C'era una volta...

Verona-Catanzaro. Il senso di una sconfitta

Il racconto dello spareggio del 26 giugno 1975. La serie A mancata. La morte di Carlo Maria Tallarico. La genesi del grande Catanzaro
 
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La dimensione della sconfitta è quella che forse descrive meglio ciò che ha reso davvero grande il Catanzaro degli anni ’70 e ’80.

Detta così sembra un paradosso. Le stagioni ininterrotte di serie A, i confronti alla pari con le grandi del calcio italiano, l’orgoglio di un popolo che si è riconosciuto sotto la bandiera giallorossa.

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Eppure, quella che vi stiamo per raccontare, è la cronaca di una sconfitta senza la quale probabilmente il Catanzaro sarebbe stato qualcosa di diverso.

È il 26 giugno di 41 anni fa. Campionato 1974/1975. Il primo dell’era Di Marzio. L’estate precedente sono arrivati a Catanzaro un manipolo di giovani e seconde linee, tra questi Nemo, Vichi e Ranieri dalla Roma – proprio lui, l’artefice del “miracolo” Leicester – e un certo Palanca dal Frosinone, futuro O’Rey ma in quella stagione piuttosto deludente (al di là di una rete strepitosa, in casa, contro l’Atalanta). Pensate cosa si sarebbe detto sul suo conto se fosse esistita la gogna mediatica di Internet. 

Alla fine della stagione regolare, il Catanzaro è terzo, alle spalle di Perugia e Como ma a pari merito con il Verona. Le promozioni sono tre e senza la regola della classifica avulsa c’è bisogno di disputare uno spareggio per decretare l’ultima promossa nell’Olimpo del calcio. Si gioca in campo neutro a Terni

(Di Marzio racconta la stagione 1974/1975)

Il racconto del viaggio alla volta dell’Umbria passa dai ricordi ancora vividi di Nicola, giunto da Roma dopo una notte insonne trascorsa dallo zio, e di Salvatore, costretto a viaggiare letteralmente steso su un’ambulanza (la vecchia 238 della Fiat) colma di nove persone partite da Catanzaro. Storie di un calcio diverso, semplice, sicuramente più genuino. 

La giornata però si tinge subito di nero. Prima di varcare il cancello d’ingresso, arriva alle orecchie di tutti una tragica notizia: durante il viaggio, un tifoso delle Aquile, Carlo Maria Tallarico, ha perso la vita a causa di un incidente ad un pullman proveniente dalla Calabria e che portava i tifosi al “Liberati” di Terni.

La festa sugli spalti sembra quasi inadeguata. Si respira un clima surreale. Ci saranno trentamila tifosi giallorossi. Sventolano le bandiere, centinaia, migliaia, ma nell’aria aleggia un senso di cupa tristezza.

tifosi-verona-terniI veronesi, circa duemila, occupano un piccolo spicchio. Con loro c’è Serafino, personaggio noto dell’epoca, tifoso di professione, ingaggiato da molte società per “rianimare” le tifoserie. 

La rete di Mazzanti a metà del primo tempo regalerà la vittoria agli scaligeri (e quindi la promozione in Serie A), ma sugli spalti la cosa è vissuta quasi con distacco. Come se i cuori dei tifosi fossero altrove. E così le loro menti.

Tuttavia, proprio la morte di Carlo Maria colpì tantissimo il sensibile Gianni di Marzio che anche per questo, sebbene si sentisse trattato come un “mezzo matto”, decise di rimanere e di essere il timoniere, nella stagione successiva, della “seconda volta” del Catanzaro in serie A. 

È proprio Di Marzio a raccontare quell’incredibile cavalcata conclusa in tragedia. “Il presidente forse mi prese per pazzo quando gli chiesi un premio promozione. Firmai un contratto come un qualsiasi dipendente. Guadagnavo pochissimo. Comprammo questi giovanissimi, tra cui Nemo, Vichi, Ranieri e Palanca dal Frosinone. Riuscimmo a creare una simbiosi tra pubblico, squadra e città.  Tutto questo fu determinante per farci arrivare allo spareggio in quella giornata disgraziatissima di Terni”.

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Poi c’è l’altra versione. Quella di un tifoso veronese che rivive la giornata filtrando i ricordi di bambino, troppo piccolo per capire esattamente quello che stesse accadendo, troppo grande per non confinare quelle immagini nell’ambito del mito. 

“Andare in trasferta a Terni a vedere uno spareggio, all’età di circa 10 anni, ha il sapore di una favola o di un’impresa mitica. Oggi, io non permetterei tanto ai miei figli, visto quello che accade negli stadi. Pullman zeppi di famiglie, sportine con panini al salame e aranciata al seguito, canti alpini e una serie A da giocarsi in 90′. Della partita non ricordo molto, solo che il Verona attaccava sicuro della sua maggiore classe, e che il Catanzaro non mollava di un metro, fortissimo in difesa (solo 18 reti subite in 38 gare). L’unico pericolo poteva venire dal loro pericoloso numero 11, Palanca, marcatissimo però da Gasparini. Ma quando, al 25′ Zigoni apre a Luppi che si invola sulla destra e centra per il gigantesco Mazzanti, scopro in quel momento la presenza dell’uomo giusto nel posto giusto. Stop, tunnel ad un avversario e sventola angolata irraggiungibile per l’imbattibile Pellizzaro. 1 a 0 e di nuovo serie A! Un tempo per gestire le scarse fiammate offensive del Catanzaro, privo di Spelta il suo bomber più esperto, e per tentare il raddoppio in contropiede. Poi, solo tensione per quei minuti finali che non passavano mai e l’orgoglio di dire, ancora bambino: «Io c’ero!».  

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TABELLINO DELLA PARTITA

Spareggio Terni, 26 Giugno 1975
Verona – Catanzaro  1-0 

VERONA: Porrino, Nanni (68′ Cozzi), Sirena, Busatta, Gasparini, Madde’, Luppi, Mazzanti, Vriz, Franzot, Zigoni. All.: Mascalaito

CATANZARO: Pellizzaro, Silipo, Ranieri (16′ Papa), Banelli, Maldera, Vichi, Nemo, Vignando, Piccinetti, Braca, Palanca. All.: Di Marzio

Arbitro: Gonella di Torino

Marcatore: 25′ Mazzanti

 

Francesco Panza

Autore

Salvatore Ferragina

6 Commenti

  • Io ero militare a Padova, non riuscii ad ottenere la licenza breve per scendere a Terni, seguii la partita da una radiolina su una rete Rai, isolandomi completamente nella caserma…..capii subito che vincere quello spareggio sarebbe stato impossibile, alla fine tramortito dalla delusione me ne andai a letto alle 19 senza mangiare…

  • Moriremo di nostalgia. Guardiamo avanti e prendiamo o analzziamo insieme a noi utenti dei meccanismi per far tornare tutti allo stadio. Che cosa ve ne fate degli straniero che oracolano dal divano. Se fossero tutti straniero il calcioa Catanzaro fallira’ presto.

  • Veramente era il 1975.<br />
    quel tunnel a Vichi e 400 veronesi che tifavano come un sol uomo, compatti. Mentre il resto dello stadio tutto giallorosso masticava amaro….

  • Busatta , nostro ex della prima serie A , cavallone fascia sx. Il mister Mascalaito ex centravanti gr, dalla primavera interista. Altro spessore societario..altro tessuto sociale. Aquile forza af

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