La Striscia

Una vittoria non facile

I giallorossi chiudono in vantaggio un primo tempo così così e legittimano il risultato nella ripresa contro un’Aversa che non ha per nulla sfigurato
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Lo ribadiremo sino alla noia. In un calcio che è cambiato radicalmente e in un torneo che ancora deve stabilizzarsi – con tre fasce di squadre che lotteranno per primato e play off, squadre che faranno un campionato tranquillo e squadre che dovranno lottare per non cadere nella baratro dei dilettanti – nulla al momento è scontato. Le sorprese amare stanno dietro l’angolo e ogni partita avrà una storia a sé. 

E’ giusto iniziare con questa premessa perché, dopo la sconfitta col Matera e la mancata vittoria a Cosenza, il clima che si respirava ieri dopo pochi minuti di gioco, durante e dopo la partita, obiettivamente è inspiegabile. E’ evidente che il Catanzaro deve migliorare ma le attenuanti ci sono (calciatori non al top della forma per via di vari infortuni) e camminano di pari passo con i margini di miglioramento che solo il tifoso, magari quello occasionale, che non segue il Catanzaro con la nostra stessa passione, non riesce a cogliere.

Ieri prima della nostra striscia video, girata al termine dei novanta minuti di gioco, senza sapere i temi delle interviste post-partita, avevamo parlato di alcuni mugugni iniziati troppo presto, quasi con prevenzione scientifica. Mugugni che non fanno altro che danneggiare i calciatori in casacca giallorossa e ringalluzzire gli avversari. Mugugni di spettatori fortunatamente in minoranza rispetto a chi segue con calore il Catanzaro.

silvaAl termine della sfida, Russotto, che è uno degli elementi a cui spesso lo stadio (soprattutto la tribuna) riserva cori personali, è intervenuto a difesa dei compagni che stanno attraversando qualche difficoltà. Se questa esternazione la fa un idolo della tifoseria, allora bisogna meditare o, meglio, cambiare davvero mentalità.

Il calcio è fatto per far discutere i tifosi. In tanti ci sentiamo allenatori, i fischi e le imprecazioni fanno parte del gioco, ma è durante le partite e nei momenti di difficoltà che una tifoseria deve essere davvero il dodicesimo uomo in campo per sopperire alle lacune che nessuno nega. Nel calcio di oggi, siamo troppo abituati alle TV, allo spezzatino delle partite, agli orari impossibili; non crediamo sia troppo chiedere di abituarci a sostenere tutti in campo se insieme si vogliono raggiungere gli obiettivi. Per le critiche (magari fossero solo critiche) dal novantunesimo in poi ci sarà spazio e tempo.

Prendere esempio dalla vera passione dei tifosi del Catanzaro non è poi così difficile; ieri gli Ultras hanno cantato per tutta la partita, riuscendo a trascinare anche gli altri settori dello stadio e non può passare inosservato il ritrovato feeling con i tifosi normali.

Ieri abbiamo letto il giornalino che è distribuito in curva, si raccontava della trasferta di Cosenza e dello sforzo fatto per non lasciare nessuno a casa. In tanti si sono sacrificati accalcandosi in auto e pullman come sardine, di certo questo sacrificio non è stato fatto per portare al San Vito gente che al primo passaggio sbagliato, puntava questo o quel calciatore, ma semplicemente per sostenere una passione.

Concludiamo questo discorso, ricordando che in questo momento topico della nostra storia calcistica, sono solo due le componenti che possono fare ritornare grande il Catanzaro: la società di Cosentino e i tifosi. Diciamo questo perché basta dare uno sguardo alla cartellonistica dello stadio e all’impianto stesso, che aspetta una ristrutturazione da anni, per rendersi conto che il Catanzaro, mai come oggi, è solo.

esultaOltre alle sponsorizzazioni di piccole e medie imprese che operano fuori regione, mancano (tranne uno) i cosiddetti grandi imprenditori della città. Non andiamo a ricercarne i motivi perché entreremmo in un terreno che non ci compete, e non andremo di certo dietro alle voci di corridoio che ricalcano le opinioni di parte. L’unica certezza che possiamo constatare, però, è che questa società, a differenza di tante altre che sembravano più “partecipate” del Comune o dai cosiddetti big dell’imprenditoria, è isolata. Allora lo sforzo che bisogna fare dev’essere unitario. Da una parte i tifosi, che nelle loro possibilità economiche continuano a sostenere la squadra con l’abbonamento, il biglietto e l’acquisto di gadget; dall’altra la società, che deve migliorarsi nelle strategie di marketing e porsi l’obiettivo di coinvolgere il pubblico a venire allo stadio, invogliandolo con iniziative e favorendo soprattutto i tanti sostenitori della provincia. 

E ora parliamo della partita. Gli spettatori non sono molti, meno di tremila fra abbonati e paganti. L’Aversa Normanna non è una squadra dal grosso appeal e la non trascendentale prestazione nel derby, oltre alle apocalittiche previsioni meteo (con l’allerta diramata dalla Protezione Civile), hanno contribuito a far sì che un migliaio di persone (lo standard delle altre gare casalinghe) rimanessero a casa.

