Ponte Bisantis

Ortoli, un’enciclopedia del calcio

Questione allenatore e direttore sportivo, nuovo appuntamento con la rubrica di Giuseppe Bisantis

Confesso che ci ho pensato parecchio prima di scrivere questo Ponte in questo particolare momento. Qualcuno dirà: “Troppo facile farsi vivo dopo una grande vittoria“. Per non dare l’impressione di salire sul carro dei vincitori, anche se domenica siamo stati tutti un po’ vincitori, provo a dire che è più facile scrivere quando le cose vanno male e non quando vanno bene e infatti le cose non vanno ancora bene e la classifica sta lì a ricordarcelo.

In realtà, questo è un intervento dettato da pura scaramanzia, visto che l’anno scorso scrissi un Ponte Bisantis dopo la vittoria di Perugia con tutto quello che significava e che da allora è iniziata una specie di cavalcata trionfale. Siccome tutti speriamo che la storia possa ripetersi ecco il mio minimo contributo alla comune causa giallorossa. Ho seguito tutto il dibattito nelle settimane nere segnate dalle quattro sconfitte consecutive. Ho letto e sentito di botte, risposte, nervosismi, interventi fuori luogo e anche insulti. Il bello della democrazia e di uno spazio libero come quello fornito da questo sito è quello di ospitare tutti i pareri, le posizioni anche quelle più scomode e meno convenzionali. Io ho la fortuna rispetto a tantissimi utenti di avere più spazio a disposizione e, ribadendo il pieno rispetto di tutti, provo a dire la mia.

QUESTIONE ALLENATORE – Nel calcio il cambio della guida tecnica non sempre dà i risultati sperati. L’allenatore è importante ma senza una società sana alle spalle e senza giocatori validi che vanno in campo nessuno può fare miracoli. Il calciatore è centrale e solo se c’è una rottura tra chi va in campo e il trainer allora è giunto il momento di cambiare. Ma non mi sembra il nostro il caso. Ciccio Cozza è giovane e ha ampi margini di crescita. Ha fatto i suoi errori e, immagino a costo di grande sofferenza, li ha ammessi. Ne farà altri ma indovinerà anche le partite. Questo gruppo è stato voluto e costruito da Cozza. Nessun allenatore, neanche Mourinho, potrebbe fare meglio di lui. Potrebbe arrivare, fare proclami, vincere una partita ma poi i problemi riemergerebbero e credo che la nostra storia abbia innumerevoli esempi in questo senso. La squadra non mi sembra che gli giochi contro e l’abbraccio sincero dopo i gol e la vittoria di Perugia ne è la testimonianza. Il presidente si fida ciecamente di lui e avere un rapporto così solido tra proprietà e staff tecnico è una condizione fondamentale per fare bene nel calcio. Ultimo ma non meno importante, è il fatto che Cozza sia l’allenatore della promozione. Solo questo gli dà diritto ad un salvacondotto da esonero valido per un anno. E mi spiego.

Non si passa in pochi mesi da eroe e salvatore della patria a presuntuoso e incompetente. Signori, bisogna essere coerenti. Ma ricordiamo che cosa ha significato l’anno scorso per tutti noi? Un anno una vita, scrissi. Dalla morte sicura alla rinascita. Grande merito a Cosentino ma anche a Cozza che accettò l’incarico con la squadra in serie D e un gruppetto di giocatori semisconosciuti. Il tecnico della promozione può decidere lui a fine campionato se lasciare l’incarico o perché si ritenga a conclusione di un ciclo o perché sono arrivate offerte a cui non si può dire di no. Ma la riconferma è un suo diritto. Ricordo l’arrabbiatura quando P&P esonerarono Piero Braglia. Cacciato dopo poche giornate e dopo che in estate gli avevano smantellato la squadra della promozione, acquisendo schiere di giocatori imbolsiti a caccia di ingaggi che hanno fatto affondare il Catanzaro tecnicamente e finanziariamente. Arrivò Gigi Cagni, qualche risultato, proclami, Braglia dimenticato, e poi una via crucis con tanto di tifosi inviperiti arrampicati sul tetto della panchina. Le due P, scusate mi dà fastidio citare i loro nomi per esteso, sono sparite. Braglia, spigolosità caratteriali a parte, è uno dei tecnici più preparati di tutta la serie B. E allora, chi aveva ragione?

IL DIRETTORE SPORTIVO – Un’altra questione calda ha trovato una risposta. Tempo fa dissi che in una società di calcio i ruoli devono essere ben definiti e serve un tramite tra presidente, allenatore e giocatori. Questo ruolo lo ha ricoperto bene per un po’ di tempo Angelo Sorace ma poi è rimasto vacante. I risultati hanno fatto avvertire di meno la sua assenza ma poi la questione è tornata a galla. Inutile affidarsi a personaggi equivoci che bazzicano da anni il mondo del calcio e sono spesso alla base dei fallimenti sportivi e non solo. Anche in questo caso abbiamo avuto i nostri bei precedenti. È arrivato Armando Ortoli. Di lui ho un ricordo del calciatore che, vista la carriera non eccelsa, si sarebbe perso come tanti altri. Raccontando calcio quotidianamente da oltre quindici anni qualche conoscenza ce l’ho anch’io e dunque, da cronista e da tifoso, ho chiesto informazioni. Ebbene, chi voleva il direttore sportivo maneggione rimarrà deluso. Ortoli non è legato a nessuna corrente. Se, invece, per direttore sportivo si intende squisitamente un profesionista che conosce il calcio e i calciatori allora ecco che la scelta è quella giusta. Ortoli è considerato nell’ambiente una vera e proprio enciclopedia del calcio. Conosce le caratteristiche di migliaia di giocatori sparsi nel mondo. Ha un vero e proprio centro di documentazione personale. Insomma, lui sa chi può fare al caso del Catanzaro e chi no. Come si dice l’uomo giusto al posto giusto. So che la figuraccia è sempre dietro l’angolo ma mi sento di sbilanciarmi.

Curiosità finale. L’anno scorso incentrai il pezzo post Perugia su un viaggio in auto di ritorno da una radiocronaca a Cesena. Bene, mercoledì scorso tornavo da Siena dopo la partita dell’under 21 contro la Spagna. Sempre in auto, in un’Italia spezzata in due da una mezza giornata di pioggia. Sull’autostrada appena riaperta ho sorpassato tre Tir Gicos. Uno dopo l’altro. L’ho visto come un segno del destino.

Giuseppe Bisantis

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