Bar Mangialavori

E se domani…

Il Ceravolo dice “arrivederci” alla serie “B”.
di Giuseppe Mangialavori

Si dice “arrivederci” (speriamo a presto) alla serie B in un Ceravolo gremito! Non crediamo che ciò sia dovuto esclusivamente all’iniziativa societaria del prezzo del biglietto. Una foto ricordo che in pochi si aspettavano. Tantissimi cuori a salutare undici magliette che per il campionato 2004/2005 hanno regalato più dolori che gioie, eppure a indossarle questa volta c’erano “giovani” e non i titolati (cosiddetti) “professionisti” del più che malato mondo del pallone.

Si archivia così questo campionato e con una gara dalla quale si potrà ripartire per ricostruire cose importanti. L’ambiente si aspetta molto dal futuro e lo si è percepito subito ieri. Il campionato che fra meno di sette giorni volgerà a termine, è stato già “rimosso” dalla maggior parte dei supporters anche se la cicatrice farà male a lungo. Ieri tra le voci e le discussioni si parlava solo di futuro. Pochissimi discutevano del passato, insomma la mente è stata già ripulita dal pesante fardello e la prestazione offerta ieri dai giallorossi, ha aiutato tutti a riprovare a sorridere. Molteplici le domane, poche le risposte condite di certezza.

Dicevamo tante presenze al Ceravolo. Non sono minuzie per una squadra già matematicamente retrocessa e anzi rappresentano un vero e proprio record per tutte le categorie e, crediamo, di qualsivoglia annata calcistica. Seimila/settemila (ufficialmente) oppure ottomila/diecimila non importa, ma ci si aspetta che qualcuno (oltre a questa testata), dia il dovuto risalto a questa ennesima prova di amore di una Tifoseria mai doma.

Un Catanzaro imbottito di giovani che hanno restituito un po’ di dignità con Ottonello che va in gol e fa esultare i numerosi presenti. Ma , oltre ad Ottonello, anche Corapi, Criniti, Talarico e lo stesso D’Urso non hanno fatto rimpiangere (anzi…) i vari senatori plurimedagliati o per meglio dire “pluriinfortunati” o se preferite pluriassenti. Il sipario si chiude al Ceravolo che rivedrà le Aquile in C1. Non si vuole in questa sede ripercorrere nuovamente la via dei “se” e dei “ma”. Non appartiene alla filosofia del sottoscritto, ma fa male, molto male, vedere come il Crotone abbia raddrizzato la rotta con le stesse forze che avevano permesso ai Pitagorici di accedere alla serie cadetta.

La dirigenza rossoblu non ha provveduto a demonizzare o gettare preventivamente nella spazzatura le fondamenta del gruppo che aveva consentito il salto di categoria e i numeri stanno dando ragione agli uomini di Vrenna che ha avuto il grosso merito di non vergognarsi di alcuna retromarcia sui propri errori. I discorsi fatti in parallelo sono sempre pericolosi e si espongono alle insidie già citate dei “se” e dei “ma”, però sarebbe assurdo bendarsi gli occhi (quest’ultimo sport preferito dell’annata) e non vedere o non constatare questa imbarazzante realtà. Chi di noi non ci ha pensato? Esorcizziamoci dunque dai timori e dalle paure reverenziali nei confronti della realtà, che più volte quest’anno ci ha schiaffeggiati senza peraltro destarci dal torpore. Orrori su orrori, sbagli su sbagli, ma l’ultima gara casalinga ha consegnato nelle mani della Dirigenza giallorossa una pesante eredità costituita dalla serena voglia di riscatto dei Tifosi delle aquile.

Siamo certi che tutti stiano lavorando in silenzio, perché se così non dovesse essere, sarebbe gravissimo. Preferiamo il silenzio che partorisce cose concrete, alle parole sparate a vanvera che generano delusioni e quest’ultimo, purtroppo è stato lo stile preferito dai nostri paladini. Resteranno in una ipotetica hit parade ai primi posti frasi del tipo: “questa non è gente da serie B”; oppure “dalla gara contro il Venezia vedrete il vero Catanzaro” o, ancora:” … nelle gare precedenti giocavamo sempre sei conto undici, da ora in poi…” e “… seguirò il Catanzaro ovunque, anche in C1…”. Poi, poi e ancora poi. Indicativo che il vero, l’unico sorriso, lo abbiano regalato quei giovani, che alla pari dei sogni di riscatto giallorossi, sono stati troppo a lungo tenuti nel cassetto.

Ci si augura si parta proprio da loro. Da gente motivata, da gente desiderosa di vincere e sorprendere, orfana da guapperie. Le vere rivoluzioni che la storia ci ha regalato, quelle che hanno portato ai veri cambiamenti, non sono state di certo quelle più “rumorose”, ma quelle più discrete. Basta fare un paragone tra quelle di stampo “latino” e quelle di stampo “anglosassone”. Le prime molto fumo, tanta restaurazione. Le seconde poco o nulla sconquasso, molta sostanza.

Silenzio e pedalare dunque. Ci si augura che alla pari del silenzio che sta costituendo il new stile della Società, la stessa stia, o meglio, abbia già programmato una propria rivincita. Saremo i primi a riconoscere i meriti di chi, pur sbagliando ripetutamente, trova la forza per rialzarsi e vincere. Così come parlavamo sopra di “rivoluzioni”, non crediamo che l’attuale rosa del Catanzaro sia tutta da buttare al macero o, peggio, da svendere a potenziali concorrenti. Prova ne sia il fatto che tutti i giallorossi mandati in esilio forzato quest’anno si sono comportati ottimamente, qualsivoglia sia stata la destinazione. Consigliamo un triplice battito di mano destra sul petto alla dirigenza. Lo si faccia in silenzio questo “mea culpa”, non lo vedrà nessuno (e lo stupido orgoglio sarà salvo), ma lo si faccia!

Chi ritroveremo in giallorosso la prossima stagione? Nicola Ascoli e Giorgio Corona continueranno a vestire la maglia delle aquile? Si costruirà su basi già esistenti, oppure si punterà a cambiare tutti gli undici undicesimi dell’organico? Nessuna risposta all’orizzonte, o meglio molteplici e impraticabili vie dell’ipotesi. Nulla trapela e, forse, è meglio così.
Questo campionato saluta anche i mister (Braglia, Cagni e per ultimo Bolchi) che si sono seduti sulla scomodissima panca giallorossa e ci auguriamo che la maggioranza di “B”… sia foriera di un auspicio che è la speranza di tutti noi: un subitaneo ritorno nella cadetteria. Il Catanzaro e la sua Tifoseria lo meritano, anzi, meritano anche di più.

Giuseppe Mangialavori

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Giuseppe Mangialavori

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