Era il 23 febbraio 1982 e sul “Militare” di Catanzaro pioveva, ma nessuno ci fece caso. Le gradinate erano stracolme: ventimila spettatori con sciarpe giallorosse e bandiere cucite in casa, padri che tenevano per mano i figli, nonni che indicavano il campo con orgoglio. In quel pomeriggio l’Italia Under 21 affrontava la Scozia nei quarti di finale dell’Europeo, ma per Catanzaro era molto di più: per la prima volta nella storia quattro calciatori giallorossi – Costanzo Celestini, Massimo Mauro, Carlo Borghi e Edi Bivi – indossavano la maglia azzurra.
Non fu una vittoria. McAvennie segnò al 37’ e la partita finì 0-1. Ma quella sconfitta non cancellò nulla. Resta l’immagine di una terra che si scoprì protagonista: non più ai margini del calcio nazionale, ma al centro della scena. Chi c’era ricorda ancora l’odore dell’erba bagnata, il rumore della pioggia confuso con i cori, l’emozione di sentire pronunciare i nomi dei nostri ragazzi accanto a quelli di Bergomi, Nela, Baresi.

Io c’ero. Bambino sugli spalti, con la pioggia negli occhi e un sogno nel cuore. Con il passare degli anni e le delusioni calcistiche credevo che non avrei più rivisto qualcosa di simile. E invece, oggi, dopo quarantatré anni, quel sogno ritorna.

Un altro calciatore giallorosso, Costantino Favasuli, classe 2004, calabrese di Africo e di proprietà del Catanzaro, è stato convocato dal CT Baldini per la Nazionale Under 21. Venerdì giocherà a La Spezia contro il Montenegro, martedì in Macedonia del Nord. Appartiene alla Generazione Z, ma il suo nome riaccende lo stesso orgoglio che oltre quarant’anni fa infiammò il “Militare”.
Oggi le Aquile sono cresciute, in campo e fuori. I media ci guardano con rispetto, gli addetti ai lavori ci considerano una piazza solida, la gente sente la squadra di nuovo vicina. Una proprietà forte e concreta ha rimesso ordine, ricostruito credibilità e ridato fiducia a una tifoseria che aveva sofferto. Ha restituito dignità al club, entusiasmo alla città e costruito una squadra che oggi attira giocatori da tutta Italia. Oggi Catanzaro è tornata ad essere una destinazione ambita: qui si viene volentieri, sapendo di trovare passione, calore e una piazza che sa riconoscere chi dà tutto.
Il Ceravolo è tornato a riempirsi ed i cori a vibrare sempre più forti. Ma la prova più vera è nelle strade: ragazzi con la maglia giallorossa che rincorrono un pallone nei vicoli, nei cortili, sul lungomare. E non solo qui: anche a Torino, Milano, Bologna, Roma, Zurigo. Figli e nipoti degli emigrati che mostrano quella maglia con orgoglio, come una bandiera che non si piega al tempo.
In passato bastava una maglia lisa e un pallone sgonfio per inseguire un sogno. Oggi ci sono anche i social e il web, dove i tifosi si ritrovano e si riconoscono, con lo stesso orgoglio di allora. Lo testimonia anche UsCatanzaro.net, diventato la memoria collettiva dei giallorossi: dal 2002 forum e notizie raccontano la squadra giorno dopo giorno, tenendo unito quel filo che lega la città agli emigrati sparsi per il mondo.
E se il Catanzaro torna a portare in azzurro un suo calciatore non è solo una coincidenza: è la conferma che questa squadra, questa città e questa terra hanno ancora molto da dire. E molto da dare.
Aspettando il 2029…
Harp
Immagine di copertina per gentile concessione dell’associazione Accademia del Calcio tratta dall’Enclopedia “Cuori Giallorossi”
Foto articolo tratta da Gazzetta dello Sport
Foto biglietto per gentile concessione di Salvatore Gregorace

