Bar Mangialavori

Riprendiamoci la storia

Scritto da Redazione
L’alba di un nuovo giorno per orizzonti a tinte giallorosse
 

La politica è corsa in soccorso del Catanzaro Calcio 2011 S.r.l. ed in men che non si dica il neo-rieletto Sindaco Abramo è riuscito nel proibitivo obiettivo di motivare e poi coinvolgere concretamente il gotha dell’imprenditoria cittadina.

Tutto è bene ciò che finisce bene, ma mai dimenticare tutto ciò che ha preceduto la soluzione finale. Sarebbe un imperdonabile errore da parte di tutti, neo proprietari e tifoseria.

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Da una retrocessione evitata grazie alla soffertissima vittoria dei playout merito dei ragazzi che non hanno mollato in momenti in cui lavorare per l’obiettivo sembrava impossibile (non dimentichiamolo mai), ad una retrocessione, o ancora peggio cancellazione, scongiurata dall’intervento di tutto il tessuto imprenditoriale locale che fino ad oggi aveva nicchiato di fronte all’icona cittadina per eccellenza: Il Catanzaro.

Dicevamo, è intervenuto “tutto” il tessuto imprenditoriale, è giusto rimarcarlo. Dai piccoli imprenditori, agli esponenti di livello di Confindustria. Si è giunti così ad una soluzione insperata con il coinvolgimento diretto della famiglia Noto (60%), Mottola D’Amato (20%) al gruppo Arcuri-Cantafora-Meddis-Valenti.

Come se quella intervista all’Ing. Noto di Nico De Luca, che tanto scalpore fece qualche mese addietro, fosse da preludio all’intervento diretto del magnate catanzarese.

È tornato il sereno e ora il sole splende sul futuro delle Aquile. La frase pronunciata da Maurizio Mottola D’Amato “destinazione serie A” in occasione dell’ufficializzazione dell’avvenuto passaggio societario, la dice lunga sui reali intendimenti di chi ha compreso che nel calcio moderno, per raccogliere risultati tangibili anche in termini di fatturato, non si può spalmare troppo nel tempo il raggiungimento degli obiettivi.

Finisce dunque l’era Cosentino che ha lasciato ai suoi successori una società sana da un punto di vista economico, con uno status di disaffezione da parte della tifoseria anche per colpa degli ultimi risultati sportivi e una totale mancanza di comunicazione che il trascorrere del tempo ha contribuito a peggiorare.

Ma è bastato poco per ridestare entusiasmi sopiti da tempo con un vulcano che sta per esplodere a tutto vantaggio di un auspicabile ripopolamento delle gradinate del Nicola Ceravolo che riprenderà ad essere (ce lo auguriamo tutti) un catino inarrivabile di entusiasmo.

Mi evito il riassunto delle “puntate precedenti”, ma contestualmente ci tengo a sottolineare che quanto vissuto dovrà costituire un monito per tutti.

È necessario imparare sia dalle esperienze positive, ma ancor di più da quelle negative. Una promozione in C1, la conquista di un piazzamento playoff, poi persi contro il Benevento di Vigorito, e per finire la conquista della permanenza in Lega Pro ai danni della Vibonese, sono i punti dell’esperienza in giallorosso dell’imprenditore reggino che aveva rilevato la società sull’orlo dell’abisso, investito del ruolo dal sindaco di allora (l’On. Traversa), così come oggi Sergio Abramo si è fatto carico di catalizzare gli step per il passaggio del testimone ai succitati esponenti dell’imprenditoria locale.

La priorità, oltre alla pianificazione dei quadri tecnico-dirigenziali sarà, così come giustamente rimarcato dal primo cittadino, unire la città, testualmente: “Bisogna unire la città che è la cosa più importante. Se andiamo uniti faremo grandi cose”.

Queste parole sono da considerarsi preziose per iniziare a cestinare dissapori malcelati e scorie figlie del passato. Chi non trova pace nel proprio passato non potrà mai avere futuro e la “nostra” pessima Italia (purtroppo) in questo è maestra. Oggi ci sono tutti i presupposti per rifare la storia e creare le basi per un futuro a tinte giallorosse.

Troppi i veleni accumulati, altrettante le divisioni e i dissapori all’interno della tifoseria. Ora basta. Sul serio. Sarà necessario guardare al futuro con uno spirito diverso.

