RELIGIONE – Il Messaggio Pasquale di Mons. Ciliberti

“Dobbiamo adoperarci per modellare la nostra vita sull’ esemplarità della testimonianza d’ amore di Gesu Cristo. Come lui dobbiamo saperci incarnare nella situazione concreta dell’ umanità“. E’ questo l’invito che arriva da monsignor Ciliberti in occasione della santa Pasqua. “Dobbiamo amare il mondo che Dio ha fatto bello per l’ uomo e che gli uomini hanno imbruttito col loro peccato. La sua redenzione si realizza, mediante il nostro sacrificio oblativo. Inseriti nella storia, sarà la forza del dono di noi stessi, attualizzato nella bontà del servizio, a liberare il mondo dal peccato che si articola nell’ ingiustizia, nelle guerre, nella povertà e nella morte”. “Durante il tempo di quaresima – afferma Ciliberti – ho meditato con voi sulla grandezza dell’ amore che Dio Padre ci ha riservato, donandoci il suo Figlio unigenito, quale unico nostro Salvatore. A Pasqua avverto il bisogno di riproporre per me stesso e per tutti quale dovra essere la nostra responsabile risposta al disegno di Dio. Come ci ha amato il Signore, perché sulla sua esemplarità possiamo modellare la nostra vita cristiana? La risposta la troviamo nella sua vita, incarnazione della verità della sua parola. Innanzitutto è venuto a prendere concretamente su di sé la nostra condizione e condizione di servo. L’ uomo-Dio non esaurì il gesto d’ amore facendosi come noi, ma volle portarlo a compimento umiliandosi per noi sull’ altare della croce, per celebrare il vero sacrificio, capace di riscattare l’ uomo alla dignità di figlio di Dio e di consentirgli la certezza dell’ eterna salute. Il riscontro inequivocabile della verità della Pasqua – prosegue l’ Arcivescovo di Catanzaro – è la risurrezione di Gesù che costituisce per tutti il fondamento della nostra fede, perché come Cristo è risorto anche noi risorgeremo. Egli stesso infatti ce l’ha assicurato: ‘Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà. Ma la testimonianza dell’ amore di Dio per noi non si esaurisce neppure nella sua morte e risurrezione. Egli volle rendere perennemente attuale il suo unico sacrificio di salvezza e, perciò, istituì il sacrificio eucaristico. La S. Messa, infatti, e la riproposizione della Pasqua, soprattutto nel giorno del Signore che è anche giorno dell’ uomo. Così come fu indispensabile che Cristo celebrasse la Pasqua per l’ universale salvezza, e altrettanto indispensabile che l’ uomo partecipi alla S. Messa nel giorno del Signore per attualizzare la sua salvezza. Pertanto, ‘senza la domenica non possiamo vivere’. Ma la nostra partecipazione non sarà completa se non ci inseriamo nel cuore del mistero eucaristico che è la comune-unione con Cristo. Egli stesso, infatti, preconizzando il suo sacrificio pasquale, nell’ ultima cena coi suoi, prese il pane ed il calice col vino e, dopo averli benedetti, disse ‘Questo e’ il mio corpo, questo è il mio sangue. Prendete e mangiate, prendete e bevete. Chi mangia di questo pane e beve di questo calice possiedera la vita. Ma possiamo rimanere attoniti a contemplare soltanto l’ ineffabile bellezza di così grande mistero? No – prosegue Ciliberti – Dobbiamo responsabilmente adoperarci per modellare la nostra vita sull’ esemplarità della sua testimonianza d’ amore. Questo è il compito del cristiano che nella fede in Cristo risorto celebra la sua pasqua col mondo. E’ una missione importante che ha bisogno di un supporto potente: sarà l’ Eucaristia il vero alimento della nostra missione nella storia. La nostra Pasqua, allora, non sarà soltanto un rito, che magari emotivamente ci esalta e commuove, ma sarà la celebrazione della novità della nostra vita in Cristo risorto, che ci abilita alla suggestiva missione di rinnovare l’ umanità con l’ onnipotenza dell’ amore. In questa prospettiva di fondata speranza, l’ augurio non è proprio una formalità, ma un doveroso e gioioso impegno di vita”.

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Redazione

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