Avversario di turno

Verona, per i play-off serve un miracolo

Alla rimaneggiata squadra di Ficcadenti potrebbero non bastare due vittorie contro Catanzaro e Piacenza

Domenica
al “Ceravolo” arriva il Verona: ultima
stazione della Via Crucis casalinga per il Catanzaro, ultima spiaggia per i
residui sogni di gloria degli scaligeri, condannati dal letargo primaverile a
sperare nelle disgrazie altrui per centrare i play-off promozione. Un obiettivo
che sembrava alla portata dopo un bel girone d’andata, ma che oggi appare
quasi un miraggio. Probabilmente, i giallo-blu saranno costretti ad un’altra
stagione di purgatorio, rimandando il ritorno in quella massima serie che ormai
manca da tre anni. I tifosi veronesi credevano di festeggiare in un altro modo
il ventennale dello storico e unico scudetto di Bagnoli. Restano due partite
per sperare nel miracolo.

IL CAMPIONATO – Una stagione strana, quella del Verona,
nata per smentire i pronostici. A inizio campionato, nessuno dava credito a una
squadra di giovani, sostanzialmente invariata rispetto al deludente anno
precedente, con un allenatore bravo ma ancora acerbo. E le prime tre partite
(tre sconfitte) sembravano avvalorare questa tesi. Invece, Ficcadenti
e i suoi ragazzi hanno stupito, con un calcio champagne che li ha portati in
alto, fino alle soglie dei primi due posti. A quel punto la macchina sembrava
perfetta. Anche se il rendimento in trasferta non era dei migliori, al “Bentegodi” erano sempre gol e spettacolo. Poi,
d’improvviso, qualcosa si è inceppato. La rivoluzione mancata in
estate si è concretizzata a gennaio. La folta rosa è stata
scremata. Molti giovani sono partiti per “studiare” in squadre
minori, ma la società si è forse privata di alcuni elementi
troppo importanti nell’economia del gioco. Un nome su tutti, Vincenzo
Italiano, destinato a una promozione da seconda linea nel Genoa
di Cosmi. Anche Florian Myrtaj,
probabilmente, sarebbe stato utile alla causa, almeno per far rifiatare il
connazionale Bogdani, 17 gol stagionali ma
sgonfiatosi nel girone di ritorno. “Nonno” Artistico, arrivato
dalla Pistoiese, non può garantire lo stesso
rendimento del bomber albanese, così come De Simone, Soligo
e Pizzinat (altri arrivi di gennaio) non sono
riusciti a sostituire le geometrie di Italiano. L’innesto più
azzeccato è stato il prestito di Alessandro Rosina, nazionale under 21
del Parma, che ha portato un po’ di qualità e di fantasia nell’attacco
giallo-blu. Alcuni infortuni e la perdita di brillantezza hanno ingolfato il
gioco del Verona, che si è affidato con sempre maggiore frequenza ai
lanci lunghi per la torre Bogdani, rinunciando a
quelle splendide triangolazioni “zemaniane”
che avevano fatto sognare il “Bentegodi”.
Mancano solo due partite. Il Verona deve recuperare tre punti al Modena e due
all’Ascoli. Il calendario è favorevole perché riserva agli
scaligeri il Catanzaro in trasferta e il Piacenza in casa, mentre Modena e
Ascoli troveranno Treviso e Salernitana prima di sfidarsi
in una sorta di spareggio all’ultima giornata. Ma a Ficcadenti
servono due vittorie e una mano dagli altri campi.

LA SQUADRA – Il 4-3-3 del tecnico giallo-blu è
stato il marchio di fabbrica stagionale. Un modulo spregiudicato ma equilibrato
finché le forze lo hanno sorretto. Poi, pian piano, le cessioni e gli
infortuni hanno rotto il giocattolo. La partenza di Italiano ha costretto
capitan Mazzola (altro ex giallo-rosso) a spostarsi in mezzo, pur senza
possedere le doti di regista del neo-genoano. Il netto calo rispetto alla prima
parte della stagione di Behrami (tormentato da
problemi fisici) e di Bogdani hanno pesato, senza che
Ficcadenti riuscisse a trovare valide alternative di
uomini e di schemi. Altra  brutta
tegola, l’infortunio del brasiliano Adailton,
fino ad allora protagonista della sua migliore stagione in Italia. Insomma, una
serie di fattori che ha portato il Verona a racimolare solo una vittoria e
tredici punti complessivi nelle ultime quattordici partite. Un po’ poco
per meritare la promozione. Nello scacchiere di Ficcadenti,
Pegolo è il portiere titolare, in difesa
agiscono Cassani e Dossena
sulle fasce, con Comazzi e Biasi
centrali. Comazzi, però, ha già finito
la stagione per un infortunio al ginocchio. Al suo posto si alternano il francese
Angan e Gervasoni. A
centrocampo giostrano Behrami a destra, Mazzola al
centro e De Simone o Soligo a sinistra. Discreto
minutaggio anche per il giovane Mancinelli (ex
Martina), mentre Pizzinat non ha trovato molto
spazio. In attacco, Bogdani è il centro-boa,
mentre ai suoi lati giostrano Adailton (o Rosina) e uno
tra Iunco o Cossu. In vista
della partita del “Ceravolo”, formazione
da inventare anche per Ficcadenti. In difesa Gervasoni è favorito su Angan,
alle prese con qualche fastidio muscolare. A centrocampo, fuori Behrami per un infortunio che gli farà saltare le
ultime due gare. Al suo posto Mancinelli, con Mazzola
e Soligo. Qualche chance di rilancio anche per De
Simone, che torna al “Ceravolo” da
avversario e che potrebbe giocare proprio al posto di Soligo.
Attacco tutto da decifrare per le assenze di Bogdani
(con l’Albania) e di Rosina (con l’under 21, oltre che
squalificato). Contro la Salernitana è
rientrato finalmente Adailton che potrebbe tornare titolare
a Catanzaro. Artistico sostituirà Bogdani
(più difficile l’inserimento di Papa Waigo),
mentre a sinistra è ballottaggio tra Iunco e Cossu col secondo favorito.

