisa dall’acquisto di voti è la negazione della democrazia, ovvero la cancellazione dei principi ultimi su cui si regge il nostro stare insieme.

E’ per queste ragioni che, nel clima di incertezza e sgomento che vive Catanzaro, Sergio Abramo non può pensare di fare il sindaco come se nulla fosse. E’ per queste ragioni che avanzo al candidato provvisoriamente indicato come vincitore la modesta proposta di assumere un’iniziativa volta a salvare la democrazia e il valore condiviso della cittadinanza, convocando tutti gli altri candidati e decidendo con loro una strategia politica che consenta alla città di uscire da questo drammatico stallo: si rivoti, si vada la ballottaggio, si prolunghi il commissariamento, ma rinunci Sergio Abramo a ricoprire la carica di sindaco sino a quando non si avrà certezza di cosa è accaduto nei giorni del 6 e del 7 maggio.Chiedo a Sergio Abramo di valutare serenamente questa prospettiva, nella consapevolezza che la democrazia è un bene troppo prezioso per sottoporlo a queste tensioni e a strappi senza ritorno.

E’ un bene che appartiene a tutti e davvero non si riesce a comprendere il senso di dichiarazioni come quelle che sono state pronunciate nei giorni scorsi dal consigliere regionale del Pdl, Domenico Tallini. Sostiene, questo importante esponente politico, che coloro che si stanno battendo per l’accertamento della regolarità delle operazioni di voto sarebbe paragonabili agli ultras del Genoa che con la violenza impedirono qualche settimana addietro la conclusione di una gara di campionato, in ragione della sconfitta della propria squadra.

Mai paragone mi è apparso più sconclusionato e pericoloso, non tanto perché  il centrosinistra catanzarese si è mantenuto rigorosamente nell’alveo della legalità, invocando l’intervento delle istituzioni e mai sostituendosi agi organi competenti, ma perché si confonde una battaglia in difesa della regole con una azione contraria alla regole e finalizzata a sovvertirle. Casomai, coloro che in questi giorni raccolgono le denunce, verificano i dati, scoprono le malefatte e gli imbrogli mi appaiono simili agli angeli del fango che nel 1966 salvarono Firenze dall’alluvione.

L’alluvione che ci travolge in questi giorni è quello della criminalità, del malaffare, del voto di scambio, del voto controllato, dei ladri che ci rubano la democrazia, dei grandi e piccoli ricatti che ricoprono di fango la nostra libertà. Quello che è in gioco è un bene che non ha partiti né schieramenti, che chiede a tutti di intervenire per ripristinare le condizioni minime del vivere civile, che chiede a tutti di mettersi al lavoro per ripulire la città dal fango. Perché la democrazia e Catanzaro valgono più di una fascia tricolore.

Nicola Fiorita

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