Intervistiamo

Inaugurazione dell’anno giudiziario: la ndrangheta si è evoluta

Scritto da Redazione
Secondo quanto evidenziato nella relazione del presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Domenico Introcaso 
 

 “Il folclore della “coppola” e del dialetto, le manifestazioni religiose, le processioni, alle quali pure si assoggettano affiliati vecchi e nuovi, zone grigie di fiancheggiamento anche a fini dì consenso elettorale, cedono alla fenomenologia della finanza, delle acquisizioni azionarie nelle piazze borsistiche primarie”.

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E’ questo uno dei tratti in cui la ‘ndrangheta si è evoluta, secondo quanto evidenziato nella relazione del presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Domenico Introcaso (foto), durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario nel capoluogo calabrese.

Il presidente Introcaso ha sottolineato, tra l’altro, che “la forza delle associazioni deriva giustappunto dalla capacità di adattamento alle situazioni ed ai mutamenti in modo tale che esse si aggregano, si disfano, si ricostituiscono, si fondono a seconda della rilevanza criminale dei soggetti compartecipanti, dello stato dì libertà e dell’esistenza in vita degli stessi, cui si correla l’ambito di azione e dì attività criminale verso il quale l’intrapresa criminale è diretta”.

Una evoluzione continua, dunque, così come ripercorso nella relazione: “Se negli anni Novanta l’attività criminale era indirizzata prevalentemente agli appalti pubblici nell’edilizia, facendo lievitare notevolmente il costo delle opere a carico della collettività, oggi gli investimenti sono anche di altra natura. Dalle energie alternative alla grande distribuzione, dalla sanità privata alla tecnologia e all’immigrazione. Sono settori che hanno a che fare con i bisogni quotidiani di tante persone.

E che per questo – conclude Introcaso – rendono più complicata l’azione repressiva”. “Le piante organiche di tutti gli uffici del distretto (requirenti e giudicanti) sono inadeguate sia in relazione al numero dei magistrati che a quello del personale amministrativo”, ha detto ancora il presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, spiegando che “il recente intervento normativa ha apportato sicuri benefici alla gestione degli uffici del Distretto, sopra tutti quelli a competenza distrettuale. Tuttavia, nel periodo – ha aggiunto – non può che ribadirsi che le scoperture di organico sono ormai endemiche dal punto di vista quantitativo”.

Secondo il presidente, “a stabili percentuali corrispondono solo modificazioni soggettive dei giudici trasferiti ma invarianza nel numero; il risultato è un movimento migratorio costante in uscita con entrate costituite da magistrati ordinari di prima destinazione che, per vincoli ordinamentali, non possono svolgere funzioni di Gip/Gup, a seguito di correttivo normativa, adottato nel periodo di interesse, di abrogazione dell’articolo 13, tanto da suggerire il ricorso ad applicazioni infradistrettuali o endodstrettuali, tali da pregiudicare la già carente efficienza degli uffici di provenienza”.

Nei dati riportati da Introcaso, si evidenziano le criticità dei tribunali di Vibo, con una scopertura del 33 per cento, Crotone (33%) e Catanzaro (25%), mentre rispetto alla situazione delle Procure lo stesso Introcaso ha definito la condizione come di “indubbia gravità”, con due dei sette uffici inquirenti che hanno una scopertura del 50% e tre del 33%.

Secondo il presidente della Corte d’Appello, dunque, “l’aumento di organico nei termini proposti appare essere quello minimo indispensabile per mirare a risolvere sia nel settore penale che ih quello civile le urgenti problematiche degli uffici, in cui si registra un costante aumento delle sopravvenienze”.

Occorre potenziare il settore investigativo e giudiziario per fare fronte “all’emergenza mafiosa del territorio come emergenza nazionale”, ha continuato il presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, illustrando nel dettaglio la presenza della ‘ndrangheta nel territorio calabrese, evidenziando la necessità di “non lesinare le necessarie risorse economiche” per affrontare questa emergenza.

Quella di Introcaso è stata una relazione dedicata in larga parte al fenomeno mafioso, delineando un quadro per nulla semplice e con una evoluzione continua da parte delle cosche: “La forza delle associazioni – ha spiegato – deriva dalla capacità di adattamento alle situazioni ed ai mutamenti in modo tale che esse si aggregano, si disfano, si ricostituiscono, si fondono a seconda della rilevanza criminale dei soggetti compartecipanti, dello stato dì libertà e dell’esistenza in vita degli stessi, cui si correla l’ambito di azione e dì attività criminale verso il quale l’intrapresa criminale è diretta”.

Una evoluzione che riguarda l’intero fenomeno, considerato che Introcaso ha ribadito come siano “ricorrenti segnali significativi di una tendenza alla centralizzazione delle famiglie ‘ndranghetistiche che da microcosmi a struttura familiare e localistica assumono i caratteri di cellule interdipendenti e collegate al vertice da strutture sovraordinate”. Un fenomeno capace di espandersi in tutto il mondo, dunque, per “curvare anche l’economia “sana” al delitto – ha affermato il presidente – con indubbio e devastante effetto criminogeno”, passando anche per gli interessi nel fenomeno delle migrazioni.

Ed è grazie all’influenza su tutti i settori dell’economia che la ‘ndrangheta ha potuto accumulare “enormi risorse finanziarie che determinano la necessità di riconversione dei proventi in attività lecite attraverso cospicui investimenti in realtà imprenditoriali – ha concluso Introcaso – afflitte dalla crisi in zone esenti dal fenomeno criminale in altre aree del territorio italiano, europeo ed extraeuropeo.

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