La Striscia

Il Catanzaro vince la prima davanti ai suoi emigranti

Basta un goal per tempo per regalarsi la Ternana al secondo turno

Una volta si chiamava Coppa Italia, adesso si chiama Coppa Tim, ma poco importa. Alle nostre latitudini, da sempre, la prima in casa che si svolge nel mese di Agosto, ha un sapore particolare. La Calabria è una terra d’emigranti e Catanzaro ne ha tanti che vivono lontano dalle proprie origini. La prima squadra che ha conquistato la Serie A e che ha rappresentato la nostra Regione nell’olimpo del calcio nazionale è il Catanzaro, per questo ha tanti tifosi, che non sono solo originari della città capoluogo ma da tutta la Calabria.

La sfida con l’Akragas è in notturna e quando arrivi davanti al piazzale del tempio lo trovi colorato di giallorosso. Incontri i tifosi abitudinari, quelli di sempre, ma soprattutto quelli che vedranno il Catanzaro solo una volta oppure in qualche trasferta al centro nord. Anche se fa caldo con orgoglio portano addosso una sciarpa, un vessillo, insomma un qualcosa dei colori del giallo della terra e del rosso del mio cuore.

Ti salutano con un sorriso e ti guardano negli occhi con un velo di tristezza; tanti sanno che questa partita sarà forse l’unica che riusciranno a vedere, poi gli toccherà la radiolina, la nostra home con il suo forum per informarsi giorno dopo giorno e stare vicino insieme a noi locali, per soffrire e gioire.

Ne abbiamo incontrati tanti provenienti da ogni parte d’Italia; residenti a Milano, Torino, Trento, Gorizia, Genova, Firenze, Bologna, Roma; tantissimi dai paesi delle altre provincie calabresi, da Oriolo, Amantea, Praia a Mare, Scalea, Roccella, Locri, Bovalino, Cutro, Petilia Policastro e Isola Capo Rizzutto. Sicuramente dimenticheremo qualcuno però quando si sostiene che la “Calabria è giallorossa” è evidente che questa non è una frase campata in aria.

Si entra nel “Ceravolo”: noi ormai siamo abituati e cerchiamo sempre di sensibilizzare chi di competenza a fare il proprio dovere per non farci vergognare del nostro stadio; quelli “di fuori”, invece, rimangono basiti. Le foto intraviste su internet non rendono l’idea, i loro ricordi vanno indietro nel tempo e ricordano cos’era il “Ceravolo” con i suoi “distinti”, la tribuna stampa dove Enrico Ameri raccontò la vittoria storica sulla Juve, il tunnel degli spogliatoi con le squadre che uscivano sotto la “Est”.

Tutto questo non c’è più, adesso abbiamo le promesse, i comunicati, i plastici e gli “esprimo viva soddisfazione”.

Ieri abbiamo giocato contro l’Akragas, che per nostra fortuna ultimamente non gioca in stadi rinomati, ma Boggi junior (l’arbitro di ieri) se al padre chiederà com’era il Ceravolo una volta, almeno non gli dirà che si spogliava nei container. Fra un po’ ritorneranno il Lecce, il Foggia, il Benevento, la Salernitana, ci saranno i derby e se le cose continueranno a rimanere così, allora sarà davvero una vergogna. Datevi una mossa, altrimenti, come si dice dalle nostre parti, “mettetevi una maschera”. Che è meglio.

Sono più di tremila e cinquecento gli spettatori presenti sugli spalti. La curva è piena, c’è e si sente, un poco meno gremite le tribune. La curiosità verso la “Capraro” in odore di rinnovamento c’è: anche per loro d’altronde è una sorta d’esordio e se dovessimo dare un voto, crediamo che la sufficienza sia ampiamente meritata, ma sappiamo bene che si può fare e dare di più.

Il Catanzaro si presenta con la maglia strisce giallorosse (si spera che a fine agosto arriveranno finalmente quelle nuove con la mitica “rossa”) l’Akragas con quella bianco blu.

Sono una trentina i tifosi arrivati da Agrigento, sistemati nella “Mammì”. Onore a loro che hanno raggiunto Catanzaro per sostenere la propria squadra dopo la delusione estiva per il mancato ripescaggio.
Moriero schiera la formazione annunciata con qualche sorpresa; non può contare su Kamara (senza transfert) Barraco, Morosini e Ferraro acciaccati. Recupera Daffara, Scuffia prende il posto che teoricamente è di Bindi e Martignago rileva Russotto sulla corsia di sinistra.