Probabile formazione (4-3-3): Pegolo; Cassani, Gervasoni, Biasi, Dossena; Mancinelli, Mazzola, Soligo (De Simone); Adailton (Iunco), Artistico, Cossu.

I PRECEDENTI – Ben sedici le sfide tra Catanzaro e Verona
(quattro in serie A e 12 in B), racchiuse in larga maggioranza tra gli anni
’60 e ’70, senza contare lo spareggio promozione del 1975 a Terni,
vinto dagli scaligeri per 1-0. Solo due i successi giallo-blu, a fronte delle
otto vittorie giallo-rosse e dei sei pareggi. Negli anni ’30 il Catanzaro
s’impose per due volte con punteggi rotondi (4-1 e 3-2). Negli anni
’60, invece, molti successi di misura siglati da Ghersetich
(due volte) e da Bui. A questo periodo risalgono anche le due uniche
soddisfazioni veronesi al “Ceravolo”,
entrambe con la “griffe” di Maschietto. Poi, negli anni ’70 e
’80, sfide molto equilibrate in stagioni sempre avare per il Catanzaro.
Nel ’71-72, alla penultima di campionato, uno 0-0 condannava i ragazzi di
Seghedoni al repentino ritorno in B. Ancora 0-0
nell’anno dello spareggio di Terni e vittoria amara nel ‘76-77
(altra retrocessione), firmata da Palanca e Improta. Anche
l’ultimo precedente, più di 22 anni fa, è un doloroso
ricordo: l’ultima vittoria in serie A della storia giallo-rossa, un 2-1
con i gol di Trombetta e Mariani, intervallati dalla rete di Penzo. 22 a 14 per il Catanzaro il bilancio complessivo dei
gol, con Gianni Bui capocannoniere della sfida con tre reti.

L’ANDATA – Il Verona nel suo momento migliore, il
Catanzaro nel suo momento peggiore. Il 4-1 finale è lo scontato epilogo
di una partita mai in discussione, con un Catanzaro rimaneggiato ma reduce
dalla sfortunata partita contro il Genoa. Fuori
Corona, Miceli e Dal Canto, dopo venti minuti si fa male Carbone e il destino
appare segnato. Il Catanzaro regge finché può, esattamente 39
minuti. Poi, Papa Waigo e Bogdani
sfruttano indecisioni difensive per mettere a segno l’uno-due
vincente. Il Verona nella ripresa accelera anziché accontentarsi. Lafuenti salva con un paio di miracoli, prima che il
Catanzaro si faccia pericoloso due volte intorno al ventesimo della ripresa.
Prima Cammarata sciupa a porta vuota dopo una corta
respinta di Pegolo sul tiro di Arcadio. Poi, al
’23 la retroguardia scaligera regala un gol a Vicari, per un clamoroso
malinteso tra Dossena e il portiere. È solo un
fuoco di paglia. Un minuto dopo Bogdani ristabilisce le distanze con un altro
colpo di testa, prima del sigillo finale di Papa Waigo.
L’entusiasmo del dopo-Genoa è già
esaurito. Il Verona festeggia, il Catanzaro trema.

I TIFOSI – Tifoseria storica nel panorama italiano,
sia a livello di quantità che di qualità. Il Verona è al
secondo posto per numero di spettatori medi (quasi 12.000) a partita e come
numero di abbonati (oltre 7.200). Più volte bollata – a ragione
– come piazza razzista, Verona è stata costretta a saltare la
partita con la Salernitana, disputata a porte chiuse
per gli insulti al senegalese Coly del Perugia.
Nonostante la bandiera dell’antimeridionalismo, c’è rispetto
nei confronti degli Ultras Catanzaro.
All’andata circa 400 tifosi giallo-rossi fecero un’ottima figura al
cospetto dei veronesi, ricevendo solo qualche insulto. Non più di 50 i
sostenitori giallo-blu attesi domenica sera al “Ceravolo”.

Ivan Pugliese

ivan@uscatanzaro.net

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