Avversario di turno

Il Perugia formato trasferta sfida la cabala

La squadra di Colantuono non ha mai centrato la promozione negli ultimi tre incroci con il Catanzaro

I
colori della coreografia dedicata a Massimo Capraro,
gli applausi a fine gara di tutto lo stadio a un commosso Gennaro Del Vecchio,
un ex neppure troppo ex. Sono gli unici due momenti da ricordare della partita
d’andata al “Ceravolo”, giocata nel
periodo peggiore per il Catanzaro, quello delle “vacche” di fine
autunno. Ora, a poche gare dalla fine del campionato, non rimane più da
salvare neanche l’onore, perduto definitivamente in questo scorcio di
2005 ricco di umiliazioni. Il Perugia, invece, continua a inseguire il sogno
della serie A, nonostante l’assenza di una vera prima punta di peso e un
rendimento altalenante che ha fatto scivolare gli umbri al confine tra la zona
play-off e il fallimento.

IL CAMPIONATO – Certo il Perugia non ha più lo
squadrone che perse a giugno lo spareggio salvezza con la Fiorentina, ma
è comunque partito con un solo obiettivo: il ritorno nella massima
divisione. Tanti rimpianti per le partenze di capitan Tedesco, di Ze Maria, di Vryzas,
di Grosso, di Obodo, ma anche la consapevolezza della
fine del ciclo-Cosmi e la necessità di ripartire dalla grinta dei
giovani, dall’esperienza di alcuni big, da una serie di nuovi acquisti
ideali per la B. Per chiudere il cerchio, la scelta di Colantuono per la
panchina, in pieno stile Gaucci. Un tecnico bravo, un
motivatore, promosso dopo le esperienze nelle
succursali di famiglia (Samb e Catania), uno
sconosciuto alle grandi platee, a parte i suoi trascorsi da stopper con
Avellino e Ascoli. Insomma, un clone di Cosmi, accolto con una certa diffidenza
dall’ambiente, un po’ come Benedetto XVI dopo Giovanni Paolo II.
Grinta e lavoro il suo credo, per sopperire a qualche carenza tecnica e ai
buchi della rosa. Quello più grosso, il centravanti. Le rughe di
Ravanelli hanno costretto il tecnico a ingegnarsi per coprire la falla lasciata
spesso aperta da Penna Bianca, un gol nella finale di Champions
League nel 1996 a Roma, solo tre in questo campionato
di B. E allora, ne è venuta fuori una squadra strana, micidiale in
trasferta, balbettante in casa. Al “Curi” solo sette vittorie su
diciotto partite, per ventisette punti complessivi. In trasferta, un rullo
compressore con 29 punti raggranellati. Il Perugia, dopo aver accarezzato anche
il secondo posto, vive adesso un periodo non troppo convincente. L’entusiasmo
per la vittoria a “Marassi” di tre mesi fa è stato
dilapidato in fretta con la sconfitta casalinga contro la Salernitana
della domenica successiva. Il trionfo nel derby con la Ternana (4-0) ha placato
le polemiche per poco. Colantuono vive sul baratro
dell’esonero, con il fantasma di Galeone che aleggia una domenica
sì e l’altra pure. Proprio il vecchio Galeone che regalò al
Perugia la promozione nel 1996. Quella squadra era trascinata sul campo da
Marco Negri, un bomber dimenticato dopo le traversie scozzesi. Non dal Perugia,
però, che lo ha richiamato dalla pensione a fine marzo, alla disperata
ricerca di una prima punta vera. Per lui, finora, solo qualche scampolo, per
ritrovare una forma accettabile. Alla ricerca del tempo perduto.

