La Striscia

Una rimonta entusiasmante. Un nuovo inizio

A Lecce i giocatori e mister D’Urso ci mettono cuore e sostanza. Ora toccherà a Sanderra raddrizzare un campionato ancora tutto da giocare

Un punto in trasferta a volte può lasciare l’amaro in bocca, altre volte può essere definito come un buon punticino che è sempre meglio di una sconfitta. Quello conquistato ieri al “Via del Mare” a nostro avviso, vale più di una vittoria e spieghiamo il perché.

Non sono stati giorni sereni quelli vissuti in casa Catanzaro. Dopo il “famoso” derby di Coppa regalato al Cosenza e dopo la partita persa a Lamezia, qualcosa nell’ambiente era cambiato. Le prestazioni della squadra e i risultati altalenanti, con punti persi in modo a dir poco scellerato, non avevano aiutato a rasserenare né gli animi di società e squadra, né quelli del tifo, lacerato da divisioni conclamate e con gli ormai soliti profittatori, pronti a sbandierare le loro drastiche soluzioni, in funzione di un qualcosa che solo chi ha vissuto quelle annate tragiche, con due fallimenti in pochi anni, può comprendere.

«Le crisi tecniche passano, quelle societarie sono di più difficile soluzione e possono avere risvolti devastanti». Diceva così  il grande Nicola Ceravolo e per l’ennesima volta vogliamo ricordare questa frase che deve risuonare da monito per tutti. A nessuno deve essere negato il diritto alla critica, dalla stampa ai tifosi, specie se costruttiva, ancor di più quando il campo conferma i sospetti che qualcosa non vada per il verso giusto. Ciò che manca è il limite. Uno dei grandi meriti di questa società, oltre quello di aver ridato una dignità a noi tutti, è proprio il fatto di aver rotto con il passato. Oggi si parla solo di calcio, di disquisizione tecniche, di moduli o sostituzioni sbagliate, e sembra ancora di vivere in un sogno se pensiamo a quando gli argomenti di discussione erano i punti di penalizzazione per mancati pagamenti di stipendi e altro su cui è meglio stendere un velo pietoso.

Alla società diciamo solo di andare avanti e di continuare nel proprio percorso di crescita, di non abbattersi, di organizzarsi al meglio a livello di compagine societaria, perché solo una buona organizzazione può pararti dai colpi bassi che nella città dei tre colli, sono sempre dietro l’angolo. Distingua il nostro Presidente, come ha già ben fatto, le critiche dettate dalla rabbia di un risultato negativo, da quelle per beceri interessi personali.

Questa premessa era necessaria, perché adesso dobbiamo parlare della partita di Lecce e la copertina la meritano quei 100/130 presenti al “Via del Mare” che hanno incitato e innalzato i nostri colori per 94 minuti e oltre, compreso l’intervallo. L’abbraccio finale degli Ultras con i ragazzi della nostra “Striscia Video” ci ha emozionato quanto il goal di Maiorano nel finale.

D’Urso, chiamato a sostituire Moriero, schiera un altro Catanzaro e sin dai primi minuti si nota subito una cosa: nel settore nevralgico siamo messi meglio, siamo in superiorità sugli avversari che non sono di certo gli ultimi arrivati. Il Catanzaro parte bene e il Lecce commette errori nella trasmissione dei passaggi. Nella prima fase di gioco, quando il Catanzaro ha il dominio territoriale, ciò che manca, pur se disposti bene in campo, è la profondità e le verticalizzazioni. Troppo spesso (e accadrà almeno per un’ora circa) i passaggi sono per vie orizzontali, ma non bisogna però dimenticare che era la prima volta che si giocava con un modulo diverso e che a D’Urso mancavano elementi del calibro di Russotto squalificato e Pagano infortunato, nonché Barraco che non era nemmeno in panca.

Quando il Lecce si scuote lo fa soprattutto con l’esperto Mannini a destra e con Doumbia, che è in palla sull’altra sponda. Proprio da un’azione dei due, a difesa schierata, nasce il primo vantaggio del Lecce: traversone lungo di Mannini e Doumbia dall’altra parte raccoglie e con un piattone al volo insacca alla sinistra dell’incolpevole Scuffia.

Il Lecce non aumenta la pressione e il Catanzaro continua ad essere ben disposto in campo ma non punge, tranne che in un’occasione con Di Chiara. Il goal della domenica, sul finale del primo tempo, lo trova però ancora una volta Doumbia con un fendente da fuori area che s’insacca all’incrocio, con Scuffia che neanche prova a intervenire. Su quest’azione c’è da segnalare che un attimo prima Maiorano era stato steso in area ed inspiegabilmente ammonito per simulazione.

La ripresa inizia con gli stessi effettivi del primo tempo, la partita sembra incanalata. Il Catanzaro fa possesso palla ma non spinge, si crea un calcio di punizione dopo che Fofana se ne va nello spazio ma l’ottimo Di Chiara visto ieri, spreca calciando sulla barriera.

D’Urso si accorge che è il momento di cambiare qualcosa, con l’entrata di Ilari al posto di Pacciardi, si disegna in campo un 4-3-1-2. Lerda precedentemente, pensando alla sfida con il Benevento, crede che la pratica sia archiviata. Toglie Doumbia che nelle ripartenze poteva essere pericoloso e inserisce Carrozza, che per curriculum non è affatto inferiore al compagno. L’entrata di Ilari invece scuote il Catanzaro, che cambia modulo e passa al 4-3-1-2.

Con Di Chiara che a sinistra fa il pendolino e con Daffara che prende coraggio sulla fascia di competenza, adesso è davvero un bel Catanzaro. Vacca domina la scena nel mezzo e il tecnico leccese tenta di limitarlo, lasciando più spazio all’impostazione a Ilari e Maiorano. Sarà questa una mossa perdente, proprio perché i due saranno decisivi, segnando prima il goal del 2 a 1, dopo un bel cross di Di Chiara, perfezionato con un assist da Fofana per Ilari e poi con una conclusione da fuori di Maiorano che colpisce, prima d’entrare a rete, per ben due volti il legni difesi da Caglioni.

È un pareggio meritato e sofferto, che fa esplodere di gioia i tifosi presenti a Lecce. Il Catanzaro ieri ha dimostrato di saper soffrire e sono stati dati segnali importanti da parte dei calciatori, che ci hanno creduto fino all’ultimo secondo.
Un grazie doveroso va a mister D’Urso che ieri ha fatto semplicemente l’allenatore senza particolari alchimie tattiche, come ci aveva abituato il suo predecessore. Adesso arriverà Sanderra e sarebbe da sciocchi non provarci in un torneo così lungo, dove è stato confermato che un Catanzaro attento, può giocarsela con chiunque senza timore. Il goal di Maiorano, ci ha ricordato un tiro di Sabato, in una lontana semifinale di Coppa Italia contro l’Inter. La palla allora non entrò e quel doppio palo racchiuse la fine di un grande ciclo. L’anno dopo il Catanzaro retrocedette nella serie cadetta, salutando definitivamente il calcio che conta.

Ieri il pallone è entrato in rete. Se il Catanzaro avesse perso oggi si sarebbero aperte altre polemiche. Speriamo che questo goal possa rappresentare il tempo della rinascita.

Salvatore Ferragina

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Salvatore Ferragina

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