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Dalla lontana America a Reggio Emilia per il Catanzaro

Scritto da Redazione

La storia di Giuseppe Totino, cuore giallorosso a 9.000 km di distanza

Dalla lontana Orlando, in Florida, fino al “Mapei Stadium” di Reggio Emilia. Sono quasi 9.000 i chilometri che separano Giuseppe Totino dalla sua squadra del cuore, il Catanzaro. Ma per chi ha il sangue giallorosso nelle vene, certe distanze non contano. Venerdì, nella delicata sfida contro il Sassuolo, sugli spalti ci sarà anche lui: tifoso vero, figlio di Catanzaro, emigrato negli Stati Uniti ma mai davvero lontano dalle Aquile.

Classe 1972, Giuseppe è cresciuto con i racconti e le emozioni della Serie A vissuta da bambino. «Mio padre mi portava allo stadio – racconta – e io assorbivo tutto: le magie di Palanca, le figurine Panini, l’atmosfera da brividi. Quei ricordi non mi hanno mai lasciato. Anzi, oggi che vivo così lontano, quella passione si è rafforzata. È come un filo invisibile che mi tiene legato alla mia terra».

Il Catanzaro, per Giuseppe, non è solo una squadra: è un pezzo di identità. «C’è un senso di orgoglio, certo. Ma anche un legame profondo con il territorio, con le persone, con la cultura di una comunità che si riconosce in quei colori. Mi auguro che questo spirito non venga mai meno, che il Catanzaro resti sempre un simbolo di coesione, passione e appartenenza».

E la passione, Giuseppe, l’ha trasmessa anche alla moglie Isabel, che italiana non è, ma che oggi canta e soffre per i colori giallorossi con lo stesso trasporto di un tifoso nato sotto il cielo del Ceravolo. È la dimostrazione che il tifo non ha confini, che l’amore per una squadra può diventare linguaggio universale.

Nella vita professionale, Totino è un affermato esperto di coaching, riconosciuto a livello internazionale e impegnato in importanti organizzazioni globali. Un professionista stimato, un punto di riferimento nel suo campo. Eppure, dietro ogni incarico prestigioso, ogni riconoscimento, batte sempre lo stesso cuore calabrese. Quello di un uomo che non ha mai dimenticato le sue radici, che porta dentro di sé l’identità fiera della sua terra, e il sogno di riscatto di una Calabria troppo spesso bistrattata e mortificata.

E quando gli chiediamo qual è il suo sogno, risponde con il cuore: «Vorrei che il Catanzaro potesse stabilmente stare ai vertici del calcio, diventare un trampolino per i giovani del nostro territorio, e un’esperienza autentica per le famiglie. Ma, più nell’immediato, sogno un tour del Catanzaro in Nord America. Vederli giocare qui, portare un pezzo di Sud Italia oltreoceano, sarebbe un’emozione unica».

Venerdì, sugli spalti, ci sarà anche Giuseppe. Nonostante la distanza. Nonostante tutto. Perché l’amore per il Catanzaro non conosce confini. E quando fischia l’arbitro, il cuore batte solo per una maglia. Quella giallorossa.

Perché puoi girare il mondo, fare carriera, parlare mille lingue… ma quando il Catanzaro entra in campo, torni sempre bambino. E torni sempre a casa.

Harp

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