La formazione del Catanzaro rispetto a quella di Cosenza, presenta novità importanti: Scuffia sostituisce Bindi leggermente infortunato, Squillace rileva un Di Chiara apparso non in palla nelle ultime apparizioni, Kamara si riaccomoda in panchina e rientra Barraco dal primo minuto.

L’Aversa di mister Novelli si presenta quasi all’ultima spiaggia e non fa barricate. D’altronde il mister ex lametino e barlettano, ama giocare con un 4-3-3 aperto. Lo ricordiamo da avversario in uno spumeggiante Catanzaro-Barletta 4-3 all’esordio dei giallorossi di Cozza in C1.

aversaI campani partono forte e imbrigliano il Catanzaro che ha difficoltà a fare gioco e a trovare spazi nelle verticalizzazioni. I ragazzi in maglia bianca, mettono in mostra tanta corsa e anche buone individualità, soprattutto nel regista di centrocampo, il ’93 Pierre, che Novelli conosce per averlo avuto nella primavera del Genoa, e nell’esperto (per lui tante presenze nella A e B francese e B tedesca) connazionale di Kamara, Ndiaye, che agisce sull’esterno destro.

L’Aversa gioca ma è il Catanzaro a passare e lo fa non attraverso un’azione corale, ma con una bellissima azione personale di Russotto, che parte dal centrocampo e con un sinistro a giro dal limite, fulmina l’ex portiere lametino, Forte. L’Aversa reagisce e cerca di recuperare il vantaggio, ma Silva Reis con un fendente di destro lambisce il palo e sfiora il raddoppio. Termina il primo tempo e forse un risultato di pareggio sarebbe stato più giusto. 

La ripresa vede subito in campo Fofana e Kamara, rispettivamente per Silva Reis e Pagano, ma soprattutto il Catanzaro entra in campo con un’altra intensità. C’è voglia di riscatto e con la difesa che alza il baricentro, sia Vacca che Maiorano possono pressare più alti gli avversari. Adesso l’Aversa è in difficoltà e sono bene tre le occasioni create dai giallorossi con azione manovrate. Ci prova prima Kamara, poi Barraco e infine Silva Reis che non arriva per un soffio su un cross invitante di Squillace.

Con la squadra più alta, grazie a Ferraro e Rigione che avanzano il baricentro della difesa, è vero che si corre qualche rischio nelle ripartenze (due volte i campani si fanno minacciosi verso Scuffia), ma è evidente che il goal dei giallorossi è nell’aria e arriva con Barraco, con un tiro sporco deviato da un difensore avversario.

morieroL’azione è una di quelle che Moriero vorrebbe vedere più spesso: giro palla e lancio largo per l’esterno che si accentra e conclude a rete. In questa fase il Catanzaro produce gioco e legittima il risultato. A venti minuti dalla fine i giallorossi calano d’intensità, probabilmente si pensa già ai prossimi due impegni ravvicinati. Kamara si sistema in una posizione non consona al suo modo di stare in campo; Russotto si allarga a sinistra e, con la partita ormai segnata, l’Aversa trova un grande Scuffia che nega ai campani la gioia di segnare il primo goal assoluto al “Ceravolo”.

I tre punti conquistati ieri sono importantissimi per il morale della squadra. Vincere anche non giocando bene aumenta l’autostima e la convinzione che il Catanzaro ha grossissimi margini di miglioramento, specie se recupererà tutte gli uomini a disposizione della sua rosa. Il campionato è appena agli inizi. Se prendiamo spunto dalla sfida di ieri, a prescindere dal modulo che spesso ci lascia in inferiorità numerica in mezzo al campo, la ricetta migliore è che la squadra, con la difesa in testa, alzi il proprio baricentro e partecipi alla manovra nella fase del possesso palla. Quando invece si è in fase di non possesso, bisogna essere pronti nell’anticipo, prendendo gli avversari alti e in seconda battuta dopo il pressing dei centrocampisti.

barraRimanere al limite dell’area di rigore per difendersi è pericoloso (vedi occasioni dell’Aversa). Del resto il verbo di Moriero è chiaro: “la migliore difesa è l’attacco”. E se è vero che si corre qualche rischio in più, è anche vero che puoi sempre fare un goal in più degli avversari. Il tecnico sta lavorando su questo e l’ha sottolineato in conferenza stampa, affermando che alcuni errori dettati anche dalla scarsa convinzione di potere fare male agli avversari, vanno assolutamente migliorati.

Adesso ci aspetta la “coppetta” di mercoledì con il Cosenza, che potrebbe servire a mettere minuti nelle gambe dei calciatori meno utilizzati, ma soprattutto a confermare la supremazia giallorossa negli scontri diretti coi “lupi”.

Domenica, invece, il Catanzaro è atteso in provincia, a Lamezia Terme, per un’altra partita che si preannuncia tosta. Si sa che un successo sui giallorossi diventa sempre un’ impresa epica nella nostra regione, come se si battesse il Real Madrid. Quindi, prepariamoci per quest’altra settimana di passione e come sempre Forza Giallorossi.

Salvatore Ferragina

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Salvatore Ferragina

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