«La delibera è stata firmata dal dirigente»

La replica del direttore generale dell’Arpacal a un articolo apparso sul corrieredellacalabria

«La delibera è stata firmata dal dirigente»La “non notizia” che oggi mi porta a essere fotografata, in pieno risalto, sulla home page del sito del Corriere della Calabria, è quella di aver firmato, circa quattro anni fa, in qualità di Commissario Arpacal, una delibera (la 677/2011) nella quale mi sarei autoattribuita un “premio di risultato” di circa 25 mila euro.

Il seguito dell’articolo è ancor più tendenzioso, laddove si afferma che dal 4 aprile 2012, terminato il periodo di commissariamento e nominata Direttore Generale, non avrei più avuto bisogno di ricorrere a”deduzioni aristoteliche” per il mio impegno amministrativo perché i miei “124 mila euro all’anno arrivano puntuali e in via automatica”.
Infatti, la citata delibera del 2011 non è frutto di una mia invenzione: è stata redatta dal dirigente del settore Gestione risorse pro tempore, che la sottoscrive, attestando la regolarità dell’atto e la copertura contabile.

Si tratta di un atto previsto che, tuttavia, non contempla alcuna liquidazione in mio favore, ma si limita a un impegno delle somme, la cui effettiva corresponsione sarebbe potuta avvenire solamente «una volta accertato il raggiungimento degli obiettivi … in relazione al periodo di effettivo servizio lavorativo prestato nell’anno 2010, nonché nell’anno 2011».
Una verifica documentale avrebbe facilmente permesso, al redattore dell’articolo, di accertare come io abbia ritenuto, di concerto con l’Ufficio di presidenza della giunta regionale, organo di indirizzo politico dell’Agenzia, di non procedere alla liquidazione delle somme, pur previste, per la produttività, tanto che l’impegno di spesa è andato in “perenzione amministrativa”.
Anche per gli anni successivi, cioè 2012, 2013 e 2014, né la sottoscritta nella qualità di direttore generale, né il direttore amministrativo, né il direttore scientifico e né, naturalmente, nessun altro dirigente dell’Arpacal, ha percepito un solo euro di indennità di risultato, proprio perché è necessario completare in maniera regolare le fasi amministrative di valutazione delle attività svolte.

Tutto ciò, a differenza di quanto accadeva in passato, nelle precedenti gestioni, così come puntualmente segnalato dall’ispettore ministeriale dott. Logoteto, il quale ha analizzato l’attività dell’Arpacal negli anni dal 2006 al 2011, individuando diverse irregolarità anche nella liquidazione dei premi di produttività, irregolarità da me debitamente e sistematicamente comunicate alla Procura regionale presso la Corte dei conti e alla Procura ordinaria.
L’autore dell’articolo, poi, per rafforzare la descrizione negativa della mia persona e senza alcun collegamento logico con la fattispecie esaminata ,”cita” la mia attuale retribuzione nella qualità di direttore generale facendo intendere, in maniera del tutto “subdola”, un compenso quasi fuori luogo, dimenticando, o facendo finta di non conoscere, che i 124 mila euro lordi, di cui si fa tanta enfasi, sono il compenso, senza l’ulteriore ed eventuale quota dell’indennità di risultato, previsto per i direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere, in virtù di un decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 2001.

Tale retribuzione, da qualche anno, ha subito un taglio del 20% per la spending review, che la legge istitutiva dell’Arpacal ha voluto applicare anche alla carica apicale di questo ente.
Considerato che questo ulteriore grave e diffamatorio articolo si somma ai molteplici altri attacchi denigratori, per i quali è stata ripetutamente interessata la Procura della Repubblica, ancora una volta mi troverò costretta a tutelare la mia onorabilità e quella dell’ente che rappresento presso l’autorità giudiziaria competente.

 

Sabrina Santagati
Direttore generale Arpacal

LA CONTROREPLICA

Prendiamo atto delle dichiarazione della dott.ssa Santagati, ricordandole – al tempo stesso – che il nostro articolo prende le mosse da un documento da lei stessa firmato, in un chiaro conflitto d’interessi. Le somme in oggetto sono state “accantonate”, e ad accantonarle è stato proprio il commissario.

Autore

Redazione

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