Ponte Bisantis

Un Catanzaro da seguire minuto per minuto

Scritto da Redazione
Il miracolo sportivo dopo anni da incubo, il ritorno della passione, il lavoro per il futuro nel pezzo di Giuseppe Bisantis

Ci sono tanti modi per gioire, per festeggiare, per vivere un momento di felicità. Anche io, come tanti di voi, avrei voluto urlare a tutti il mio stato d’animo, la mia liberazione da anni e anni di delusioni, frustrazioni, umiliazioni. Un urlo reso ancora più forte dal modo in cui eravamo ridotti esattamente un anno fa. Davanti c’era il baratro, con la beffa di una salvezza ottenuta dopo il campionato peggiore della nostra storia, ultimi tra gli ultimi ma ripescati perché il Pomezia si era iscritto al campionato presentando una fidejussione compilata a penna sulla carta del pane.

Dov’erano gli ispettori, la Covisoc, il presidente Abete così solerti qualche mese dopo nel cercare in tutti i modi di vietare l’iscrizione del nuovo Catanzaro? Nonostante l’insperato ripescaggio il Catanzaro era ridotto come un cumulo di macerie. Spariti tutti. Altro che ripescaggio! La prospettiva era scomparire definitivamente. Il miracolo sportivo che tutti conosciamo ci ha fatto ritrovare una forza che pensavamo di aver perso e così ognuno ha potuto gioire a modo suo. Io ho scelto di aspettare qualche giorno anche per evitare di salre sul carro dei vincitori. Ma dentro di me ho vissuto un turbinio di emozioni forti, di ricordi piacevoli ma anche di sofferenze.

Sono passate facce, nomi, stadi vuoti, campi improbabili, magliette scolorite ma niente ha scalfito la passione immensa per questa squadra. Ho vissuto una gioia molto intima ma non meno forte. Nella vita si cambiano città, case, amicizie, mogli o fidanzate ma la squadra del cuore mai. Se si è veri tifosi.

Quest’anno mi ha fatto capire che il calcio poteva essere ancora passione e non solo un lavoro, per altro bellissimo e, per fortuna, ricco di soddisfazioni. Di questo devo ringraziare gli artefici del miracolo sportivo. Il presidente Cosentino su tutti. Si è messo a scavare su un terreno che era diventato pietra e con le sue braccia è arrivato a trovare l’acqua.

Una vera e propria risorgiva, un torrente sotterraneo, grazie al quale ora si può seminare per creare qualcosa di florido, colorato, fruttifero. Cosentino è stato l’uomo giusto al posto giusto e ha avuto il merito di capire che questa città andava stimolata, dopo anni di umiliazioni, e avrebbe risposto. Eccome se ha risposto!

Poi metto Ciccio Cozza. Non era facile iniziare la carriera al buio. Sarebbe stato più comodo accettare un settore giovanile invece di arrivare in una piazza depressa senza neanche la certezza della categoria cui sarebbe stata iscritta. Ha iniziato con una rosa ridotta, ha avuto gli innesti giusti a gennaio, ha costruito un gruppo granitico tenendolo al riparo da influenze esterne, alla base dei fallimenti degli anni precedenti. Cozza è ancora giovane ma si intravedono tutte le caratteristiche del grande allenatore. Ha la giusta personalità, sa difendere i suoi giocatori ma sa anche tirare fuori il loro orgoglio con scelte che in altri tempi avrebbero spaccato lo spogliatoio, vedi quelle sostituzioni dopo venti minuti. Non si preoccupi del carattere spigoloso che lo ha portato ad avere rapporti non sempre idilliaci con la stampa locale. Cito Marcello Lippi (che ansia inervistarlo ai tempi della Juventus!), Fabio Capello che Cozza ha definito il suo maestro o anche José Mourinho. Scontrosi ma consapevoli dei propri mezzi, tecnici e caratteriali.

Tra i giocatori metterei tutti sullo stesso piano ma, se proprio devo sceglierne uno, voto per Michelangelo Papasidero. Fateci caso, è l’emblema della rinascita. Anni e anni nel dimentiatoio dei campionati minori ma le qualità c’erano. Aveva solo bisogno di qualcuno che gli desse fiducia il buon Papasidero, al resto ci ha pensato lui. Non è il più forte, certo, ma è senz’altro un simbolo.

Abbiamo tutti fiducia nel presidente Cosentino, nel suo entusiamo, nel suo aver coinvolto la famiglia, nelle sue ambizioni. Io mi permetterei di chiedere al presidente di tenere lontano il Catanzaro dalla politica. La squadra appartiene a lei, presidente, ma anche alla città. Una città che non era mai stata così unita attorno ai due colori, il giallo ed il rosso, nessun altro. Per questo non ho visto come una mossa felice l’invito alla festa del presidente della Regione Scopelliti. Era un giorno di elezioni ma era soprattutto il giorno del pallone.

