Capellupo (PD) e la preoccupazione sul piano delle Poste Italiane

Preoccupa  e non poco il piano di razionalizzazione proposto da Poste Italiane in questi giorni. Il quadro è allarmante perché in Calabria il taglio coinvolge circa 100 uffici che, è inutile dirlo, rappresentano un presidio fondamentale dello Stato nei territori sui quali insistono.
Nella sola provincia di Catanzaro sono inspiegabilmente 20 gli uffici destinati a chiudere con una decisione unilaterale di Poste Italiane.
Ad essere colpiti saranno nella provincia capoluogo di regione: Badolato, Gimigliano, Albi, Montepaone, Chiaravalle, Cropani, Serrastretta, Falerna, Magisano, Feroleto Antico, Santa Caterina, Tiriolo, San Sostene, Sellia, Maida, Conflenti, Lamezia terme e Catanzaro che perderà lo strategico ufficio del quartiere Santa Elia.
E la notizia lascia perplessi perché non si tratta di uffici improduttivi ma di presidi attivi e strategici che erogano un servizio essenziale, soprattutto, in paesi decentrati ed in frazioni e quartieri periferici.
Sono interfacce fondamentali per famiglie ed anziani ed è evidente che una razionalizzazione, anzi un taglio irrazionale come da più parti ampiamente definito, rappresenta una menomazione ai diritti di cittadinanza delle fasce più deboli della popolazione. Famiglie e pensionati per pagare le bollette, ritirare la pensione o usufruire di altri servizi essenziali saranno costretti a spostarsi anche di molto alla ricerca di altri uffici postali, incorrendo in difficoltà ed aumenti di spesa. 
Una scelta assurda che non tiene conto del servizio che Poste Italiane eroga e della sua importanza in realtà come quella calabrese.
Sarebbe utile sapere quali sono le motivazioni di simili scelte. Con quali criteri Poste Italiane ha deciso di chiudere il suo presidio in una località piuttosto che in una altra. Quale è il piano industriale che Poste Italiane ha per la provincia di Catanzaro e  per l’intera regione Calabria.

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Redazione

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