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Il Südtirol di Castori

Scritto da Davide Tomaino

Due generazioni e due filosofie di gioco a confronto: Aquilani sfida il veterano della panchina

Fare calcio dove non esisteva

La storia del Fussball Club Südtirol è abbastanza recente, il club nasce nel 1995 in un’ampia conca di origine glaciale, situata tra le Alpi Orientali, e dall’idea, partorita da un gruppo di caparbi imprenditori amanti del calcio, di fondare una società che potesse riportare ai tornei professionistici l’Alto Adige dopo una fugace apparizione negli anni ‘40 con l’Associazione Calcio Bolzano.

Malgrado lo scetticismo iniziale, motivato dal fatto che bisognava scontrarsi con un territorio in cui il pallone non è mai stato rito popolare, e il fallimento delle trattative proprio con l’AC Bolzano, il gruppo rileva una piccola società rionale di Bressanone, l’SV Milland, permettendo di far nascere l’FC Südtirol Alto Adige.

Partendo dalla Promozione, in due anni il club raggiunge la serie D nel 1997 e da quel momento inizia una nuova era per la società altoatesina con l’avvento alla presidenza dell’imprenditore edile gardenese Leopold Goller che, nella stagione di serie D 1999/2000, corona il sogno iniziale dei padri fondatori di portare la provincia bolzanina nuovamente nel calcio professionistico, diventando anche il club più a nord d’Italia.

Nel 2009/10 la squadra viene promossa nel campionato di C1 e in seguito si qualifica più volte ai playoff per la serie B, sempre uscendo sconfitta (una volta per mano del Cosenza), e nell’estate del 2018 riesce ad arrivare ai quarti di Coppa Italia, eliminando Venezia e Frosinone, prima di cedere onorevolmente sul campo del Torino.

Nel 2019 si posa la prima pietra del nuovo Stadio Druso che vedrà, il 24 aprile del 2022, capitan Fink e compagni vincere il campionato di serie C con 90 punti e soltanto 9 reti al passivo.

L’anno successivo la compagine altoatesina si piazza subito al sesto posto disputando i playoff: al primo turno elimina la Reggina, ma esce al secondo contro il Bari, per miglior piazzamento in campionato.

Nelle ultime due stagioni di serie B il Südtirol riesce sempre a centrare tranquillamente la salvezza, con un dodicesimo e un decimo posto.

Un popolo due lingue

La storia del club si intreccia indissolubilmente con il tessuto sociale che lo circonda. Una gestione di impronta teutonica e dalle idee completamente innovative, come ad esempio l’assetto societario del club, unico nel panorama calcistico italiano, costituito da una public company composta per il 90% da soci e, per il restante 10%, detenuto dall’associazione sportiva dilettantistica AFC Südtirol-FCD Alto Adige, cui fanno capo le squadre giovanili del sodalizio biancorosso: questa è aperta alle affiliazioni di comuni cittadini, il che ne fa un esempio di azionariato popolare. Ma anche l’introduzione, negli anni della Lega Pro, del Salary cap, un massimale per lo stipendio dei calciatori: nessuno guadagnava più di 75/80mila euro annui.

Un progetto innovativo quindi, ma che ha dovuto fare i conti anche con il grande tema identitario: la decisione di cambiare la denominazione della società in Fussball Club, eliminando così la nomenclatura italiana e includendo nel logo quello della città di Bolzano, in lingua italiana e tedesca, suscitò risentimento nella comunità italiana e la protesta degli Eagles Supporter Bolzano, gruppo ultras organizzato nato nel 2013.

L’uomo che risolve i problemi

Fabrizio Castori di San Severino nelle Marche è l’unico allenatore italiano che ha scalato tutti i campionati della FIGC, partendo dalla terza categoria fino ad arrivare alla serie A. Malgrado due promozioni nel massimo campionato con Carpi e Salernitana, la sua specialità è quella di prendere in corsa squadre che navigano nei bassifondi della classifica di B ed ottenere l’obiettivo della salvezza (diciamo che è il Mr Wolf dei tecnici). L’ultima proprio nella scorsa stagione, con il Südtirol che a dicembre era ultimo con 13 punti.

Da sempre grande estimatore del gioco spettacolare di mostri sacri come Sacchi e Zeman, il tecnico marchigiano modella le sue squadre a immagine del suo credo, che è fatto di corsa, ritmo ed intensità, tanto da aver fatto coniare il termine, usato per la prima volta dai i tifosi del Lanciano, di “squadra castorizzata”.

Predilige un 3-5-2 che è interpretato non difensivamente, con verticalizzazioni spinte e quasi mai costruzione dal basso: la sua filosofia si basa sul fatto che la porta di riferimento è quella che hai davanti, non quella che ti viene alle spalle. I due attaccanti sono supportati sempre da una mezza punta o da una mezz’ala di squilibrio, ma la sua attenzione è sull’equilibrio che deve esserci tra la fase di possesso e quella di non possesso.

Rinnovato il contratto con gli altoatesini, il tecnico punta a una salvezza tranquilla e, perché no, a provare a rigiocare i play off. La convincente prova in Coppa Italia contro il Como fa ben sperare, malgrado un passaggio a vuoto nel finale di tempo, che ha permesso ai lombardi di rimontare la rete di svantaggio e segnarne altre due. Tra gli arrivi di questa estate alla corte di Castori c’è un nostro ex, Coulibaly, il secondo dopo il portiere lituano Adamonis. Sicuramente un attacco rinforzato dal ritorno tra i biancorossi di Emanuele Pecorino e dal camerunense Italeng, giunto in prestito dall’Atalanta U23.

Insomma una prima di campionato ostica per il Catanzaro: un confronto tra due filosofie di gioco e due generazioni. Sicuramente sarà una partita spettacolare e magari ricca di gol, come nei due precedenti al Ceravolo.

Autore

Davide Tomaino

1 Commento

  • Davide hai un po’ esagerato nella descrizione bastava soffermarsi sulla rosa attuale fatta da giganti e impostata tatticamente bene cosi’ come l’abbiamo visto in Coppa .
    Partita tosta con un Castori che non bada al bel calcio ma a come ottenere risultato con le buone o le cattive , per fortuna non gli va sempre bene e speriamo che domenica ci lasci le penne .

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