La Striscia

Una giornata perfetta nel ricordo di Carlo

I gol di Marchi e Fioretti, i tre punti, il dolore che si trasforma in festa. Il Catanzaro sbanca Lecce meritatamente

La settimana appena trascorsa era iniziata con la triste notizia della scomparsa del nostro amico Carlo. L’importante sfida con il Lecce alla stesura dei calendari era segnata in rosso per i tifosi catanzaresi. Troppi anni d’oblio non hanno scalfito l’amore verso la propria squadra del cuore e quando si ha l’occasione di confrontarsi con i vecchi avversari del passato, l’adrenalina sale perché i lieti ricordi ritornano alla mente.

Purtroppo la lunga vigilia di quest’attesa sfida era stata funestata dalla perdita di Carlo. I segnali arrivati in questa settimana e ieri, le iniziative intraprese che hanno coinvolto tante persone, non possono che fare bene al calcio che attraverso piccoli, grandi gesti può ritornare a essere ciò che era prima: lo sport popolare più bello del mondo, con i suoi sfottò ma sempre nel segno del rispetto, della solidarietà e dell’amicizia. Per questo è corretto, prima di scrivere della partita ringraziare tutti quelli che hanno partecipato alle nostre spontanee iniziative. A partire dai ragazzi della nostra comunità, dalla società giallorossa con in testa il presidente Cosentino, i suoi collaboratori, i calciatori e lo staff tecnico che ieri hanno ricordato nel post partita Carlo; e poi la Lega Pro che ha accolto la nostra richiesta di autorizzare il lutto al braccio; e ancora tutti gli addetti ai lavori, i siti e i giornalisti che hanno scritto, discusso e commentato la vicenda, anche se lontani dalla realtà catanzarese; infine, i tifosi “avversari”, con i ragazzi di Benevento in testa, e gli Ultras ’73 che ieri, oltre ai cinque minuti di silenzio, hanno esposto un solo stendardo con la scritta “Carlo”, portato con fierezza dai ragazzi di Torino, amici di Carlo.

Quando segna il Catanzaro, ci si abbraccia con la persona che hai al tuo fianco, anche se non la conosci; abbracci anche il peggior nemico se sta al tuo fianco, il ricco, il povero e non c’è più alcuna differenza di classe sociale. Ciò che è stato bello ieri è il senso d’appartenenza, uniti nel dolore ma tutti sotto la stessa bandiera, quella del Catanzaro, della nostra squadra del cuore.  Sarà stato un caso, ma il Catanzaro ha segnato il suo goal non appena sono terminati i cinque minuti di silenzio dopo il coro “Carlo, Carlo”.  Al goal di Marchi, lassù, anche il nostro amico avrà esultato e cantato con noi “Siamo la Massimo Capraro e mai nessun ci fermerà”.  

E veniamo adesso alla partita e al suo contorno cercando di riassumere gli aspetti più importanti e coloriti. La sfida contro il Lecce era già difficile alla vigilia del campionato, figuriamoci ieri con i salentini che dopo tre sconfitte consecutive erano all’ultima spiaggia. Il “Via del Mare” era stato già violato dall’Aquila ma quella poteva essere annoverata fra le sorprese. Il Lecce ieri non poteva sbagliare: merito quindi al Catanzaro che ha vinto battendo tutti i fattori contrari a iniziare dalla pressione che la squadra di Moriero aveva addosso.

Il tecnico Brevi ha preparato la partita come nelle precedenti occasioni. Nessun timore reverenziale e riconferma della formazione e del modulo che aveva battuto il Frosinone. Moriero presenta un Lecce schierato con un 4-3-1-2, ma sin dall’inizio si notano ampi spazi che i difensori con la casacca a strisce giallorosse concedono agli avanti catanzaresi.

