La Striscia

Questo non è il Catanzaro. Serve una svolta

Prestazione indecorosa dei giallorossi contro il Savoia. Squadra messa male in campo, senza volontà e soprattutto senza un’idea di gioco

Catanzaro-Matera.23Punto immeritatissimo quello conquistato ieri dal Catanzaro al cospetto di un Savoia che, almeno nel primo tempo, per via della divisa bianca sembra il Real Madrid. Tremila spettatori accolgono le due squadre in campo. Un centinaio i tifosi provenienti dalla Campania che si sistemano nel settore ospiti e non credono ai loro occhi quando vedono la loro squadra giocare tutto il primo tempo nella metà campo del Catanzaro, conquistando palloni in ogni zona, passando in vantaggio e sfiorando ripetutamente il secondo goal.

Di contro un Catanzaro incerottato che, oltre alle assenze degli infortunati, deve rinunciare a Vacca e Russotto, gli uomini che in questo primo scorcio di campionato hanno dato quella vivacità in più a una squadra che non ha mantenuto le promesse della vigilia, soprattutto in tema di gioco. Sembrerà strano, perché proprio per via delle assenze bisognava inventarsi o cambiare qualcosa. Moriero, rispetto ai tifosi e agli addetti ai lavori – che come noi commentano e analizzano le vicende calcistiche del Catanzaro – ha un vantaggio: allena e conosce pregi e difetti dei suoi ragazzi sin dal primo giorno di ritiro.

Eppure tutto questo non è servito, il Catanzaro è schierato in campo con il solito modulo come se nulla fosse. Bastano pochissimi minuti per accorgersi che qualcosa non funziona, la circolazione della palla è lenta e la difficoltà a trovare compagni smarcati è impossibile per due motivi: chi non ha piedi buoni e non sa dettare i tempi di gioco, perde sempre l’attimo propizio per servire i compagni del reparto avanzato che, a loro volta, sono insufficienti sia nel dettare il passaggio sia nei movimenti senza palla.

Anche i difensori provano a supplire alle mancanze di un centrocampo che non sa manovrare, ma il risultato è lo stesso: l’imprecisione regna sovrana e sono più i palloni che finiscono sugli spalti che quelli che arrivano a destinazione di un compagno. I reparti sono lunghi e distanti fra loro, Squillace che sembra in palla, spesso e volentieri non trova a chi dare il pallone, stesso discorso vale per Daffara sull’altra corsia.

Catanzaro-Matera.25Quando Morosini e soprattutto Kamara, rientrato nella tre quarti per cercare di dare respiro alla manovra, perdono palloni innocui sulla pressione degli avversari, si capisce che la partita non è stata preparata a dovere. Il Savoia passa in vantaggio al sedicesimo e potrebbe raddoppiare e triplicare. Il pubblico è paziente, fischia la squadra al termine del primo tempo e spera in una svolta nella ripresa. Che non ci sarà.

I giallorossi entrano in campo con la stessa concezione di gioco dei primi quarantacinque minuti. In campo c’è qualche piccola variazione: si passa a una specie di 4-4-2 con Ilari più avanzato a supporto di Kamara. Il problema però è sempre lo stesso: la costruzione della manovra è assente e solo alcune incursioni di Squillace e di Pagano a destra, provocano qualche apprensione alla retroguardia di Ugolotti.

Il pareggio arriva al 19esimo su calcio di rigore. L’azione che provoca il penalty dovrebbe proprio fare meditare. Non è un’azione corale, non è un’azione frutto di un gioco. E’ semplicemente quello che il Catanzaro avrebbe dovuto fare sin dal primo minuto: pressare gli avversari su ogni pallone e portare più uomini nella metà campo avversaria. Non serviva qualità, ma semplicemente quantità, voglia e grinta, quella che ha messo Maiorano quando ha servito la palla a Kamara dell’azione del rigore.

