Un crescendo rossiniano di emozioni (e di gioia), praticamente un campionato intero (36 giornate) condensato in novanta minuti. Alzi la mano chi non ha avuto la sensazione che la partita del Mapei Stadium sia stata la fotografia del campionato del Catanzaro con annessi giudizi e stati d’animo.
Un avvio di gara timido, quasi stentato, con le Aquile (timide) avanti adagio ed un Sassuolo che pur al piccolo trotto iniziava ad impegnare Pigliacelli (che poi diventerà Pigliatutto). Il tutto per un pareggio che non poteva bastare per via dei risultati che giungevano dagli altri campi. Il rientro dagli spogliatoi non sembrava intaccare l’inerzia del match, col Catanzaro che sembrava essere tornata la squadra (abulica) dei primi due mesi di campionato anche se dall’altra parte c’era pur sempre la capolista dei record (reduce da uno score casalingo di 13 vittorie su 14 incontri!). E via coi giudizi drastici – si badi bene – a partita in corso (sport italico preferito da tutti noi), la sensazione che la parabola post derby fosse (oggettivamente) irreversibile, insomma un cocktail di stati d’animo ed un indice puntato vuoi su Fabio Caserta, su Pietro Iemmello o su chi la faccia ce l’ha sempre messa! Al contempo, però, un interrogativo si poneva ed era pure doveroso. Come cancellare dalla memoria a breve termine di un popolo, come quello giallorosso, quanto di buono costruito nel corso dell’annata? Sarebbe bastato chiederlo a Iemmello&C. che, probabilmente, nemmeno sarebbero riusciti a trovare una sola spiegazione logica, razionale, così come non era riuscito nemmeno il ds Polito nella conferenza stampa di mercoledì.
Poi, ecco il bello del calcio. Minuto 53. Cross telecomandato di Simone Pontisso (uno di quelli che dopo il derby vinto è andato palesemente in debito d’ossigeno e di fiato) per il movimento ed il colpo di testa vincente di un altro redivivo come Tommaso Biasci. Per il bomber pisano, seconda perla di fila negli ultimi 180’ giusto per dire “ci sono anch’io” dopo una stagione oggettivamente tribolata e deludente. L’Ultima mezz’ora ci regala poi un Catanzaro ritrovato per grinta, gamba, dettami di gioco e personalità. E nel recupero ecco servito l’ottavo gol in campionato del difensore-goleador (un tempo si sarebbe scritto così), al secolo Federico Bonini, un crack per la categoria (e chapeu al ds Polito). Come dire, a togliere i mugugni ci pensa il ritrovato Biasci ed a blindare il meritatissimo traguardo quel ragazzo, di nome Bonini, dalla faccia pulita che, a suon di gol, tra dicembre e gennaio (il Brescia ne sa qualcosa), aveva proiettato nelle zone nobilissime i suoi compagni.
Come dire, si passa dai giudizi alle rivincite personali. Quel che si era detto o pensato a gara in corso (che errore non aspettare il novantesimo) viene di colpo resettato! Ed ecco il Catanzaro riconciliarsi col suo popolo ed il suo popolo riappropriarsi di quelle emozioni e di quella fierezza verso i suoi beniamini vissute sino a metà marzo. Dallo spettro, dalla paura concreta di perdere il treno play off (con annessi e connessi giudizi ed improperi ci mancherebbe, anche sacrosanti) a gonfiare il petto d’orgoglio per gli spareggi promozione conquistati con un turno d’anticipo e per il secondo anno di fila. Ce l’avessero detto dopo il primo tempo del Mapei Stadium, quando Pigiacelli era già il migliore in campo, che avremmo detto? Avremmo creduto veramente allo 0-2?
Il calcio è proprio strano, sempre pronto a smentirci ed a prenderci finanche per il culo!!! Ma ieri sera, per me, è stato e si confermato lo sport più bello!
A me è sembrato invece che la squadra attendesse il momento per colpire. Stando un po’ sulle sue anche perché il Sassuolo un po’ di timore lo incuteva. In ogni caso…bene così