Così come impropriamente e arbitrariamente si è parlato di pro-Cosentino o di anti-Cosentino in passato, così oggi non ci si può permettere il lusso di parlare di “contenti” o “scontenti”. Ma ci siamo bevuti il cervello? Quanto sopra nell’interesse dell’unico bene comune che unisce tutto e tutti: il Catanzaro.

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In questi ultimi giorni i ringraziamenti si sono sprecati distribuendoli a destra e a manca. È doveroso salutare e ringraziare Giuseppe Cosentino, unitamente alle figlie Ambra e Gessica, che dopo avere investito sostanze finanziarie, energie e tempo, lasciano quel sodalizio che ha battezzato alla serie A la Calabria, contribuendo a salire un gradino dalla vecchia C2 alla C1 (oggi Lega Pro, domani ancora una volta Serie C).

Ci sono stati momenti iniziali di cielo terso e sole e momenti bui e gelidi, ma anche grazie al percorso tracciato (lo hanno ricordato tutti i protagonisti di queste settimane) , oggi il Catanzaro può riprendere un cammino spedito, alla riconquista di quelle vie smarrite da fin troppo tempo.

Un benvenuto alla Famiglia Noto, a Maurizio Mottola D’Amato e al gruppo Arcuri-Cantafora-Meddis-Valenti degni rappresentanti di un tessuto imprenditoriale locale che, ne siamo certi, parteciperà unito, sempre più attivamente, alle fortune delle Aquile per la riscoperta di una territorialità e un’appartenenza che saranno fondamentali per la crescita comune. Non c’è crescita di sorta se quest’ultima non coinvolge tutto il tessuto produttivo.

Per quanto riguarda noi, la redazione di UsCatanzaro.net sarà sempre vicina alle sorti del “Magico”. Lo è stata sempre, soprattutto nei momenti più bui, informando giornalmente i propri lettori anche con il mare in gran tempesta, figuriamoci con le attuali, incoraggianti premesse.

Oggi l’impareggiabile popolo giallorosso attende più che mai speranzoso che una notte durata troppo a lungo partorisca una nuova alba, perché le Aquile sono fatte solo per volare.

Buon lavoro a tutti. Avanti Catanzaro, riconquistiamo insieme la storia!

Giuseppe Mangialavori

Rassegna stampa

Riprendiamoci la Storia!

da Il Gazzettino del Catanzarese

Lunedì 18
giugno. Catanzaro, pieno centro, una città fantasma. In un’atmosfera di irreale
routine, una signora cammina con un sacchetto di plastica. Incontra un’amica.
Breve cenno con la testa. Proseguono. Un ragazzo in motorino, occhi cerchiati ,
capelli al vento, Corriere dello Sport piegato sul sellino. Non lo leggerà mai.
Un autobus AMC procede a passo d’uomo; dentro una quindicina di passeggeri: non
parla nessuno. Bancone del bar: rumori di tazzine, improbabili argomenti
finanziari, occhiate di pietosa compassione invitano a soprassedere qualsiasi
calcio-tabù. Si beve un caffè al fiele e si va via. Ognuno sembra prigioniero
dei propri pensieri. Solo in pochi affrontano l’argomento, cercando complicità,
ma non trovano proseliti. Il fruttivendolo espone la propria  merce e risponde ai clienti, garbato, ma con
singole parole e quasi sottovoce. Lui che avrebbe voluto urlare la sua rabbia
al mondo. Lui che del calcio fa una ragione di vita. Lui come tutti i cittadini
di questa incredibile comunità capace di affollare lo stadio per una partita di
quarta serie, dopo aver sfiorato – vent’anni prima – l’Europa.

Una terribile atmosfera di
smarrimento  collettivo si respira a
pieni polmoni in ogni angolo dei Tre Colli. Mentre bandierine giallorosse e
striscioni di felicità repressa, garriscono beffardi da vari pennoni
occasionali, sbrindellati dal terribile vento del giorno prima.

Vento che ti amo; vento che ti
odio; vento nostro; vento che ci tieni in vita nelle giornate d’afa; vento che ci togli il respiro
all’angolo dell’Esattoria ed a Bellavista; vento maligno in quel pomeriggio da
ventimila cuori in sussulto, che portavi a spasso un pallone destinato chissà
dove e schizzato come un pugnale in fondo al nostro sogno.

