Serie B…evute per Ternana – CATANZARO

Ultima puntata della rubrica di Nicolò Ditta

Se la vita è un cerchio lo è stato anche la nostra serie B.
Peccato che la fine che avevamo sognato non è quella che abbiamo vissuto in realtà.

Torniamo in Umbria, regione semplice e ancora a misura d’uomo, lì dove la nostra avventura era cominciata la scorsa estate. Una trasferta lunga “solo” 78 chilometri, quelli cioè che dividono le due cittadine umbre tra loro, accoglieranno le aquile per la loro ultima uscita stagionale.
Ma in fondo, come recitava lo striscione… “Le luci sul palco si sono spente, gli attori sono scesi, e gli applausi sono solo per gli UC”.

Vediamo quindi cosa ci riserva l’ultima uscita stagionale delle aquile
È abbastanza difficile differenziare le cucine delle varie città umbre, così piccola è la regione e schiacciata da tradizioni eno-gastronomiche di ben più note regioni.
Questo schiacciamento, se mi è concesso il termine, ha però fatto si che gli umbri restassero molto attaccati alle loro tradizioni e che conservassero una loro “semplice” identità.
In questo Terni è probabilmente una piccola eccezione, la sua posizione geografica ha fatto si che perdesse qualche peculiarità della cucina umbra e ne acquistasse qualcuna sia dal Lazio che dalla Toscana.
Ecco che qui la tradizione ci parla soprattutto di grandi grigliate di carne. Carni prevalentemente rosse, con una buona percentuale di maiale sotto forma di salsicce.
I primi piatti conditi da carni o sughi abbastanza robusti, lasciano un po’ a margine il tartufo.

Un piccolo consiglio posso darlo, una gita in “Valnerina”,con le splendide Cascate delle Marmore a margine dei dintorni di Teramo, è la zona che si stende lungo il fiume “Nera” da cui trae il nome.
È una zona nella quale si producono deliziosi formaggi e squisiti salumi come la “Passitella” che è un salamino da affettare col coltello.
È un po’ difficile parlare dei formaggi e dei salumi. Molti piccoli allevatori lavorano per conto loro e non hanno un vero e proprio commercio di generi alimentari.
Grazie all’opera di alcuni abili affinatori che prendono formaggi e li fanno affinare in grotte o botti ricoperti ora da vinacce ora da foglie di castagno, ora da grani di pepe ora da cenere di bacche di ginepro, ora da mosto o da vino Sagrantino ecc. ecc. ecc.
Tre “ecc.” per marcare il fatto che c’è una tale e tanta varietà di prodotti che ognuno si diverte a creare quello che vuole.

Se la provincia di Perugina era dominata dai vini di Torgiano che sono probabilmente quelli più conosciuti anche al di fuori della regione e da quelli di Montefalco da cui si ha l’omonimo “Sagrantino di Montefalco” che sono la “nuova frontiera” dell’enologia umbra, la provincia di Terni esce da questo schema di vini rossi di gran corpo e struttura, poco propensi a fornire sensazioni fresche vivaci, anche a fronte della buona escursione termica tra il giorno e la notte.
I vini della provincia di Terni hanno una “doppia anima”. Da un lato troviamo i bianchi dal tipico uvaggio di Trebbiano Toscano (l’origine è nella parola stessa), di Malvasia (ereditata dalle interessanti coltivazioni dell’alto Lazio), e del Grechetto (forse il più tipicamente umbro tra i tre anche se è molto diffuso nell’alto Lazio).
Dall’altro i vini rossi che hanno un corpo e struttura leggermente inferiore rispetto ai più austeri e sontuosi Torgiano e Sagrantino, ma che sono decisamente più semplici e di pronta beva. Sarà merito del Merlot, sarà merito della Barbera, o forse del Sangiovese o dei più “toscani” e difficili da coltivare Canaiolo e Ciliegiolo. Sta di fatto che i vini di Terni sono così, ma anche la cucina è diversa, è più semplice, meno “salsata” meno ricca, quasi più spartana che privilegia la sostanza alla forma (addentare un bel pezzo di carne cotta alla brace ha sempre il suo bel fascino).
Quindi perché dovremmo mettere vini con struttura ed invecchiamento molto importante? Per una bistecca alla brace o per una salsiccia, basterà un buon vino fresco, abbastanza morbido e rotondo, con quel sentore di “vinosità” tipico e caratteristico del novello tanto per capirci. Un vino che possa bersi tranquillamente dopo uno o due anni dalla sua entrata in commercio.
Anche i vini del Lago di Corbara la cui base è Merlot, hanno la stessa nota vinosa tipica dei vini della zona.

Spesso i clienti mi fanno domande su come abbinare cibo e vino, è difficile dirlo perché bisogna sapere come sono stati cucinati i piatti e quali sono i vini. La stessa pasta al pomodoro presuppone abbinamenti diversi se fatta salsa di pomodori senza aglio o cipolla, ma solo con qualche foglia di basilico a fine cottura e un filo di olio extra vergine d’oliva a crudo; oppure se fatta con un soffritto di cipolla carote e sedano e quindi i san marzano, oppure ancora se servita fredda con pomodori pachino spaccati a metà.
È sempre pasta al pomodoro ma il sapore è sicuramente diverso.
In questi casi se c’è una bottiglia che vi piace apritela e bevetela senza paura, gli abbinamenti lasciamoli fare al sommelier al ristorante, in fin dei conti lo pagano per questo.

Quello che vi posso consigliare è sicuramente di spendere qualche euro in più per comprare una buona bottiglia di vino. Personalmente diffido del vino del contadino perché non sempre so come è fatto. Una bottiglia di vino fatta decentemente da onesti produttori è sicuramente molto più salutare del classico vinello sfuso che ti fa venire il mal di testa dopo uno o due bicchieri.

Trovate una vostra enoteca di fiducia e cominciate a comprare li i vini, leggete recensioni, sfogliate le guide (ce ne sono pure troppe) e prendetele NON come oro colato ma come semplice giuda ai vari produttori, una sorta di fotografia dei vini e dei produttori che sono “degni di nota”.

Lasciate che sia il vostro gusto a guidarvi, non esiste una verità assoluta e nessuno è perfetto. Se a voi piace un particolare tipo di vino bevetelo e fregatevene di quanto dicono guide e critici vari.
Il vino deve essere un piacere, e di sicuro non possiamo permetterci ogni giorno bottiglie da decine o centinaia di euro, basta trovare, dopo qualche assaggio, il proprio vino preferito e comprarlo senza remore.
In fin dei conti bere un Buon Bicchiere di vino non ha mai fatto male a nessuno.

Ma ora è tardi, quindi beviamo,
ma stavolta permettetemi di fare un brindisi e di dedicarlo a Voi che mi avete seguito in questa avventura. Voglio ringraziare innanzitutto chi ha pensato la rubrica e ne ha permesso la realizzazione, tutta la redazione e i collaboratori del sito, e Voi che avete avuto la pazienza di leggermi.

Grazie di cuore e buona Serie B…evute!
Nicolò Ditta

Per informazioni, critiche richieste o suggerimenti, tranne soldi o bottiglie di vino, scrivetemi pure a uctrapani@uscatanzaro.net

Autore

Redazione

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