LA SQUADRA – L’idea iniziale di Colantuono era un modulo 4-3-3 con tre centrali veri in
mezzo al campo e due attaccanti rapidi sugli esterni, in appoggio alla prima
punta Ravanelli. Poi, gli acciacchi del capitano e l’arrivo a gennaio di
De Pedro dal Blackburn
hanno portato il tecnico a modificare la disposizione delle tre punte, fino al
4-3-1-2 attuale. Tra i motivi del cambiamento, anche il grave infortunio a Do Prado, pedina tattica fondamentale nello scacchiere umbro,
capace con la sua velocità di risolvere molte partite. Con De Pedro, per anni bandiera della Real
Sociedad, Colantuono ha
accentrato ancor di più il gioco della squadra, sfruttando i piedi buoni
dello spagnolo. Sedivec e Ferreira
Pinto sono diventati le due punte di ruolo, con
Mascara e Floro Flores rincalzi e Ravanelli in infermeria. In porta il titolare
è Kalac. Davanti a lui Coly,
rientrato dall’infortunio, a destra e Milanese a sinistra. I centrali
sono Guglielmo Stendardo (Mariano a gennaio si è accasato all’Atalanta) e Di Loreto. Discreto minutaggio anche per Nastos e Alioui. A centrocampo
giostrano invece Del Vecchio a destra, il giovane Mingozzi
(lanciato nelle ultime partite) in cabina di regia, Baiocco a sinistra. In
vista del Catanzaro, però, potrebbero esserci diverse novità
rispetto a questo schieramento. Dovrebbe essere confermata in toto la squadra che ha sbancato sabato scorso Venezia.
Ancora acciaccato Di Loreto, al centro della difesa ci sarà il greco Nastos. In attacco, fuori De Pedro alle prese con un
infortunio muscolare, il ruolo di trequartista sarà affidato a Mascara,
mentre le due punte saranno Ferreira Pinto e Floro Flores, rilanciato al posto di Sedivec e autore di un gol in laguna. Ravanelli è
tornato col gruppo, ma dovrebbe partire dalla panchina.

Probabile formazione (4-3-1-2): Kalac; Coly, Stendardo, Nastos, Milanese; Del Vecchio, Mingozzi,
Baiocco; Mascara; Ferreira Pinto,
Floro Flores.

I PRECEDENTI – Otto pareggi e otto sconfitte è il
misero bottino del Catanzaro in terra umbra, in settanta anni di sfide. Il
primo, negli anni ’30, finì 1-0; l’ultimo, nel 1990, 2-0,
unico confronto disputato in serie C. Quattro, invece, le partite disputate
nella massima serie, con tre pareggi (due 0-0 e un 1-1 con il pareggio di Banelli, dopo l’autorete di Silipo)
e una vittoria di misura del Perugia nella stagione
dell’imbattibilità, con un gol di Speggiorin.
Gli ultimi gol giallo-rossi (solo 6 in tutto contro 21 degli umbri) furono
siglati venti anni fa da Cozzella e Gregori alla prima giornata di campionato: finì 2-2
per la rimonta perugina firmata Pagliari e Piermarini. Da notare che nelle ultime tre stagioni in cui
il Catanzaro e il Perugia si sono trovati di fronte, i giallo-rossi sono sempre
retrocessi, mentre gli umbri non hanno mai centrato la promozione. I tifosi del
Perugia possono toccare ferro. Quelli del Catanzaro, forse, crederanno di
più alla cabala.

L’ANDATA – Già detto del comportamento del
pubblico, rimane da raccontare una partita mai esistita. Il Perugia parte
guardingo, ma dopo una ventina di minuti, al primo affondo, piazza la stoccata
letale con Do Prado, lanciato in solitudine da Del
Vecchio, che infila in diagonale Manitta tra gli
sguardi persi di Vanacore e Dal Canto. Passano
quattro minuti e arriva il raddoppio: una bordata da lontano di Del Vecchio castiga
Manitta. L’ex giallo-rosso non esulta ma
affonda ugualmente il Catanzaro, incapace di una qualsiasi reazione. A inizio
ripresa il terzo di gol di Mascara che risolve una mischia, nata ancora da
un’iniziativa di Del Vecchio. Il Catanzaro si scuote per un attimo con una
magia di Carbone che infila il sette di Kalac, ma non
serve. I giallo-rossi sono vuoti. Il Perugia controlla senza infierire. Finisce
3-1 e la festa è tutta per Del Vecchio. Con la speranza che Massimo Capraro abbia voltato lo sguardo altrove dopo il fischio
d’inizio.

I TIFOSI – Tifoseria molto calda, quella perugina,
nonostante la delusione della retrocessione. Oltre 4.000 gli abbonati, quasi
7.000 gli spettatori presenti in media al “Curi”, per una squadra
che in casa non ha mai entusiasmato. All’andata, al “Ceravolo”, arrivò un centinaio di tifosi
umbri. Ostilità tra le due tifoserie per un vecchio episodio,
rinfocolata dagli scontri dello scorso anno, al termine dello spareggio tra gli
umbri e la Fiorentina. I sostenitori giallo-rossi, al fianco dei viola negli
scontri seguiti alla partita, subirono anche numerose diffide.

Ivan Pugliese

ivan@uscatanzaro.net

Autore

Redazione

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