Il modulo è il 4-2-3-1 che si trasformerà in un 4-3-3 nella ripresa quando bisogna gestire il risultato e quando Maiorano entra per Ilari.
Il ritmo non è forsennato, l’Akragas pur a corto di preparazione è vivace con i suoi uomini brevilinei che creano qualche problema nella zona nevralgica con scatti in velocità che mettono in difficoltà i più compassati (Pacciardi in primis e Ilari) e fisicamente più imponenti ragazzi in casacca giallorossa. Pur avendo la supremazia territoriale pericoli per Scuffia non ne arrivano.

C’è chiaramente qualcosa da limare nel Catanzaro soprattutto nei movimenti nella fase di non possesso e nell’imprecisione di alcuni passaggi da dove potrebbero scaturire pericolose ripartenze. La difesa con Ricci e Rigione centrali, regge bene.

Il tasso tecnico superiore dei catanzaresi esce fuori alla distanza. Pagano è in palla e dopo aver addomesticato un pallone sulla linea laterale, mette un precisissimo traversone al centro, dove Martignago che non è un saltatore rinomato, si catapulta e infila Pentimone, portiere siciliano. L’uno a zero scioglie leggermente il Catanzaro che però non alza il ritmo, mentre i siciliani con un’incursione dalla destra sfiorano il palo della porta difesa da Scuffia.

La ripresa inizia con lo stesso ritmo del primo tempo ma il Catanzaro adesso è più pimpante e meglio sistemato in campo.

Moriero probabilmente negli spogliatoi ha chiesto qualcosa in più ai suoi ragazzi. In particolare è Di Chiara (Daffara un po’ di meno perché da quelle parti basta Pagano) a cominciare a fare il Di Chiara. Tutti i difensori appoggiano i centrocampisti. Pacciardi e soprattutto Vacca salgono in cattedra a dirigere la manovra.

Grazie ai movimenti dei terzini e all’innesto di Silva Reis che tiene e appoggia palla, ora si ha più profondità. Sull’asse del biondo terzino di Palermo, di Vacca, e Martignago si costruiscono belle azioni con sovrapposizioni e cross dal fondo.

Il raddoppio lo inventa Martignago (insieme a Pagano quello più convincente) che si beve due difensori sulla sua corsia e fornisce a Silva Reis, subentrato a Fofana (che deve riabituarsi a fare il centravanti) una palla da accompagnare in rete. Il terzo goal lo sfiora invece Russotto (precedentemente ancora Silva Reis poteva firmare la sua doppietta) su punizione.

A proposito dell’ex under 21 c’è da dire che pur avendo giocato solo quattordici minuti più recupero, bisognerà essere più freddi e calmi. Comprendiamo che forse la panchina e i tanti minuti di riscaldamento l’abbiano leggermente innervosito, ma non crediamo che la voglia di strafare faccia bene sia allo stesso calciatore che alla squadra. C’è tempo per recuperare e dimostrare il proprio valore che nessuno può mettere in dubbio.

La partita termina sul 2 a 0, lo speaker lancia “Aquile Aquile” e la gente comincia a svuotare il “Ceravolo”. Il Catanzaro adesso l’aspetta la Ternana consapevole che sarà un’altra partita. Ci sarà una settimana in più dove alcuni schemi andranno limati e soprattutto crescerà l’intesa fra i calciatori.

Ci sarà Kamara, ma come ha detto il presidente un solo calciatore non può fare la squadra, servono tutti e ognuno per le proprie competenze dovrà applicarsi. Da queste partite è difficile esprimere giudizi perché si è all’inizio, solo Moriero e il suo staff dovranno lavorare e metterci mano per fare funzionare la macchina Catanzaro costruita da Cosentino e Ortoli.

Il calcio moderno ha prodotti anche nuovi tifosi che bisogna accettare e con i quali bisogna convivere sugli spalti. Una volta in queste partite al massimo la frasi più ricorrente era il classico “ci vo’ a punta“. Oggi ci si è specializzati e non è una novità se senti qualcuno che parla che non si fa bene la diagonale, l’elastico a centrocampo o che il play (una volta era “u medianu”) sta troppo basso. Fa tutto parte del nuovo calcio, bisogna accettarlo e guardare avanti sapendo che come suddetto solo chi sta con la squadra 24 h su 24 può metterci mano.

Noi come sempre ci saremo. E invitiamo tutti ad esserci ricordando che più siamo allo stadio, meglio è per il Catanzaro.

Salvatore Ferragina.

Autore

Salvatore Ferragina

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