La storia negata

Un’altra occasione persa ed un’altra dimostrazione di come la sovrintendenza archeologica della Calabria, con sede a Reggio Calabria, si occupa della città capoluogo di regione.

In particolare, ci riferiamo ai lavori prospicienti alla chiesa di Sant’Omobono. Proprio in questi giorni, infatti, si erano visti operai realizzare delle tubazioni nei pressi dell’antico tempio; speravamo, considerata l’importanza del sito, che quantomeno la Sovrintendenza provvedesse a fare dei saggi conoscitivi, ma purtroppo le nostre speranze sono rimaste tali. Velocemente, come al solito, si è già provveduto a ricoprire il tutto con un bella colata di cemento, che verrà poi pavimentata, sempre con il beneplacito della Sovrintendenza. Ci chiediamo: è possibile che in tutti questi anni di lavori che si sono svolti nel nostro centro storico, non si è mai ritenuto di disporre l’effettuazione di rilievi? Possibile che la storia di questa antica e gloriosa città venga sempre negata, cancellata ed occultata? Ogni qualvolta si opera sul territorio di Catanzaro, a chi chiede ragione del disinteresse e dell’approssimazione, sentiamo dare sempre le stesse assurde giustificazioni: fretta, mancanza di fondi, scarsezza di personale. Nel frattempo il centro storico di Catanzaro, che sicuramente ancora conserva inesplorate testimonianze del passato, a dispetto di cataclismi tellurici, demolizioni e stravolgimenti urbanistici, viene completamente ignorato, alla pari di tutto il vasto territorio comunale che comprende Gagliano, S.Maria, Lido e Sansinato dove, in diverse occasioni, sono venute alla luce testimonianze di epoche storiche che consiglierebbero la necessità di sottoporre ad uno studio organico ed esaustivo il territorio catanzarese (ci vengono alla mente i numerosi ritrovamenti di lapidi sepolcrali, olle funerarie, anfore) che, ad ogni operazione di scavo, offre sempre interessanti scoperte fra cui, ultimamente, quella del 25 ottobre del 1999, nella zona della Fortuna, dove venne casualmente rinvenuta una grossa Anfora di epoca romana, subito ”rimossa”, per permettere di nuovo il transito, ed altrettanto celermente riposta in qualche deposito del parco archeologico della Roccelletta. La cosa importante o grave (secondo i punti di vista) è che sul luogo del ritrovamento non è stato realizzato nessun rilievo, e non sappiamo nemmeno se la zona è stata vincolata. Questo è solo un esempio. ma potremmo citare altri tantissimi reperti, ritrovati su tutto il territorio comunale. Evidentemente in Calabria esistono figli e figliastri, e proprio il capoluogo della regione viene penalizzato. Per quale motivo? Ci viene da pensare che non essere sede delle sovrintendenze archeologiche ed artistiche della regione possa in qualche modo penalizzare la Città capoluogo di Regione, e ci viene anche di valutare che la classe dirigente e politica catanzarese si è sempre dimostrata insensibile a queste problematiche, non riuscendo a capire che ritrovare le proprie radici storiche aumenterebbe il senso di appartenenza dei catanzaresi alla propria città ed inoltre sarebbe un occasione per creare interessi culturali e turistici. Per questo motivo, partendo proprio da Sant’Omobono, chiediamo che i lavori vengano interrotti e realizzati finalmente dei rilievi, per tentare di far riemergere delle testimonianze o delle tracce dell’antica Catanzaro.

PETRUSINU OGNI MINESTRA

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Redazione

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