Sabato, suona la sveglia alle cinque, ma come per ogni trasferta si dorme poco la notte. L’adrenalina per il viaggio, per la partita si miscela all’emozione di ritrovare il tuo amore su di un prato verde avverso ma sempre ornato dei colori più belli del mondo, il giallo e il rosso.
Fuori è ancora notte, ma il quartiere è già popolato da gruppi di persone che hanno negli occhi la tua stessa trepidazione e al collo i tuoi stessi vessilli.
Una trasferta saltata
Stavolta, però, all’eccitazione si aggiunge il timore. Non per il risultato, non per l’ostico avversario, ma rimane troppo vivida la recente delusione che non ti ha permesso di vivere la trasferta di Genova tre giorni prima.
Un ritardo in partenza, due ore annunciate. Dai però ce la facciamo ancora, da Torino sono due ore, al massimo rischiamo di perdere le prime battute della gara. Poi le due ore diventano tre, il timore fondato è che si riesca a vedere, l’ultimo quarto d’ora, ma se ritarda ancora? Fino all’ultima chiamata si sta lì indecisi sul da farsi, anche se è chiaro che la trasferta è saltata. Un gruppo di una decina di Tipsy decide di partire comunque, senza riflettere sui tempi di percorrenza, sulle distanze. Quella partita sanno che non la vedranno mai, ma si può chiedere ad un cuore innamorato di essere ragionevole? Solo questo meriterebbe una storia a parte.
Un mare giallorosso
Arrivati all’aeroporto di Lamezia, la prima cosa è cercare con gli occhi un monitor delle partenze e degli eventuali ritardi. Tutto bene il volo è in orario, il prossimo step è l’attesa per la macchina a noleggio ci sono 280 chilometri da percorrere, anche lì tutto bene, abbiamo il tempo per consumare un panino e salutare gli amici che vivono fuori ma anche tantissimi che hai visto l’altro giorno a Catanzaro. Sono un mare stavolta in trasferta che si aggiunge al solito che riempie gli stadi del nord.
La partita, lo spettacolo dei cori, l’illusione del migliore primo tempo della stagione dei ragazzi di Aquilani e la cocente delusione del più brutto secondo tempo. Il tempo di assistere allo sfogo gridato al megafono dal portavoce degli Ultras, oltre 4.500 chilometri percorsi in quattro giorni tutti su strada ed è tempo di uscire dal Brianteo.
Non sembra Monza ma Via Paglia all’uscita dalla Capraro. Altri saluti, qualche sorriso, tanti volti scuri che commentano o che in silenzio consultano la classifica. Ma ora c’è da rientrare a casa, qualcuno ad un passo, molti altri con la fretta di prendere un treno o un aereo.
L’ora del rientro
Questa volta ci avviamo con la consapevolezza che sarà difficile che qualcun’altro con la sciarpa giallorossa ci possa accompagnare nel nostro viaggio di ritorno.
Le trasferte sono fatte di sacrifici, familiari ma anche economici. Soprattutto come quando l’amore incommensurabile ti suggerisce, anzi ti impone, di pianificare e organizzare quattro trasferte consecutive.
Allora si cercano soluzioni meno dispendiose ma più folli. La nostra è stata quella di partire da Orio al Serio, come tanti, ma di fare uno scalo a Tirana e ripartire per Lamezia Terme due ore dopo.
Tante ore in più di viaggio, alla fine saranno oltre 2000 km di volo e 280 di macchina, quattro controlli dei documenti perché l’Albania è Paese extracomunitario, il tempo passato tra file e attese.
Tempo che trascorri a commentare la partita, gli errori, a cercare di metabolizzare l’amarezza per il risultato.
Ma quando ti ferma qualcuno e ti chiede di quei vessilli che continui orgogliosamente a mostrare, tu spieghi che non siamo del Lecce, li guardi con lo sguardo del vincente e gli dici – noi tifiamo il Catanzaro –
Anche quando il poliziotto albanese, che ti controlla la carta d’identità, ti chiede il motivo del tuo viaggio e gli spieghi che è solo un transito perché sei andato in trasferta e ti guarda come se fossi un pazzo.
A casa
Torniamo in città dopo quasi ventiquattro ore in piedi, però ci sembra di essere stati via dei giorni.
Ci salutiamo, peccato poteva andare diversamente. Ma lo sanno i calciatori quanti sacrifici facciamo per sostenerli? Ma è più uno sfogo, l’unico pensiero negativo. Poi ci diciamo che ci si sente in settimana, la sosta, vabbè, ma non vediamo l’ora che si torni allo stadio. Tanto le prossime due trasferte sono già pagate.
La fede è l’atto d’amore più incondizionato che si possa esprimere. Non esiste contrappeso non esiste logica, travalica anche le emozioni del momento. Noi sosteniamo e lo faremo sempre, anche se ci costa trascorre una fredda attesa in Albania o una notte intera su di un pullman.


Tutti dicono: bisogna alzare l’asticella, bisogna alzare la tensione, a me pare invece che si sia rotta la molla e ne tecnico ne ds riescono a riparare. Occhio alla classifica.
Hanno preso Bettella dopo che si è parlato per un pò di Ferrari ex Sassuolo, ottimo centrale, 32 anni alto 1.89, esperienza da serie A che per 500 mila euro poi è andato a giocare negli Emirati Arabi Uniti. Avrebbe fatto una bella coppia con Antonini.