LOIERO: ”La mia regione è in mano alla ‘ndrangheta, ma non mi arrendo”

”Mi sono infilato in un gioco senza vie d’uscita. Potrei dimettermi, tornarmene a Roma, lasciar perdere con questa storia, no?”. Comincia così il lungo colloquio con ”La Repubblica” del governatore della Calabria, Agazio Loiero, che, all’indomani dell’omicidio del vicepresidente del consiglio regionale calabrese, Francesco Fortugno, traccia lo scenario della criminalità organizzata nella sua regione.
”Potrei concludere – prosegue Loiero – che, vabbè, dopo vent’anni di Parlamento, l’idea di ritornare in Calabria con la speranza di favorirne il riscatto è stata un’idea bizzarra e sbagliata. Potrei concludere che questo desiderio ha innescato in me, il riflesso allucinatorio che fosse davvero possibile raddrizzare il destino di questa terra dimenticata. Può essere davvero un’opzione l’abbandono? Non lo è evidentemente. Non può esserlo”.
”Ho vinto le elezioni – spiega Loiero- con venti punti di differenza. Anche se volessi chiudere gli occhi, impaurirmi e cedere, non posso far finta di avere sulle spalle la responsabilità che mi è stata affidata”. ”Anche questa decisione, però, mi indica soltanto una strada da percorrere – afferma Loiero – Fare quel che ho detto ai calabresi di voler fare: trasformare la regione da ente erogatore di risorse in organo di indirizzo e controllo. E’ la riforma che la ‘ndrangheta non può accettare”.
”A loro volta anche gli assassini hanno una sola opzione – prosegue Loiero – Se la mutazione genetica, chiamiamola così, del potere regionale andrà avanti, dovranno uccidere ancora. Ecco allora quel che penso: ammazzeranno ancora. Ci saranno altri morti”.
”Più passano le ore – afferma Loiero riguardo l’uccisione di Fortugno – e più mi convinco che la tragedia di Franco si è consumata come una definitiva e spietata minaccia contro il tentativo di rinnovamento e moralizzazione della Regione”. ”Lo hanno ucciso nel seggio – prosegue Loiero – per dare un significato inequivocabilmente politico all’assassinio. Hanno ucciso un politico della Margherita, vicepresidente del consiglio regionale, per indicare inequivocabilmente il luogo e il partito che provoca il problema”.
”Dopo la morte di Franco, sono sempre più convinto – sottolinea Loiero – che il problema è nel trasferimento delle deleghe regionali alle province, ai comuni, alle comunità montane”. ”Entro il 31 dicembre di quest’anno – sottolinea – trasferirò le deleghe alle province e, entro il 3 giugno dell’anno prossimo, ai comuni e alla comunità montane. Non ho alternative, governo un baraccone di 4300 dipendenti. Trecento lavorano e so più o meno che cosa fanno. Degli altri quattromila non so nulla”.
”In alcuni casi – continua – non so nemmeno dove siano; in tutti i casi so che non c’è alcuna forma di controllo della loro attività, concedendo che un’attività ci sia davvero”.
”Questo è il mio problema di governo – spiega Loiero – questo, naturalmente per altri versi è il problema di governo della ‘ndrangheta che, alla vigilia degli interventi già finanziati (e molto) dal ministero dell’Economia e dall’Unione europea, si ritrova l’apparato scenico delle istituzioni, attori compresi, modificato in modo irrevocabile”.

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Redazione

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