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DUE SOSIA SI AGGIRANO PER CATANZARO

L’editoriale di Francesco Ceniti

Siamo preoccupati per Massimo Poggi e Claudio Parente. Il motivo? Da qualche tempo si aggirano in città due sosia che fanno di tutto per screditarli. Il guaio è che sono così uguali (persino la voce) da rendere complicato il discernimento tra i veri e i falsi. Purtroppo questi gemelli negli ultimi tempi hanno preso il sopravvento: i loro comportamenti hanno finito per incrinare i rapporti con la tifoseria del Catanzaro, nonostante la luna di miele durata parecchi mesi grazie alle scelte oculate dei due dirigenti, accolti come salvatori nel febbraio del 2003 quando subentrarono alla famiglia Mancuso (a proposito: ma è vero, come sostengono i soliti maligni, che quella cessione fu effettuata a costo zero e che addirittura furono i Mancuso a pagare dei soldi alla nuova proprietà?).
Come non apprezzare le doti di motivatore espresse da Poggi, sempre pronto a incitare la squadra, sorridente e affabile al punto giusto. E che dire di Parente, persona competente e misurata che dopo la sconfitta di Ragusa chiama a rapporto i giocatori, stuzzicandoli sull’orgoglio (“Queste sono le due distinte, ditemi voi come è possibile perdere contro undici nomi così”). I risultati non si erano fatti attendere: il Catanzaro di Ferrigno, Pastore, Falco, Toledo, Moscelli, Ciardiello, Alfieri, Logiudice, Gentili (tutti acquisti fatti dai Mancuso) che navigava a fatica, improvvisamente si metteva a veleggiare meglio di Luna Rossa fino ad arrivare alla finale persa contro l’Acireale.
Dura ripartire, specie quando bisogna trovare capitali freschi per rilanciare la sfida. Ma i saggi Parente e Poggi fanno la mossa giusta: il bilancio è a posto (i Mancuso lo avevano risanato e piovono i soldi della vendita di Kamara, sempre voluto dalla vecchia proprietà) ma occorre un nuovo socio. Detto, fatto. Entra in scena Mirante (ma senza poteri decisionali) e come d’incanto il Catanzaro acquista Corona. Non solo, bisogna gestire per bene la società: allora spazio a Logiudice e al tutor Improta. Il ripescaggio (che arriva per una botta di Fiorentina) suggella questo quadretto. Si festeggia una promozione dopo quasi 20 anni e l’entusiasmo trascina una squadra costruita per vincere in C2: Corona segna da ogni posizione, Briano ripescato da Gualdo (stava per ritirarsi) ripaga la fiducia con un campionato straordinario, Toledo (tesserato da Salvatore Mancuso nonostante il parere contrario dei suoi soci) balla il samba, Ferrigno diventa sindaco, Zappella (che qualche medico aveva allontanato giudicando il suo ginocchio fradicio) il muro.
Tutto bene, ma a gennaio del 2004 appare all’orizzonte il primo sosia. Al calciomercato il Catanzaro cerca una punta giovane da affiancare a Corona. Il d.s. in pectore Logiudice lo scova: Motta del Bari (nell’ultimo turno di campionato in gol con il Rimini a Brescia). Ma invece arriva il pensionante Luiso, voluto dal presidente. O più probabilmente dal suo sosia. Comunque, i danni sono minimi. Anche quando la nave traballa (Zappella spedito in panchina a L’Aquila. Sarà vero, come sostengono i soliti maligni, che i soldi erano già finiti e gli stipendi un ricordo da mesi?) Poggi e Parente non si perdono d’animo: chiamano Princi e Procopio e gli chiedono di entrare in società. I due soci futuri seguono la squadra in diverse trasferte insieme alla dirigenza (ci sono le foto) e, forse, anticipano i soldi per tutti i giocatori. A fine campionato, ottenuta la B, entrano ufficialmente in società. E i sosia? Scattano in azione presto. Parente e Poggi non vanno più d’accordo. Parente (o il sosia?) parla di persone sorprese con le mani nella marmellata (che voleva dire?) e avalla tutte le scelte di Princi, che convinto di essere il nuovo Moggi spende soldi (veri, non carta bianca) come noccioline, ma non si preoccupa di quello che sta accadendo intorno. Qualcuno (il solito sosia) ha promesso alla vecchia guardia un premio promozione che non arriverà mai. E mentre Poggi cede con il sorriso sulle labbra le quote all’amico Parente (così pare), qualcuno sostiene di aver visto il sosia al Ceravolo gioire per le sconfitte del Catanzaro (quando c’ero io…) o scendere negli spogliatoi dopo Catanzaro-Arezzo, entrare senza salutare nessuno, andare da Alfieri e baciarlo sulla guancia. Intanto la nave affonda mentre il sosia di Parente annuncia alla radio: “Non serve un direttore generale o un d.s.. Bastiamo io e il vicepresidente Princi per gestire gli acquisti. A proposito: abbiamo preso Galeoto e Ganci…”.
Nel giugno scorso la pace sembra regnare nonostante la retrocessione in C. Arriva Martino come d.g. (bene) e Parente parla di piano quinquennale. Finalmente i soci faranno i soci. Purtroppo dura poco. Rientra Poggi in società (ma non aveva venduto le quote? Mah, forse era il suo sosia), la minoranza è messa in un angolo. E i soldi per la campagna acquisti? Ci sono, tranquilli. Si aspetta solo d’avere l’ufficialità della categoria. Arriva il secondo ripescaggio (questa volta per una botta di Genoa), ma non gli acquisti. Martino si districa tra prestiti e svincolati, più il colpo Nervo (magari sono entrati i soldi della cessione di Toledo). Buso non protesta e continua a lavorare (forse è stato preso per questo…), i tifosi iniziano ad avere paura. I sosia fanno bene il loro lavoro: “Non fate i disfattisti, siamo fortissimi. La società è sana, abbiamo le potenzialità economiche per andare avanti”. Sarà, intanto i prezzi dei biglietti (bellini, sembrano quelli del cinema) aumentano, come gli abbonamenti. Lo sponsor, però, manca: Gugliemo ha detto basta. Chissà perché… Comunque, non si era mai visto una squadra di B con una rosa di 19 giocatori e solo cinque difensori. “Tranquilli, c’è la proroga”, parola di sosia. E adesso, prima della mortificante sconfitta contro l’Avellino, qualcuno in televisione ha sostenuto: “Colpa della preparazione”. Troppo, anche per un sosia.
Che dire, siamo preoccupati per i danni d’immagine avuti negli ultimi tempi da Parente e Poggi. Ma lo siamo mille volte di più per il Catanzaro.

p.s. Caro C.C.C.C se ci sei batti un colpo. O hai un sosia anche tu?

Autore

Redazione

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