Rassegna stampa

Tifosi giallorossi pestati dalla polizia di Arezzo?

Un sms domenica notte: “Non ho mai preso tante botte in vita mia”.

Il Quotidiano

La difesa di uno dei 17 giallorossi arrestati ha chiesto di avviare un incidente probatorio . Tifosi pestati dalla polizia di Arezzo?
Un sms domenica notte: “Non ho mai preso tante botte in vita mia”

CATANZARO – “Non ho mai preso tante botte in vita mia.. Mi hanno ridotto proprio male”. È un sms, una sorta di sos lanciato via etere, un messaggio giunto nella notte, a metà tra le botte date e quelle prese ai termine degli scontri andati in scena domenica scorsa nel piazzale antistante lo stadio comunale di Arezzo, quando ancora nelle orecchie delle tifoserie avversarie risuonava il fischio finale dell’arbitro che sanciva la vittoria della squadra locale contro il Catanzaro. L’ultras rimasto a casa lo legge, impotente, di fronte quel messaggio della Tim che toglie ogni speranza di mettersi in contatto con l’amico ferito. “Tieni duro, compà”, la risposta che forse lui, … non avrà ancora letto, dietro le sbarre del carcere nel quale in diciassette sono finiti con le accuse di violenza e resistenza a pubblico ufficiale, lesioni aggravate, rapina – per lo sfollagente portato via ad un poliziotto aggredito – e danneggiamento, formulate contro di loro alla luce del ritrovamento di diverse spranghe e altri oggetti contundenti all’interno del furgone a bordo del quale erano arrivati dal capoluogo calabrese.
Diciassette arresti avvenuti in flagranza di reato e sui quali oggi stesso sarà chiamato a pronunciarsi il gip di Arezzo, al cui vaglio sono finite altrettante richieste di applicazione di misure cautelari inoltrate dal sostituto procuratore Elisabetta lannelli. Udienze di convalida sulle quali, però, si allunga sempre di più un’ombra, l’ombra di un pestaggio dal quale nessuno
dei giallorossi arrestati potrebbe essere rimasto estraneo. Un’ipotesi inquietante, forse più di quella formulata dagli agenti di Arezzo
che hanno fatto scattare le manette di domenica notte, e che vedrebbe salire sul “banco degli imputati” proprio questi ultimi, i tutori dell’ordine che qualche botta di troppo sembrerebbero averla data ai giovani catanzaresi. Un’ipotesi ovviamente tutta da verificare.
E se l’sms resta racchiuso lì, nella zona messaggi del telefono cellulare ricevente, sono state le botte che un altro tifoso giallorosso avrebbe ricevuto sempre in quegli uffici della Questura di Arezzo a finire nero su bianco su un’istanza inoltrata dalla difesa del diciannovenne Andrea Concolino al magistrato titolare del caso per sollecitare la celebrazione di un incidente probatorio atto a verificare la compatihilità delle ferite riportate dal proprio assistito con un’aggressione perpetrata in Questura. E gli avvocati Domenico Grisolia del foro di Catanzaro e Stefano Bernardini del foro di Arezzo hanno anche chiesto la nomina di un consulente chiamato ad accertare le evidenti escoriazioni e le varie ferite presenti sul collo, sul volto e sulle gambe del giovane tifoso; ferite che, a detta dei legali, non sarebbero certamente imputabili agli scontri davanti alla stadio, ma riportate quasi con certezza nel lasso di tempo intercorso tra il ferme in Questura e il trasferimento nel carcere aretino. Un’istanza ben precisa, dunque, che, insieme all’sms giunto nella notte di una domenica di sangue, potrebbe ribaltare la trama di una storia abbattutasi pesante come un macigno sul tifo catanzarese ormai pronto a festeggiare la promozione in B con striscioni e bandiere destinate a colorare ancora una volta, domani sera, l’intera provincia. Colori che già da lunedì sera sono andati a dipingere di giallo rosso anche un’altra città, quella dell’Arezzo, dove davanti al carcere di via Garibaldi in decine sono accorsi per tentare di supportare gli amici arrestati, giunti non solo dal capoluogo calabrese ma anche dalle diverse città italiane nelle quali risiedono per motivi di studio o di lavoro. E tra questi anche quella parte di fiorentini sostenitori delle Aquile a dispetto dei colori sventolanti nel capoluogo toscano.
sembra aver rappresentato proprio la scintilla del fuoco scoppiato domenica sera ad Arezzo. Una scintilla provocata da un battibecco tra un ragazzo fiorentino ed un laziale (appartenente a quella cerchia di tifosi ‘gemellati” con gli aretini) divisi dalla rete che separava la curva della tifoseria locale dalla gradinata destinata agli ospiti. Dagli insulti al lancio di bottiglie il passo è stato breve, con un intervento immediato di quei pochi poliziotti presenti nella struttura comunale che non avrebbero perso tempo a caricare i gialborossi messi a tacere. Ma non per molto, se non fino a quando usciti dallo stadio gli animi si sarebbero riaccesi con piccoli tafferugli anche questi prontamente sedati. E la situazione sembrava essere ritornata alla normalità, sono stati tutti pronti a giurare, quando un gruppo di tifosi catanzaresi sarebbe sceso all’improvviso da un pullinan per accerchiare e aggredire un agente di una volante, per poi fuggire all’arrivo di alcuni poliziotti giunti in soccorso del collega. Una fuga che avrebbe gettato un mtero quartiere della città nello scompiglio, con il mezzo che, sempre secondo la Questura, avrebbe prima speronato un’auto della polizia e poi sfondato un posto di blocco travolgendo un’altra auto della stradale che cercava di fermarli. E nella sua corsa il furgone avrebbe cercato anche di investire un agente che si trovava sulla sua strada, riuscendo a spingersi oltre lo sbarramento di pattuglie. Quindi, la fine dell’incubo alle 19,30, quando le forze dell’ordine avrebbero bloccato definitivamente i tifosi nei pressi del casello autostradale.
Qui l’identificazione dei 19 occupanti, tra i quali l’autista, portati in questura dove per 17 è scattato l’arresto e per due minorenni del gruppo la denuncia con successivo affidamento ad una comunità attesa di essere consegnati ai genitori. Questo almeno secondo la costruzione fatta dalla polizia contro la quale oggi stesso si ba ranno davanti al gip i difensori degli indagati, gli avvocati Domenico Grisolia, Stefano Bernardini, Amedeo Bianco, Antonio Ludovico, Maria Botundo, Sergio Rotundo Alessio Spadafora e Antonio Pascuzzo.
E cominceranno a farlo dalle questa mattina, fino all’ultimo interrogatorio previsto nel tardo pomeriggio, sempre nel carcere di Arezzo, dove si svolgeranno le udienze di convalida per esigenze di spazio.
In serata o al massimo giovedì mattina la decisione del gip, sulla cui scrivania sono giunte le richieste di convalida gli arresti e di applicazione misure cautelari in carcere dal sostituto procuratore Elisabetta lannelli. –…Omissis…-

STEFANIA PAPALEO

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Redazione

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