Avversario di turno

Leggenda Toro quindici anni dopo

I granata tornano al “Ceravolo” a caccia di un’altra promozione

Bacigalupo, Ballarin, Maroso; Grezar,
Rigamonti, Castigliano;
Menti, Loik, Gabetto;
Mazzola, Ossola. Undici calciatori ricordati a
memoria da tutti gli appassionati del football, undici nomi stampati nella
leggenda. Dopo i cinque scudetti consecutivi degli anni ’40, ma
soprattutto dopo il tragico schianto del 4 maggio 1949 sul colle di Superga. Una storia infarcita di successi e di lutti, di
vittorie esaltanti e di cocenti delusioni. Una storia che ha il destino cinico
come sceneggiatore d’eccezione. Da Mazzola a Novo, da Pulici
a Graziani, da Meroni a Cimminelli. Una pellicola granata che ha come protagonista
una squadra di calcio, una città, un simbolo: il Grande Torino. Ma dal
grande schermo cinematografico alla fiction televisiva il passo è breve:
stasera al “Ceravolo” il vecchio Toro
girerà un nuovo film dal finale scontato.

IL CAMPIONATO – La cavalcata iniziale sembrava trionfale.
Cinque vittorie nelle prime cinque partite prefiguravano un campionato in
discesa verso il ritorno in serie A, sfumato nella passata stagione ricca di
mediocrità. Ma solo i profani potevano illudersi. Chi mastica le vicende
del Torino, conosce la sua viscerale e storica tendenza al masochismo. E
allora, ecco servite sei gare senza successi, due soli punti e un pessimismo di
nuovo dilagante. Invece, con umiltà e caparbietà, il Toro
è tornato in corsa. Ora, a cinque giornate dalla fine, i play-off sono
assicurati e i primi due posti che valgono la promozione strizzano
l’occhiolino. La squadra del mite Ezio Rossi è pronta per il rush
finale, dopo aver inanellato sette risultati utili consecutivi e aver tratto
nuova linfa dalla passeggiata al “Filadelfia”. Il calendario
sorride ai granata. La quadratura tattica è stata finalmente trovata. La
difesa è un bunker difficilmente espugnabile. L’attacco non
è più quello spumeggiante delle prime giornate, ma
l’esperienza di Maniero e Marazzina autorizzano
il cauto ottimismo dei tifosi. Ezio Rossi ha di nuovo saldamente in mano le
redini della squadra, la fiducia della società e l’appoggio dei
tifosi. Cinque finali separano il popolo della Maratona dalla promozione. Il
gol di Pinga a Perugia al ’94 sembra un segno
del destino, ma attenzione a non stuzzicarlo troppo.

LA SQUADRA – Il povero Toro dello scorso campionato
è andato in soffitta in questa stagione grazie a un discreto
rinnovamento della rosa. Partita la bandiera Ferrante, la società
granata ha provato a cogliere i frutti dello straordinario lavoro del vivaio,
dando fiducia a molti calciatori allevati nel corso degli anni. Basti pensare ai
cavalli di ritorno Comotto e Mantovani, Balzaretti e Marinelli, Mezzano e
Quagliarella. Rispolverati, invece, un paio di bomber
incupiti: Pippo Maniero, sfuggito alla pensione dopo gli anni ruggenti a
Venezia e il fallimento di Brescia, e Massimo Marazzina,
eroe solo al Chievo e famoso per aver causato con un
suo gol l’esonero del Lippi nero-azzurro. I due
attaccanti hanno le chiavi della promozione: il primo con l’esperienza e
il mestiere, il secondo con la velocità e i gol (14 finora). Ma onore
anche a Ezio Rossi che sta riuscendo nella non facile impresa di far coesistere
due punte più la fantasia sudamericana di Pinga
e Marinelli, spediti a correre sulle fasce del
centrocampo. Proprio l’argentino è stato l’unico acquisto di
peso del mercato di riparazione, dopo la fugace esperienza di un paio
d’anni fa. Deludente Bruno, ricercatissimo sul mercato ma poco
utilizzato. L’arrivo di Marinelli ha costretto
Rossi a trovargli un posto che non fosse quello del trequartista, già
occupato da Pinga, il brasiliano scovato nei
dilettanti di Brasilia e diventato ormai un punto fermo del Torino nelle ultime
stagioni. Il tecnico ha ridisegnato il suo 4-3-1-2, piazzando i due
sudamericani sulle fasce, con il romeno Codrea e De Ascentis portatori d’acqua (e di idee) in mezzo al
campo. In difesa, davanti a Sorrentino, giocano Comotto a destra e Balzaretti a
sinistra con Mezzano e Peccarisi coppia centrale.
Spazio anche per l’esperienza di Giacchetta e per la freschezza di
Mantovani. In mediana, discreto l’apporto di Conticchio,
del brasiliano Humberto e del congolese
Mudingayi, con qualche minuto anche per il 19enne Vailatti. In attacco i titolari attuali sono Maniero e Marazzina, ma Quagliarella
scalpita. In vista del Catanzaro non ci sono problemi per Rossi, a parte la sostituzione
di Pinga, appiedato dal giudice sportivo. Al suo
posto dovrebbe giocare proprio Vailatti, mentre
sembra più difficile l’inserimento di una terza punta.

