Inchiesta de “Il Sole 24 Ore” sui “poltronifici della Regione Calabria

Il Sole 24 Ore racconta le aziende partecipate della Regione con un “occhio di riguardo” per Calabria etica e la maxi indennità del suo presidente

Dopo l’incursione di ieri della Guardia di Finanza, oggi un altro visitatore bussa alle porte della Regione Calabria: il Sole 24 Ore, oggi, punta i riflettori sulle poltrone e poltronissime finanziate dall’ente, spesso create ad hoc per farci accomodare qualcuno, ma soprattutto utile merce di scambio quando si tratta di voti. E di poltrone – e quindi di nomine e molto spesso di stipendi – sono piene in particolar modo le varie società in house e partecipate costituite proprio dalla Regione, e che alla Regione spesso non servono. La Regione Calabria – come risulta dai dati del Sole 24 Ore – possiede sedici società partecipate, per le quali è stato versato un capitale complessivo di quasi 58 milioni di euro. Di queste sedici, su una viene posta particolare attenzione: si tratta della Fondazione Calabria Etica, impegnata nel realizzare solidarietà sociale. La società conta ben 48 amministratori, di cui la Regione mette a disposizione i seguenti dati: otto non percepiscono alcun compenso, uno risulta essere “ignoto”, non si conosce infatti lo stato della sua eventuale retribuzione, per sette di loro è prevista invece la retribuzione secondo quanto stabilito dall’ordine dei dottori commercialisti e, infine, tutti gli alti percepiscono somme che viaggiano da 500 euro di gettone di presenza a seduta a 191mila euro l’anno.
Pesantissima l’analisi del quotidiano, che evidenzia il ruolo principale delle “poltrone”: quello di possedere le “rotelle per scorrere più velocemente verso i beneficiati che le occupano quasi sempre per benedizione politica”. Creare ed assegnare una poltrona equivale ovunque – e la Calabria non ne è esente – ad ottenere consensi, che si traducono, neanche a dirlo, in voti.
Consensi che il Governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, avrebbe ottenuto dall’attuale presidente della Fondazione, Pasqualino Ruberto. Ruberto è stato candidato, ma non eletto, alle ultime regionali nella lista “Noi Sud”, a sostegno di Scopelliti, che l’ha poi assegnato alla massima carica della Fondazione. Prima di lui, a ricoprire la carica di presidente era Luigi Bulotta. Ma a ben vedere, il Sole 24 Ore rileva una differenza tra i due. Facendo un passo indietro, lo statuto della Fondazione prevede che la stessa non abbia scopo di lucro, neanche indiretto, e prevede che tutti gli incarichi e le mansioni degli organi statutari siano a titolo gratuito. Come in ogni regola che si rispetti, c’è sempre un’eccezione. Sono previsti infatti tutta una serie di eventuali rimborsi, per spese sostenute durante l’esercizio dei compiti d’istituto, per il Presidente, per il segretario generale, e anche un “modesto compenso” per il Collegio dei revisori contabili.
Tornando a Bulotta e Ruberto, la differenza è una e una sola: il primo esercitava il proprio ruolo senza alcun compenso, il secondo si è autodeterminato un’indennità pari a 113.600 euro, più di quanto previsto per pagare il personale, che viene a costare poco più di 118mila euro.
Qualcuno, a dire il vero, se n’era già accorto: il consigliere regionale del PD Demetrio Battaglia aveva presentato un’interrogazione, a cui Ruberto rispose di essersi autodeterminato un compenso pari al 60% dell’indennità di un consigliere regionale, che corrisponde a circa 5.100 euro netti al mese. Ruberto ha giustificato il compenso dichiarando di svolgere l’attività a tempo pieno, e che Bulotta “non poteva percepire nessuna indennità perché era un dirigente regionale ed in quanto tale era già retribuito dalla Regione Calabria”. Demetrio Naccari Carlizzi, ex assessore regionale nella Giunta Loiero, non aveva mancato di smentire Ruberto, specificando come i presidenti precedenti non percepissero uno stipendio perché – come specificato sopra – lo statuto non lo prevedeva.
Di certo non fa onore lo spaccato proposto dal Sole 24 Ore, che amplia il suo raggio d’analisi coinvolgendo un po’ tutte le società costituite dalla Regione, società su cui il Governatore Scopelliti ha annunciato importanti tagli in linea con la spending review del governo Monti. Tagli su cui il Sole 24 Ore pone pesanti dubbi, proprio perché molti di questi enti contano tra le fila dei loro cda politici di primo livello. Dubbi nutriti anche dalla singolare circostanza in cui nonostante gli enti risultino soppressi da anni – come ad esempio l’Afor – in Calabria continuino ad esistere.
E ancora, sempre nell’ambito “poltrone e poltronissime”, sulla Regione pesano altri 352 incarichi distribuiti tra consulenze esterne e incarichi a gettone, e altre 153 nomine di esclusiva pertinenza del presidente del Consiglio Regionale, Francesco Talarico, e per finire quello che il Sole24 Ore definisce il “doppio miracolo elettorale”: la creazione della società Portanova, che ha creato una poltrona per un ex sindaco del PD e ha assorbito centinaia di precari.
Favori elettorali, incarichi strapagati in cambio di consensi elettorali e manovre politiche poco chiare: il Sole 24 Ore offre un altro spaccato oscuro della politica calabrese, di un sistema poco chiaro che si regge su favori e logiche clientelari. Un sistema su cui giusto ieri è stata rivolta l’attenzione anche della Guardia di Finanza, e che, probabilmente, potrebbe riservare altre sorprese.

Autore

Salvatore Ferragina

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