La notizia dell’infortunio di Davide Bettella, rimbalzata ieri su tutti i canali d’informazione, ha acceso i social più di una miccia a centrocampo. Invece di un abbraccio collettivo e di qualche “Forza Davide”, ecco spuntare la solita minoranza rumorosa — quella che al bar del web si sente commissario tecnico, fisioterapista e moralista tutto in uno.
Peccato, perché certi commenti — oltre che fuori luogo — mostrano quanto, anche nel 2025, il calcio romantico debba ancora difendersi da chi lo scambia per una rissa da tastiera.
Si dimentica, troppo in fretta, che ogni calciatore, anche quello che non ha ancora conquistato il cuore dei tifosi, è parte del patrimonio della squadra. Criticarlo in modo sterile o, peggio ancora, esultare per un suo stop fisico non è soltanto cattivo gusto: è un autogol clamoroso. E chi ama davvero il Catanzaro sa bene che in questo gioco “si vince in undici, si perde in undici e si sogna in undici”.
È vero: Bettella finora non ha brillato come una notte di stelle al Ceravolo. Ma chi mastica un minimo di calcio sa che i meccanismi difensivi si costruiscono con il tempo, come un’orchestra che ha bisogno di accordarsi nota dopo nota. Fiducia, equilibrio e sostegno sono la musica che fa girare bene la palla.
E allora, gioire per l’assenza di un proprio giocatore è come applaudire quando si buca una ruota del pullman della squadra: non c’è niente di più controproducente.
Noi, invece, siamo con Bettella. Perché crediamo in quel calcio fatto di seconde possibilità, di applausi quando qualcuno si rialza, di maglie sudate e riscatto sul campo.
E per chi ancora non l’ha capito, ci permettiamo di ricordare le parole di Umberto Eco, che più che un intellettuale in questo caso sembra un esperto di curve e social: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar, dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel.”
Una riflessione tagliente, ma sempre attuale.
Perché il calcio, quello vero, si gioca sul prato, non sotto un post.
Redazione 24


Di idioti che remano contro il bene della squadra ce ne sono troppi …. tifosi (si fa per dire…) da quarta serie