Quando si parla di cultura non dimentichiamo gli archivi

La nota dell’Osservatorio per il Decoro Urbano di Catanzaro

Archivio Storico Comunale Catanzaro CHIUSO

Abbiamo letto con estremo interesse sia le considerazioni e le preoccupazioni del consigliere comunale catanzarese Vincenzo Capellupo, sia la pronta replica del vicesindaco di Catanzaro ed assessore alla cultura Sinibaldo Esposito. Entrambi affrontano il grande tema della “Cultura” a Catanzaro, l’uno con lo sguardo rivolto verso un futuro nel quale auspica che si possa affermare una strategia di ottimizzazione degli investimenti pubblici e di attrazione di risorse private, il secondo con nella mente enfatici ricordi di un passato non troppo lontano e buoni proponimenti per un domani che si presenta arduo, da maniche rimboccate e tasche vuote, ma comunque pieno di attenzioni per “riaffermare il ruolo e il valore della cultura nella città capoluogo di regione”.I due uomini politici si soffermano sulle diseconomie del Politeama, sulle difficoltà esistenziali dell’Accademia di Belle Arti e del Conservatorio Musicale, sulla chiusura dei cinema cittadini, sull’agonia del complesso monumentale del San Giovanni, sulla mancata integrazione dell’Università Magna Græcia e sulle tante altre facce della poliedrica questione culturale, nella quale sembrano rientrare anche le esibizioni canore.Nessuno dei due, però, ha fatto riferimento agli ancora irrisolti problemi dell’Archivio di Stato e dell’Archivio Storico Comunale che, fatalmente, sebbene si tratti di due vicende totalmente diverse, subiscono la sorte di essere accomunate dal disinteresse che viene loro riservato e sulle quali speriamo che il nostro intervento possa riportare la giusta attenzione.La sede catanzarese dell’Archivio di Stato celebrerà, nel 2018, duecento anni di una attività sempre caratterizzata da difficoltà di ogni genere. Le relazioni dei vari Direttori succedutisi durante questo lungo lasso di tempo ci danno conto di quanto questa importante istituzione culturale si sia dovuta misurare con ristrettezze economiche, con scarsezza delle risorse umane, con l’angustia dei locali, con l’insufficienza degli scaffali, con malsani depositi sotterranei e, finanche, con feroci attacchi di ratti e parassiti. Tutto questo fino ad aprile del 2011, allorquando, in una sintomatica e beneaugurante giornata primaverile, il Comune di Catanzaro e la Direzione regionale calabrese dei Beni Culturali, davano formale esecuzione alla convenzione precedentemente firmata a Roma presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e, di fatto, sancivano la (ri)nascita dell’Archivio di Stato catanzarese, da allocare nell’ampia struttura dell’ex Mattatoio che sarebbe stata ristrutturata a spese del Ministero.Era l’aprile del 2011; di lì a poco si sarebbe tenuta la tornata elettorale che ha consegnato alla nostra Città una delle più brevi e traumatiche consiliature della sua storia e, forse, nella generale confusione, la “pratica” dell’Archivio di Stato è finita nel cassetto del dimenticatoio dal quale sarebbe opportuno che fosse recuperata per farla tornare in vita.Molti più breve, invece, l’avventura dell’Archivio Storico comunale di Catanzaro; tra la data della sua inaugurazione, marzo 2010, e quella della sua chiusura, novembre 2011, passano infatti appena venti mesi.A dire il vero, la struttura culturale comunale è solo “temporaneamente” chiusa al pubblico per “interventi non procrastinabili” che avrebbero dovuto avere la durata di tre settimane e che avrebbero “permesso la ripresa dei servizi agli inizi di dicembre” (si tratta del dicembre 2011 e non di quello del 2012). Questo è quanto si legge in uno stringato comunicato diramato il 7 novembre 2011 dall’assessore alla cultura della già ricordata brevissima amministrazione partorita dalle urne del 15 e 16 maggio 2011.Delle due l’una, o i lavori si stanno protraendo oltre tempo, oppure di questi non c’era alcuna necessità ed erano solo una ingenua quanto irriverente scusa, di fronte alla cittadinanza, per nascondere altre oscure ed inconfessabili circostanze.Noi non abbiamo mai avuto dubbi su cosa potesse celare quell’atto posto in essere da quell’assessore alla cultura e ci premurammo di sollecitare pubblicamente, il 14 dicembre 2011, la riapertura dell’Archivio storico comunale nell’interesse dei numerosi utenti, studiosi e ricercatori di Catanzaro e del resto della Calabria. Con l’occasione rimarcammo che sia il testo unico degli enti Locali, n. 267 del 2000, sia il testo unico dei beni culturali, il cosiddetto codice Urbani, del 2004, stabiliscono l’esistenza, la consultabilità e la insopprimibilità, per gli Enti pubblici, di un archivio storico, separato rispetto all’archivio corrente, con la notazione – giacché oggi ci si deve scontrare con politiche di revisione della spesa – che, alla luce della insopprimibilità degli Archivi storici sancita dalla legge, se il Comune si fosse trovato nella eventualità di risparmiare sulle risorse da spendere avrebbe dovuto attingere ad altri capitoli di spesa o sopprimere altre strutture.Non vorremmo che anche questa “pratica” fosse finita nel cassetto sbagliato, in quel polveroso e buio cassetto dove tutto diventa difficile, dove nessuno vuol mettere le mani e dove, lì sì, la Cultura, quella vera, viene sacrificata in nome di qualche concerto in più. 

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Redazione

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