C’e’ solo il Catanzaro” si sentiva in sottofondo mentre i diecimila subissavano di fischi il presidente della Regione che avrà avuto i suoi meriti ma anche i suoi interessi. E’ dichiaratamente tifoso della Reggina, un anno fa l’ho visto allo stadio Silvio Piola di Novara per i play off promozione con la sciarpa amaranto al collo. Io, con il rispetto di tutti, non metterei mai altri colori al collo che non siano quelli della mia squadra e così è per tutti voi. Ma c’e’ altro.

Ricordo una frase sfuggitagli pochi giorni dopo il suo insediamento su Reggio Calabria capoluogo, cosa che, formalmente, non c’è mai stata nonostante qualche reggino ne sia convinto. E poi Scopelliti ha portato in Regione, lui ma anche i voti dei catanzaresi, uno dei due protagonisti del fallimento dell’U.s. Il tutto in un periodo in cui la classe politica è tutta ai minimi storici di gradimento da parte della gente alle prese con una crisi interminabile. Ma davvero, presidente Cosentino, pensava ad un’ovazione per Scopelliti? No, è troppo furbo per pensarlo. Enrico Mattei diceva che i politici erano come i taxi. Ci saliva su, pagava e poi li lasciava andare. Lei certo non li paga ma li usi per quello che le spetta e poi li lasci andare. Come forse avrebbe potuto lasciare andare nel dopo partita e non chiedere ai tifosi le scuse pubbliche. I fischi di diecimila persone valgono più di ogni risposta. E anche Cozza è stato infelice con quella battuta sul suo futuro a Catanzaro. La festa era di Cosentino, di Cozza ma anche dei tifosi. E forse quell’amico non era stato invitato da tutti.

La politica a Catanzaro ha contribuito in tanti modi ad affossare la società giallorossa. Senza distinzioni di schieramenti. Come scordare che l’anno spartano sia stato gestito (?) dalla giunta Olivo, centro sinistra, nella maniera più assurda? Dapprima avallando la nascita di una società senza speranze, poi sparendo di fronte ai primi problemi oppure riapparendo in modo del tutto inapproprato. Come dimenticare l’assessore Gatto accanto ad un sedicente direttore generale, sedicente uomo mercato, sedicente esperto di calcio? Unica cosa che di sé non diceva era la sua radiazione da parte della Federcalcio. Ma gli sarà sfuggito……L’ex sindaco Traversa avrà contributo alla nascita della nuova società salvo poi lasciare l’incarico e scegliere di rimanere nel Parlamento peggiore dello storia repubblicana. Da ultimo, un’elezione comunale finita nelle aule di giustizia con tanto di proclamazione sub judice del nuovo primo cittadino. Ma ora, presidente Cosentino, chieda quello che le spetta come imprenditore al resto ci penseranno i tifosi.

Abbiamo avuto il merito e la fortuna di chiudere il discorso promozione ai primi di maggio. Quale occasione irripetibile per programmare la nuova stagione ma anche per sciogliere gli intricati nodi ancora presenti? Lo stadio va ultimato subito. Con un campionato ambizioso in Prima Divisione si può andare da un minimo di diecimila a un massimo di quindicimila persone a partita. In caso contrario sarebbe, per lei, un danno economico non irrilevante. Il campo di allenamento è fondamentale anche perché il caro e vecchio prato del Ceravolo in questa stagione ha contribuito al miracolo ma non potrà reggere in eterno. Lei chieda il suo, presidente, e lo sta già facendo, poi ci saranno i tifosi. Se il Ceravolo non avrà l’agibilità in tempo utile sono sicuro che quei famosi fischi si riverseranno sui nuovi responsabili e non sarà una cosa piacevole. Anche perché, con tutto il rispetto, noi a Reggio Calabria non ci vogliamo proprio andare. O meglio, ci vogliamo andare per giocare e vincere contro la Reggina…..

Detto questo ringrazio ancora il presidente Cosentino per l’estate che sta per farmi vivere. Finalmente calcio, mercato, progetti tecnici, un allenatore sicuro e non iscrizioni, fidejussioni, patemi d’animo e effimere esultanze per un’iscrizione all’ultimo minuto salvo poi rendersi conto che non c’erano ne società ne squadra. Tra Europei e Olimpiadi il mio ineludibile soggiorno estivo calabrese sarà molto limitato ma non smetterò mai di seguire da ogni luogo, minuto per minuto, il mio, il nostro, grande Catanzaro.

Giuseppe Bisantis

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