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Il Savoia rimane in dieci per fallo da ultimo uomo, Kamara pareggia dagli undici metri e forse adesso la partita si potrebbe raddrizzare; c’è una vita da giocare e per giunta una nuova espulsione dopo dieci minuti dal pareggio dei giallorossi lascia il Savoia addirittura in nove. Giocare in superiorità di due uomini è un vantaggio che nel calcio capita raramente. Bisognerebbe fare girare la palla, allargare le maglie della difesa avversaria. Il Catanzaro ci prova, ci riesce raramente e crea qualche occasione. Dalla panchina, però, non arriva nessun segnale. I giallorossi restano in campo con i due centrali in difesa e con i due terzini, soprattutto con Daffara, che crea poco o nulla in fase di spinta, e con Barraco largo a sinistra e fuori dal gioco.

Bisognerebbe aiutare i centrocampisti che non hanno nella loro indole la costruzione della manovra, e invece l’unico cambio è quello che non cambia nulla (fra l’altro fatto a due minuti dal 90′) nello schieramento: esce Ilari che stava facendo la punta (e Kamara aveva avuto qualche vantaggio), dopo aver vagato per tutto il campo durante la partita, ed entra Martignago. La ciliegina sulla torta confezionata da Moriero è l’ingresso di Pacciardi per Morosini a un minuto dal termine.

Troppi gli errori condensati in novanta minuti, tralasciando quelli precedenti, quando con la squadra schierata con il mister, si sperava che qualcosa potesse cambiare. I campanelli d’allarme c’erano già stati nelle precedenti sfide, anche in quelle vinte con Martina e Ischia, senza parlare di quelle perse a Lamezia e col Matera e ai punti lasciati a Foggia.

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Il Vice Presidente, Ambra Cosentino, in assenza del padre, nella conferenza stampa post Ischia, aveva già esternato le perplessità che erano e sono le nostre e dei tanti tifosi, che ieri hanno prima sostenuto ma poi fischiato e contestato come meritavano tutti gli attori apparsi in campo. Nel calderone mettiamo tutti. Se il tecnico è il primo responsabile, non bisogna scaricare le colpe solo su di lui. Possono starci gli errori di un calciatore che non rende perché non è in forma o perché gioca in posizioni non adatte alle sue caratteristiche. Ma non possono starci errori elementari come quelli di Rigione che concede tre punizioni agli avversari, facendoli respirare, col Catanzaro in netta superiorità numerica.

Proprio l’esempio del centrale difensivo, che nella passata stagione insieme a Ferraro è stato uno dei migliori difensori della Lega Pro, dovrebbe fare riflettere. Potremmo assolvere Moriero per aver schierato centravanti puro Kamara che, spalle alla porta, diventa un calciatore normalissimo. E’ vero, c’è emergenza infortuna in attacco. Ma è bastato nella ripresa affiancargli Ilari (che attaccante non è) per consentire al senegalese di giocare più da seconda punta, con la faccia verso la porta, procurandosi il rigore, realizzandolo, vedendosi annullare un goal e sfiorando il palo alla sinistra del portiere con un colpo di testa.

cz_akragas13La squadra messa in campo così è in bambola. E il tecnico lo è ancor di più. Intervenire prima che sia troppo tardi è un dovere della società, così com’era un dovere del DS intervenire quando i primi segnali d’allarme erano stati più che evidenti. Bisogna agire immediatamente, perché mancano ancora 27 partite e perché il rischio di una frattura nella tifoseria è evidentissimo. Gli Ultras sono stati encomiabili, hanno sostenuto la squadra e continueranno a farlo. Anche il resto del pubblico ha sopportato lo scempio visto ieri e ha contestato apertamente solo alla fine dei novanta minuti.

Oggi, salvare la panchina di un tecnico che ha dimostrato limiti evidenti, vorrebbe dire continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto. Creando probabilmente anche una spaccatura all’interno della tifoseria che nuocerebbe ancor di più ad un ambiente stanco e deluso.

Salvatore Ferragina

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Salvatore Ferragina

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