Eppure, oggi, voglio ricordarlo
quel giorno. Perché alle 18.30 di un insulso pomeriggio di inizio estate quella
gente, la mia gente, ha dimostrato il suo grande orgoglio, il suo sommo amore,
la sua estrema maturità. L’amore verso la sua squadra di calcio, in qualsiasi
categoria ; l’orgoglio di ritrovarsi assieme, il disoccupato e l’imprenditore,
la casalinga e sua nipote, la vecchia guardia del tifo ed il quindicenne
affamato di reti e di nuova gloria; la straordinaria maturità di uno stadio
giallorosso distrutto dagli eventi; che era già in C1 col rigore del primo
tempo, scivolato di nuovo all’inferno negli ultimi sette minuti. Ed una volta
terminato il supplizio le raffiche sferzanti verso Est sembravano farti
giungere anche minuscole goccioline dal lago di lacrime versate da quella gente
stremata e con le mani fra i capelli. Nessun atto vandalico, nessuna
invasione,  neppure una bottiglietta in
campo. Solo un’immensa cappa di commozione e di tristezza, scioltasi nel pianto
a dirotto di un ragazzo già pronto a scavalcare per la festa; poi trovatosi lo
stesso in campo ad inseguire nessuno, inseguito dal fantasma di un altro anno
di C2 ed amorevolmente abbracciato al maresciallo dei Carabinieri, anche lui –
non catanzarese- rapito da tanta passione e tanto trasporto verso questi
colori.

Perciò , cari tifosi giallorossi,
non oscurate il ricordo di quel terribile pomeriggio del 17 giugno; non
infangatelo addosso al portiere o al difensore corresponsabili occasionalmente
di una rete subita; o al centrocampista ed all’attaccante che hanno fallito gol
già fatti.

In quel pomeriggio di tragiche
fatalità concomitanti tutti Voi avete scritto l’ennesima pagina di Storia. Una
pagina di straordinaria bellezza di cui oggi pochi si rendono conto. La
vittoria, la festa, la gioia, i programmi per la C1 e quant’altro: tutto troppo
facile. In un pomeriggio di lucida follia ventimila tifosi di serie A costretti
alla C2 hanno dimostrato a tutta Italia la loro nobiltà, ingoiando un boccone
amaro come dodici anni di prigionia, ostinatamente convinti che la notte dovrà
finire e che l’Alba del Nuovo Giorno troverà l’Esercito giallorosso pronto a
riprendersi la propria Storia.  

 

Noblesse CZ

 

Autore

Redazione

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9 Commenti

  • Personalmente ringrazio anche Erra che ci ha salvato per ben due volte in condizioni disastrose, per me merita una statua anche perché con coraggio si è opposto a preiti.

  • Beavo Giuseppe. Concordo pienamente. Ho gia detto l’altro giorno anch’io che nel calcio moderno una societa’ di calcio e’ una azienda. E una azienda non puo’ procastinare troppo in la il raggiungimento degli obiettivi. Quindi organizzazione e non programmazione.

    • Programmazione:definizione degli obiettivi che si vogliono raggiungere…se il Catanzaro è una azienda deve percorrere per forza questa strada.Saluti fratellone

  • La curva del Catanzaro si e’ sempre distinta per correttezza e fair play. Il fatto che ogni tanto si lanci qualche petardo per quanto non corretto ma capita anche nelle buone famiglie. La curva e il tifo organzzato e’ fatto di brave persone. Qualche daspo servirebbe per qualche cialtrone che posta feseerie contro la ovest

  • Concordo quando si prendono provvedimenti forti contro la violenza negli stadi, ma adesso stanno esagerando, non si può neanche urlare arbitro cornuto che era un classico riportato anche in molti film, anche i fumogeni non mi sembra possano far male a qualcuno. Odio il calcio asettico, il calcio dei soldi e delle partite infrasettimanali, il calcio senza coppa delle coppe e con una coppa dei campioni con troppe squadra. Insomma forse sono vecchio.

  • ""Ma è bastato poco per ridestare entusiasmi sopiti da tempo con un vulcano che sta per esplodere a tutto vantaggio di un auspicabile ripopolamento delle gradinate del Nicola Ceravolo che riprenderà ad essere (ce lo auguriamo tutti) un catino inarrivabile di entusiasmo."" <br />
    N.B. Riporto il suddetto virgolettato dell’articolo firmato Mangialavori aggiungendo che l’entusiasmo della tifoseria giallorossa supererà anche la devastante forza accumulata dal vulcano Marsili (Mar Tirreno). In poche parole….ENTUSIASMO, GIOCANO LE AQUILE!!!

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