La Striscia

Un derby senza grandi sussulti in campo

Termina a reti bianche il derby di Calabria che regala spettacolo solo sugli spalti
 

Il derby per eccellenza della Calabria inizia molto presto per i tifosi giallorossi che dopo anni di divieti, pur fra mille difficoltà per via dell’acquisto dei tagliandi e del reperimento di mezzi per raggiungere Cosenza, si presentano numerosi avendo esaurito l’intera scorta in dotazione di biglietti (alcuni tifosi non residenti hanno acquistato anche il biglietto della curva di casa). Gli autobus sono organizzati privatamente e non sono sufficienti per trasportare la marea giallorossa al “San Vito”.

Tanti utilizzeranno mezzi propri. La solidarietà fra i tifosi giallorossi, in virtù di un’armonia ritrovata, c’è e si tasta con mano. Gli ultras si prodigano affinché nessuno rimanga a piedi e alla fine gli autobus partono, colmi fino all’inverosimile e raggiungono il “San Vito”. Ad aspettarli sull’altra sponda c’è la curva cosentina che inscena una coreografia per l’occasione con bandierine rosse e blu. Semplice, per evitare esposizione di striscioni capovolti come avvenne nell’ultima occasione, contro il Catanzaro di mister Provenza.

Gli sfottò sono reciproci. La curva giallorossa canta per tutta la partita. C’è anche molta goliardia. Ai cori classici di fine anni ’80 di marca catanzarese, i cosentini replicano con uno striscione che ha come tema il recente matrimonio svoltosi al “Ceravolo”.

A lanciare i cori dei giallorossi e a salire sulle transenne c’è invece una “suora” con tanto di abito. Chiaro il riferimento alle note vicende del frate francescano di fede rossoblu. 

Partita bella sugli spalti ma brutta in campo. Potremmo riassumere così la sfida giocata di ieri, ma bisogna anche parlare di ciò che si è visto in campo. 

Moriero ha rischiato sin dall’inizio Kamara che ritornava a giocare una partita intera, dopo l’ultima del 19 Maggio in Turchia. Forse è stato un azzardo schierarlo dall’inizio, ma è pur vero che il calciatore adesso ha solo bisogno di giocare per ritrovare forma e condizione.
Il Catanzaro è superiore tecnicamente al Cosenza, che dalla sua parte mette il giusto agonismo (l’arbitro poteva intervenire prima su alcuni interventi rudi dei difensori rossoblu) per le pressioni ricevute in settimana.

Il tasso tecnico è diverso e in campo si nota sin dai primi minuti che una squadra è superiore all’altra. Si gioca nella metà campo cosentina e l’impressione è che il Catanzaro possa segnare da un momento all’altro. Più volte gli avanti catanzaresi si cambiano di posizione, ma il muro eretto dagli avversari regge bene e non essendo pressato a dovere non va quasi mai in difficoltà.

Il Cosenza tenta anche di replicare con qualche sortita offensiva, grazie anche all’imprecisione di alcuni movimenti dei difensori (Di Chiara su tutti) ma non crea alcun pericolo alla porta difesa da Bindi.

Il Catanzaro però in avanti, nonostante il possesso continuo della palla, non punge a dovere, è troppo prevedibile. Crea solo due occasioni, una in mischia e una con Silva Reis che dopo un calcio piazzato battuto con uno schema non è cattivo e si fa respingere il suo debole tiro sulla linea di porta.

Nell’uno contro uno difficilmente si trovano spazi nelle fitte maglie cosentine che hanno il merito di fare densità nel mezzo aggredendo su ogni zona del campo. Le ripartenze di Russotto e Pagano sono invece fermate con le cattive sul nascere (l’arbitro doveva distribuire qualche cartellino giallo in più) oppure, molto più banalmente, quando il trequartista trova il fondo, nessuno accompagna l’azione.

Tornando alla prestazione di Kamara, c’è un episodio capitato a metà del primo tempo, indicativo della condizione del senegalese. Conquistato un pallone nel mezzo del campo, Kamara si lancia a rete, arriva sino al limite dell’area ma non trova lo spazio e la coordinazione per calciare o fare due passi in più e arrivare a tu per tu con il portiere avversario.

La ripresa ha un inizio leggermente diverso dal primo; fa caldo, le squadre leggermente si allungano e il Cosenza ne approfitta per venire in avanti. A tratti, ma con molti limiti tecnici, i lupi, avvantaggiati della difesa troppo bassa dei giallorossi, cercano d’impensierirla senza però creare grossi pericoli. Spesso, per troppa frenesia, gli attaccanti terminano in fuorigioco.

Dopo un’ora di gioco entra Barraco per Kamara. Il Catanzaro cerca sempre di ripartire ma le sue giocate sono monotone e di poca fantasia, perché il tema è sempre lo stesso: il lancio a cambiare gioco sulle fasce e sperare in un allungo personale degli attaccanti. Russotto sfiora una volta il goal, ci provano Pagano, Silva Reis di testa e Barraco con un gran tiro che lambisce il palo, ma probabilmente in questa fase di gioco (ma anche nel primo tempo) ciò che manca alla squadra di Moriero è un uomo che accompagni l’azione e supporti il compagno in possesso di palla.

Una considerazione va fatta pure sugli angoli e sui calci piazzati. Non sarebbe male ogni tanto buttare palla dentro l’area di rigore. Troppe volte si cercano soluzioni complicate, ma anche questo fa parte di quel qualcosa che al Catanzaro manca; l’alternativa a trovare goal anche su azioni non belle o manovrate è uno dei problemi che Moriero dovrà risolvere e potrà farlo (fra l’altro lo ha dichiarato nel post partita) specie se ha intenzione di schierare Kamara (variando anche soluzioni tattiche) come seconda punta e quando avrà tutti gli elementi in condizione per creare competizione e cambiare modulo anche durante il match.

Archiviata Cosenza, che non batte il Catanzaro da tempo immemore, adesso è il momento di guardare avanti.

È vero che tanti si aspettavano i tre punti, ma non bisogna fasciarsi la testa, perché il calcio non è una scienza esatta. Non resta che archiviare questo derby e pensare adesso alle altre partite, al futuro del torneo che riserverà altre battaglie.

Se può consolare, consigliamo di andare a rivedere il risultato della Salernitana con il Melfi, con i lucani, vittima predestinata, che hanno bombardato la porta dei campani e la sofferta vittoria del Benevento sul Martina. Si può anche guardare la classifica con le squadre tutte a un tiro di schioppo. 

Il torneo è lungo e ci saranno periodi di forma e di appannamento per tutti. L’essenziale è convincersi delle proprie forze, recuperare più uomini possibili e riparare quegli errori emersi nelle ultime tre partite.

Il tour de force del torneo, con squadre costrette a giocare tre volte in una settimana ci ha indubbiamente penalizzato, poiché nella rosa di Moriero tanti sono gli uomini non al massimo della forma.
È dovere della tifoseria stare vicino alla squadra e sostenerla in ogni frangente; le discussioni e le critiche ci saranno sempre perché fanno parte del gioco: ci sono quando si vince, figuriamoci quando non arrivano i risultati sperati.
Molti tifosi dovrebbero prendere esempio da quelli che ieri erano al San Vito: sostenere la squadra sempre e per tutti i novanta minuti al fine di non precludere alcun traguardo. Forza Giallorossi.

Salvatore Ferragina

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Salvatore Ferragina

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