Il primo goal del Catanzaro è il simbolo di tutta la partita. Lecce proteso in avanti ma senza adeguata copertura, Vitiello (un mastino tecnico del centrocampo) che recupera palla e dopo trenta metri di campo serve Martignago largo a sinistra; pennellata al centro dell’ex del Cittadella e Marchi dall’altra parte di testa infila Bleve. Azione da manuale del calcio, la cosiddetta “ripartenza”. Passano i minuti e il Lecce continua nel suo sterile possesso palla, si cerca con insistenza Miccoli sperando che possa inventare qualcosa. I catanzaresi hanno preparato bene la partita e ingabbiano senza patemi gli avversari, anzi potrebbe raddoppiare e triplicare. Il canovaccio è sempre lo stesso, quando il Catanzaro riparte è pericoloso. Specie a destra dove agisce uno scatenato Marchi che ridicolizza il suo dirimpettaio, ma anche centralmente con Vitiello e con Germinale che apre gli spazi. Il paradosso è che l’unica vera azione pericolosa del Lecce arriva addirittura in contropiede con Bellazzini che spara in porta, ma trova il piede proteso di Bindi. E’ questa l’azione in cui Miccoli si fa male ed è costretto a uscire. Un calcio piazzato dal limite neutralizzato da Bindi chiude la prima frazione di gioco.

Nella ripresa scende in campo un Lecce all’arma bianca e pur se non trascendentale mette in difficoltà il Catanzaro che ha qualche problema nel tenere palla. Il pareggio dei pugliesi arriva da un angolo dubbio (perché forse c’era prima un fallo su Rigione) e lo sigla D’Ambrosio che sfrutta una sponda di testa. Sulle ali dell’entusiasmo il Lecce aumenta la pressione e pur senza creare pericoli il Catanzaro va in difficoltà perché è carente nella circolazione della palla. Brevi spesso incita i suoi dalla panchina e lo vediamo arrabbiarsi quando Benedetti rilancia il pallone dove non ci sono i compagni. Ma i giallorossi in questa stagione hanno una buona difesa e Ferraro, Rigione, Catacchini e Sabatino rendono vane incursioni che potevano essere pericolose. Nascono solo da calci piazzati dalla trequarti i tentativi leccesi. Dopo i primi brutti dieci minuti iniziali, il Catanzaro torna a ripartire come nel primo tempo. Ferraro fa salire la squadra e Vitiello ricomincia a macinare in mezzo al campo allargando il gioco sulle corsie dove Marchi ritorna a imperversare. Proprio da un’azione dell’ex piacentino arriva l’espulsione di Berretta. Ora il Lecce è in dieci. Questa volta il Catanzaro ragiona, può fare male sulle ripartenze ma schiacciandosi dietro con il potenziale offensivo dei pugliesi sarebbe pericoloso.

Un lancio millimetrico di Ferraro serve Fioretti in profondità. Il suo sinistro a incrociare è stupendo, collo pieno e palla alla sinistra del portiere nell’angolino dove non può arrivare. Sembra un goal di Palanca, di quel Palanca che venticinque anni fa a Lecce non poté giocare la partita più importante di quel torneo. Bomber Fioretti è sotto il nostro settore: con la sua mitraglia esulta con noi. Il Lecce rimane in nove, c’è qualche altra amnesia catanzarese ma fortunatamente la difesa regge. Bindi è attento e neutralizza qualche mischia della disperazione. Al triplice fischio si esulta, per venti minuti davanti alle Forze dell’Ordine che ci tengono dentro il settore si canta “Quando il Catanzaro sarà campione, noi canteremo sempre aquile alè. Vogliam portare in alto il tuo grande nome, anche quando andrà male sarò con te. Sei la squadra più forte, sei l’aquila che vola e va. Non ti fermi davanti a niente, perché niente ti può fermar!”

Domenica arriverà al “Ceravolo” la capolista Pisa. Noi siamo terzi, ma come sempre giocheremo in dodici. Proprio come ieri. 

Forza Giallorossi

Salvatore Ferragina

 

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Salvatore Ferragina

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