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Incubo Catanzaro

Scritto da Redazione

È crisi vera: squadra smarrita, tifosi delusi e prime forti crepe nel progetto tecnico

In una serata ideale per il calcio, allo stadio Nicola Ceravolo si sono presentati 7.953 spettatori — abbonati compresi — per assistere alla sfida che chiudeva l’ottava giornata di questa Serie B. Tra di loro, anche 66 tifosi del Padova.

Quello che doveva essere un nuovo inizio dopo la sosta, si è trasformato invece nell’ennesima prova opaca di un Catanzaro che sembra aver smarrito identità, fiducia e, soprattutto, gioco.

La prima sorpresa è arrivata con le formazioni ufficiali: confermati gli undici previsti, con Brighenti al posto dell’indisponibile Bettella. Un assetto già visto, che però nelle ultime due trasferte aveva fruttato appena un punto — contro una Sampdoria in evidente crisi — e una sconfitta senza reazione a Monza.

Eppure, Aquilani sembra aver puntato sulla continuità, forse illudendosi che alcuni spunti positivi potessero bastare. Ma la Serie B non perdona: serve ritmo, intensità, duelli vinti e un atteggiamento più concreto. Non basta il possesso sterile o l’idea estetica del gioco.

Un copione già noto

Il film già visto si è ripetuto anche stavolta: buona partenza, padronanza apparente, ma appena il Padova ha alzato il baricentro e Crisetig ha cominciato a giocare indisturbato da regista avanzato, il Catanzaro si è sciolto.

Da quel momento, i giallorossi hanno perso campo, intensità e fiducia. Nonostante la difesa schierata, il gol è arrivato, e solo un super Pigliacelli ha evitato un passivo ben più pesante: almeno tre interventi decisivi del portiere hanno tenuto in piedi un risultato che avrebbe potuto essere umiliante.

Il Padova ha fatto il minimo indispensabile per portare a casa tre punti: nulla di straordinario, ma tutto tremendamente efficace.

Modulo, interpreti e identità: serve chiarezza

Nel calcio i numeri contano poco se non sono supportati dagli interpreti giusti. La difesa a tre senza un filtro adeguato davanti è diventata un problema cronico. Petriccione è costretto a fare gli straordinari, e Pontisso non riesce a coprire entrambe le fasi: così la mediana è costantemente in inferiorità numerica.

Peggio ancora la fase di non possesso: nessuno tra Iemmello, Cisse e Oudin è in grado di aggredire o interrompere la manovra avversaria. Il pressing è assente e il centrocampo viene superato con troppa facilità.

Dopo i primi venti minuti, il Catanzaro si è spento. Il gioco è diventato lento, prevedibile, con un tocco di troppo e nessuna profondità. Gli esterni non spingevano, non aiutavano i centrocampisti e non offrivano alternative sulle fasce. Iemmello, isolato e mai servito in modo efficace, è rimasto solo a combattere tra le maglie avversarie.

I cross dalla trequarti, spesso sbilenchi e senza riferimenti reali, sono diventati l’unica — inefficace — arma offensiva. Solo Cisse ha avuto qualche spunto interessante, ma è stato presto neutralizzato e sopraffatto dalla stanchezza.

Fischi giusti dopo il sostegno

Al “Ceravolo” il pubblico ha sostenuto la squadra per tutta la partita, come sempre. Ma al fischio finale sono piovuti i primi fischi veri, figli della delusione ma anche di una prestazione ai limiti dell’indecenza.

Una contestazione contenuta, ma significativa: sotto la curva, l’invito a “tirare fuori gli attributi” è stato chiaro. Dopo tre anni di crescita, entusiasmo e compattezza, questa è la prima vera frattura emotiva tra squadra e tifoseria.

La domanda che ora va posta a società, tecnico e squadra è una sola: c’è confusione o presunzione? Alla prima si può rimediare con umiltà e lavoro. Ma la seconda, se radicata, è molto più pericolosa.

Il confronto con la scorsa stagione regge poco. Allora c’erano difficoltà iniziali, sì, ma c’era anche un gruppo rodato, un blocco solido e un tecnico capace di fare un passo indietro quando serviva: oggi, invece, il Catanzaro sembra ancora un cantiere aperto, senza un’identità chiara.

Una rosa lunga, ma …

Non aiuta nemmeno la gestione della rosa. Alcuni giocatori — come Bashi, Seha e Alesi — potevano essere girati in prestito per fare esperienza, ma sono rimasti per scelta propria o per mancanza di accordi. Fin qui, sono rimasti ai margini.

Altri, invece, come Buso, Buglio, Pandolfi e persino Liberali (arrivato tra grandi aspettative), non sembrano nemmeno parte delle rotazioni. Una situazione che rischia di diventare esplosiva se non gestita bene.

Sommando tutto, il Catanzaro sembra anche vittima di un mercato in ingresso non centrato: giocatori chiave come Scognamillo, Situm e l’infortunato Pompetti non sono stati sostituiti adeguatamente. E questo, alla lunga, pesa.

Serve una scossa

Otto giornate, zero vittorie, sei pareggi e due sconfitte. Sei punti, ma il dato potrebbe essere anche peggiore, viste le prestazioni al Ceravolo contro Sudtirol, Carrarese e Juve Stabia: per una squadra che non punta alla A, ma che deve comunque ambire alla stabilità in B, è troppo poco.

La sosta che avrebbe dovuto rigenerare la squadra, ha invece portato in superficie una crisi profonda, probabilmente la prima vera dall’inizio del ciclo vincente giallorosso.

Il tempo per invertire la rotta c’è, ma servono idee chiare, meno alibi e più umiltà. La tifoseria ha già dimostrato di esserci: ora tocca al Catanzaro rispondere, prima che il malumore diventi disaffezione.

Redazione 24

Foto Lorenzo Costa per uscatanzaro.net

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4 Commenti

  • Non si può ogni anno cambiare allenatore, vendere i migliori e cambiare una decina di giocatori per puntare su delle scommesse… è pericoloso e non ti può sempre andare bene

  • Sig. Presidente la squadra ha un gioco lento e prevedibile. Poi vi e’ molta presunzione sugli schemi da parte di qualcuno che non ha fatto mai rumore. Ora pero’ e’ necessario dare una svolta seria con il cambio di allenatore e subito. Diversamente ci sara’ l’incubo della c, tanta sofferenza e agonia. Peggio non si puo’.

  • Non siamo fenomeni ma neanche scarsi. Ce ne sono peggiori di noi. Serve un bel bagno di umiltà. L’esempio deve darlo iemmello. I rigori non fanno per lui. Lo deve ammettere e cedere il pallone a qualcuno altro. E inoltre deve parlare di meno in campo risparmiare energie mentali e concentrarsi sulla palla. Se vuole fare l’allenatore appenda le scarpette al chiodo e vada a coverciano. Anche perché i suoi gol ci servono come il pane. Quest’anno non abbiamo il bonini e il biasci di turno, se non aegna lui non segna nessuno.

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