In Calabria approvata la nuova legge elettorale

Il consiglio regionale ha approvato, a maggioranza, il nuovo sistema di elezione dei membri di Palazzo Campanella: soglia di sbarramento all’8% per le coalizioni e  al 4 per le singole liste. Non sono mancate bagarre in aula

La Calabria ha la sua legge elettoraleUn restyling sofferto, portato a termine dopo una lunga disfida tra maggioranza e opposizione. La Calabria ha finalmente la sua legge elettorale. Il consiglio regionale ha approvato a maggioranza le modifiche al testo dello scorso 3 giugno. Una norma contestatissima, ribattezzata “Porcellissimum” a causa dell’enorme soglia di sbarramento, fissata al 15%. Così controversa da spingere il governo a impugnarla davanti alla Corte costituzionale.

Ed è proprio per evitare la bocciatura degli ermellini che l’Aula ha varato le modifiche che dovrebbero permettere un tranquillo ritorno alle urne. La soglia di sbarramento, in particolare, passa dal 15% all’8% per le coalizioni, al 4 per le singole liste. Quanto al premio di maggioranza, dapprima calibrato sul 60%, adesso viene ridotto al 55%. Rimane invariata la geografia dei Collegi, che rimangono tre: “Nord” (Cosenza), “Centro” (Catanzaro-Vibo-Crotone) e “Sud” (Reggio).

 

BAGARRE IN AULA  Durante la riunione dei capigruppo era stato trovato l’accordo tra maggioranza e opposizione. In Aula è però cambiato tutto, con il Pd che ha dato battaglia per riportare indietro le lancette dell’orologio e far votare il ritorno alla vecchia legge elettorale, la stessa che ha determinato l’attuale composizione del Consiglio.

Un testo che prevedeva il quorum al 5% per le coalizione e al 4 per le liste. Il centrodestra è stato però irremovibile. E Palazzo Campanella si è trasformato nel teatro delle rimostranze dell’opposizione, con il Pd in testa.

Il più deciso è stato Francesco Sulla, tra l’altro componente dell’Ufficio di presidenza: «Siamo dell’avviso di riportare la legge a com’era prima. Stiamo assistendo a giochetti continui: se bisogna dare una risposta al governo, la si dia senza compromettere il ritorno alle urne. Noi non ci prestiamo a questo gioco. Chiediamo solo che si ritorni subito al voto».

Stessa posizione per tutto il Pd e per Damiano Guagliardi (Federazione della sinistra). Le barricate non hanno però scosso Talarico, che usa la linea dura contro la minoranza: «Devo recepire i rilievi del governo, altrimenti sono pronto a interrompere il Consiglio. Non vi inventate proposte perché le rigetto. Non posso approvare una norma che rimette in discussione tutto, compreso il ritorno alle urne».

Il capogruppo di Ncd, Gianpaolo Chiappetta, si appella al «senso di responsabilità» dell’opposizione. Stessa linea anche per l’assessore Alfonso Dattolo: «Vogliamo seguire quanto imposto dal governo. Bisogna capire che il tempo a disposizione è finito. Serve senso di responsabilità, almeno al termine della legislatura».

 

NOMINE FUORI TEMPO  Il Consiglio – formalmente sciolto dallo scorso giugno – trova anche il tempo per approvare una nuova infornata di nomine negli enti e nelle fondazioni che gravitano nell’orbita della Regione. Si tratta dei membri del: cda di Sogas; Fincalabra; Azienda Calabria verde; Fondazione Arbereshe di Calabria; Fondazione calabro-greca; Fondazione Occitana di Calabria; Comitato per le servitù militari; Comitato dell’Accademia arte drammatica; Fondazione Fortunato Seminara; collegi sindacali delle cinque Aziende sanitarie; delle quattro Aziende ospedaliere; Comitato regionale Inps; Consorzio del bergamotto; Comitato di coordinamento dell’associazione teatro Calabria; Commissione per la misura del rumore nell’aeroporto Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto; Coordinamento regionale Progetto donna; Comitato di esperti per l’attività teatrale; Consorzio per la tutela del cedro; Casa dei vini in Calabria; Casa degli oli extravergini; Collegio dei sindaci dell’azienda per lo sviluppo dell’agricoltura.

In realtà, l’Aula ha delegato il presidente del Consiglio Talarico che – secondo le indicazioni arrivate dalla maggioranza – dovrà procedere con le nomine caratterizzate dall’«indifferibilità e dall’urgenza». È Chiappetta a spiegare le ragioni di questa scelta: «Riteniamo che, nelle more delle elezioni, si possano assumere provvedimenti caratterizzati dall’indifferibilità e dall’urgenza. La maggioranza ha deciso di procedere dando le deleghe al presidente Talarico, perché si tratta di ricoprire ruoli importanti in organismi che non possono permettersi di non procedere nella loro attività».
La reazione del Pd non è tardata ad arrivare: «Siamo fermamente contrari», sbotta Sandro Principe. Ancora più decisa l’azione di Nino De Gaetano, che parla di «azione brutale» della maggioranza e promette guerriglia.

«Esiste un parere dell’Avvocatura dello Stato che vieta a una giunta in regime di prorogatio di procedere con le nomine nelle Aziende sanitarie. Vale lo stesso per quelle che sta per varare il Consiglio». Subito dopo arriva la presa di posizione di tutto il gruppo democrat: «Nel caso in cui la giunta regionale dovesse procedere in queste ore alle nomine nella sanità chiederemo al governo nazionale di revocare tali atti palesemente illegittimi. Non esiteremo poi a trasmettere alla Procura della Repubblica e a quella della Corte dei conti tali provvedimenti che riteniamo frutto di un atteggiamento arrogante che disprezza le leggi e si piega agli interessi di parte. Per gli stessi motivi anche le nomine del Consiglio non possono essere adottate né dal Consiglio stesso né dal presidente, in quanto l’organo può adottare solo atti indifferibili e urgenti».

 

STIPENDI ARRETRATI  Nel corso della seduta è stato anche approvato un ordine del giorno che impegna la giunta a garantire le spettanze arretrate dei lavoratori lsu-lpu, anche sforando il patto di stabilità, e assicurare i pagamenti per tutto il 2014.

 

Pietro Bellantoni

p.bellantoni@corrierecal.it

Autore

Salvatore Ferragina

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