Probabile formazione (4-4-2): Sorrentino; Comotto, Peccarisi, Mezzano, Balzaretti; Marinelli, Codrea, De Ascentis, Vailatti; Maniero, Marazzina.

I PRECEDENTI – Il Toro ha fatto visita al “Ceravolo” nove volte nella sua gloriosa storia,
vincendo quattro volte, pareggiando due gare e perdendone tre. Il primo e
l’ultimo precedente sono di serie B: due vittorie granata di misura
grazie ad Angeli e a Lentini. In mezzo sette sfide in
serie A con due rotondi successi piemontesi (1-3 e 0-4), due 0-0 e tre vittorie
del Catanzaro targate Orazi, Palanca e Bivi. Il
capocannoniere della sfida è Ciccio Graziani grazie
alla doppietta del ’76, a completare il cappotto abbozzato da Zaccarelli e Santin. Anche il conto dei gol è
favorevole al Torino: 10-5.

L’ANDATA – Una partita senza storia, assolutamente
dominata dal Torino contro un Catanzaro discreto come gioco nel primo tempo, ma
completamente nullo in fase conclusiva. Emergono evidenti i segnali di alta
tensione dello spogliatoio e di bassa tensione nel rettangolo di gioco. Corona
finisce in tribuna, Morello e Carbone in campo per solleticare la difesa
granata. Dopo venti minuti di pressione sterile il Toro trova il jolly: un tiro
dalla trequarti di Mudingayi s’insacca con
l’involontaria complicità di Alfieri che devia la traiettoria e
spiazza Manitta. Nella ripresa si accende il
luna-park granata. Manitta ribatte un rigore di Pinga, concesso per un fallo di Ascoli. Lo stesso
brasiliano si riscatta al ’20 sfruttando un fortunoso flipper in area
giallo-rossa. Manitta si esibisce in straordinarie
quanto inutili parate, negando ripetutamente il gol al Torino, che trova
comunque il terzo sigillo con Marazzina ancora su
rigore. Briano salva di mano sulla linea e viene espulso. Il Toro non
infierisce sul cadavere giallo-rosso. Il Catanzaro infierisce sui cuori dei
3.000 tifosi presenti nel gelo del “Delle Alpi”

I TIFOSI – Tifoseria storica e appassionata quella
granata, sospesa tra i fasti di un tempo e le miserie attuali. In comune con i
tifosi giallo-rossi il gemellaggio storico con i fiorentini. La curva
“Maratona” è ormai un mito nel panorama italiano che
testimonia una fede incrollabile, nonostante le traversie. All’andata,
però, gli ultras granata – che
festeggiavano i 35 anni della loro storia – rimasero a bocca aperta davanti al
colorato settore ospiti, affollato di oltre 3.000 sostenitori giallo-rossi,
giunti dalla Calabria, da tutto il nord e dal resto d’Italia per una
partita attesa da anni.

Ivan Pugliese

ivan@uscatanzaro.net

Autore

Redazione

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