Intervistiamo

Firme false per le comunali 2012, il processo torna a Catanzaro

Scritto da Redazione
Gli atti erano stati inviati a Salerno: per il gup tra le parti offese c’erano anche i magistrati che lavorano nel capoluogo. La Cassazione ha “bocciato” quella valutazione
 

Sarà celebrata a Catanzaro l’udienza a carico delle 13 persone indagate per il procedimento sulle firme false, che sarebbero state inserite nella dichiarazione di presentazione della lista “Per Catanzaro” alle elezioni comunali del 2012.

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La prima sezione penale della corte di Cassazione ha dichiarato che è il gup di Catanzaro il giudice competente a decidere sul rinvio a giudizio degli indagati accusati di reati elettorali, per false attestazioni di autenticità delle firme di presentazione di una lista elettorale e di favoreggiamento personale.

Il gup del tribunale di Catanzaro, infatti, accogliendo l’eccezione presentata dai difensori degli imputati, aveva declinato al propria competenza a giudicare.
Le ragioni della decisione del giudice risiedevano nel fatto che il reato contestato individuava tra le parti offese gli elettori del Comune di Catanzaro, ivi compresi i magistrati operanti negli uffici giudiziari della città.

Ma, a marzo del 2016, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Salerno aveva sospeso l’udienza preliminare e inviato gli atti alla Corte di cassazione. 
La Suprema Corte ha, quindi stabilito, che «appare di tutta evidenza non solo che non risulta alcuna formale assunzione della qualifica di danneggiato da parte dei magistrati operativi presso gli uffici giudiziari Catanzaresi, ma anche che la loro presenza è genericamente affermata dal gup catanzarese sulla base di una mera presunzione probabilistica, non supportata da alcun dato formale, comunque necessario in un contesto processuale in cui da quel dato si intende trarre il presupposto per l’applicazione di una norma procedimentale di carattere eccezionale in quanto derogatoria del principio del giudice naturale, principio fondante dell’ordinamento giuridico».

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